A un anno dalla scomparsa del Cardinale che guidò la Chiesa ambrosiana dal 2002 al 2011, riproponiamo le parole pronunciate dall’allora Arcivescovo eletto al termine delle esequie celebrate in Duomo l’8 agosto
Il 5 agosto 2017 la Chiesa ambrosiana piangeva la morte del cardinale Dionigi Tettamanzi, suo Arcivescovo emerito, scomparso all’età di 83 anni a Villa Sacro Cuore di Triuggio, dove si era stabilito dal 2011 dopo avere lasciato la guida della Diocesi.
Nominato Arcivescovo di Milano da Giovanni Paolo II nel 2002 – dopo essere stato rettore del Pontificio Seminario Lombardo, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, Arcivescovo di Ancona e poi di Genova -, Tettamanzi caratterizzò il suo episcopato milanese con la grande attenzione alla famiglia (con un occhio particolare a quelle «ferite» da separazioni e divorzi), la sensibilità sociale (sua l’idea di lanciare il Fondo Famiglia Lavoro per aiutare le persone colpite dalla crisi economica e occupazionale) e la vicinanza agli ultimi (simboleggiata dalle visite ai campi rom).
Le esequie furono celebrate solennemente in Duomo l’8 agosto e furono presiedute dal cardinale Angelo Scola, successore di Tettamanzi e allora Amministratore apostolico della Diocesi dopo la nomina ad Arcivescovo di monsignor Mario Delpini (7 luglio). Al termine della celebrazione l’Arcivescovo eletto prese la parola per ringraziare i presenti e rivolgere loro l’ultima «raccomandazione» del cardinale Tettamanzi. Riproponiamo quell’intervento.
A nome del cardinale Angelo Scola e mio personale, esprimo la più sentita gratitudine a tutti. Al popolo immenso di Dio, che ha visitato la salma incessantemente in questi giorni, come sospinto da un intimo bisogno di manifestare (esprimere) affetto e di pregare. A tutti i Cardinali e i Vescovi che sono qui presenti e ai molti che hanno fatto pervenire la loro partecipazione con diversi messaggi. Presenza particolarmente significativa è quella del cardinal Ruini, con cui il cardinal Tettamanzi ha vissuto una stretta collaborazione. Esprimo la gratitudine del cardinale Scola e mia alle autorità, ai signori Sindaci, alle autorità militari e civili, a tutti coloro che qui rappresentano la società civile. Esprimo la gratitudine nostra ai fratelli delle Chiese cristiane, ai rappresentanti dell’ebraismo e delle altre religioni che sono presenti o che in tanti altri modi hanno voluto esprimere la loro partecipazione a questo momento di Chiesa. Grazie a tutti.
In verità, forse, c’è come una specie di sorpresa a sentirsi ringraziati per essere qui, perché certo ciascuno è venuto per un motivo speciale, per ricordare qualche aspetto della molteplice attività del cardinal Dionigi. Però, forse c’è una ragione più semplice e più profonda che ci ha qui radunati. Quando io ho espresso la gratitudine alla signora Marina (segretaria del cardinale Tettamanzi, ndr) per tutto quello che ha fatto per il cardinal Dionigi e in special modo per questo ultimo periodo particolarmente faticoso, la signora Marina mi ha detto: «Mah, cosa vuole… Cos’altro potevo fare? Io gli volevo bene!».
Ecco, mi pare che la ragione che ci accomuna tutti in questo tributo di preghiera e di affetto è questa: che è stato facile voler bene al cardinal Dionigi. Per il suo temperamento, il suo modo di fare, la sua saggezza, il suo sorriso, la sua prossimità alla gente comune, la sua capacità di stare con le autorità… Ecco, c’era qualcosa in lui che ha reso facile volergli bene.
E, se posso permettermi, credo che ci venga ancora un’ultima raccomandazione dal cardinal Dionigi, e vorrei farmene voce. Forse quest’oggi il cardinal Dionigi vuol dirci: «Voi siete tanti, siete bravi, avete tante qualità, o forse non avete tutte le qualità desiderabili, forse nessuno è perfetto… Però, ecco, una raccomandazione vorrei farvi: cercate di fare in modo che sia facile volervi bene».