Alle 16 a Casa Betania a Seveso l'Arcivescovo presiede la cerimonia d'apertura della fase diocesana della causa del religioso camilliano, «profeta della carità» per il promotore di giustizia don Marco Gianola, «santo nella semplicità» secondo la postulatrice Francesca Consolini
di Annamaria
BRACCINI
«È molto importante proporre nel suo giusto valore la figura di fratel Ettore, con quella carità profetica che seppe vedere nel povero e nell’“ultimo degli ultimi” sempre e solo il volto sofferente di Cristo. Questa è stata la sua grande intuizione». A parlare così di fratel Ettore Boschini, con un entusiasmo che non si nasconde, è don Marco Gianola, collaboratore del Servizio diocesano per le Cause dei Santi e promotore di giustizia della Causa di beatificazione e canonizzazione del sacerdote camilliano, la cui fase diocesana verrà aperta ufficialmente dall’arcivescovo Delpini martedì 19 dicembre, alle 16, presso Casa Betania delle Beatitudini – Opera Fratel Ettore a Seveso, in corso Isonzo 90 .
È significativo che il Rito di apertura del Processo avvenga nel luogo in cui continua l’opera di fratel Ettore…
Certo. Casa Betania è un poco la Casa madre, dove oggi operano sorella Teresa Martino e altre sorelle che hanno consacrato la loro vita al Signore dedicandola per intero ai poveri. Inoltre fratel Ettore riposa lì, nella bellissima cappella da lui voluta rispecchiando quella delle apparizioni di Fatima, costruita in modo sobrio, ma con un’intuizione grande.
Come si svolgerà il Rito martedì pomeriggio?
Sarà un momento solenne e, insieme, semplice, alla presenza di monsignor Delpini (nella sua veste anche di primo giudice) e della Commissione d’inchiesta costituita fondamentalmente da tre sacerdoti incaricati a nome dell’Arcivescovo stesso: il delegato episcopale e responsabile del Servizio diocesano per le Cause dei Santi monsignor Ennio Apeciti (in arrivo appositamente da Roma), il sottoscritto e don Simone Lucca, notaio che vergherà il verbale della Sessione. Con loro la postulatrice, la storica Francesca Consolini. Si inizierà con un momento di preghiera, il saluto di monsignor Delpini e l’ascolto della Parola di Dio, a partire da alcuni brani biblici scelti e legati in modo particolare alla carità come la parabola del Buon Samaritano. Poi l’Arcivescovo pronuncerà l’omelia. In questo clima di preghiera e raccoglimento si svolgerà il momento del giuramento, in cui ci sarà l’atto solenne di apertura: dovranno giurare l’Arcivescovo e la Commissione d’inchiesta.
Attualmente in Diocesi sono in corso Processi che stanno avviandosi a felice soluzione?
Ci sono, ma non possiamo rendere noti pubblicamente i dettagli. Comunque a livello diocesano stiamo vagliando più di tre Cause. Inoltre, vi sono tutti gli altri Processi che sono in fase romana e in attesa.
Parole a cui fa eco la storica Francesca Consolini, postulatrice della Causa – come di molte altre -, che ricorda: «Fratel Ettore appartiene alla mia storia personale fin da quando ero ragazza perché, abitando nella zona della Stazione Centrale, ne sentivo parlare come del “santo dei barboni”. Lo vedevo anche arrivare in Duomo con la tradizionale statua della Madonna issata sulla sua macchina. Non mi sono stupita quando, già alcuni anni fa, si è messo in moto l’iter per avviare la Causa. Nella mia carriera di postulatrice ho incontrato molti candidati alla santità, tutti con un loro particolare carisma; ma posso dire che fratel Ettore è stato un eroe della carità senza complicazioni teologiche, come tanti Santi della carità. Penso a Santa Teresa, alla quale fratel Ettore assomiglia: Santi semplici, che pensavano a come accogliere senza preoccuparsi troppo del domani, affidandosi alla Provvidenza; che hanno servito in prima persona senza chiedersi se qualcuno li avrebbe aiutati; che partivano dalle parole di Gesù che anche noi faremmo bene a rileggere più spesso: “Avevo fame, ero nudo, ero malato, ero carcerato e mi avete accolto”. Fratel Ettore vi ha aggiunto: “Ero ubriaco, sbandato, sporco, puzzavo…, ma anche dietro a questi fratelli ci sono io, Gesù”».