Il giornalista e scrittore commenta le parole dell'Arcivescovo: «La gentilezza è una peculiarità del buon cittadino, mentre la fierezza deve essere accompagnata dalla responsabilità. Durante la pandemia non ci eravamo resi conto di alcune sofferenze e solitudini. Milano sia aperta al futuro e agli altri, come ha sempre fatto»

di Annamaria Braccini

povertà

«La gentilezza è la virtù dell’essere cortesi, dell’essere attenti al prossimo, ed è una caratteristica della milanesità. Siamo stati accusati spesso di essere arroganti, distanti, orgogliosi dei primati della nostra città, e credo che abbia fatto benissimo l’Arcivescovo a ricordarci che la gentilezza è una delle peculiarità non solo dell’agire cristiano, ma anche dell’agire del buon cittadino. Gentilezza però vuole dire anche fermezza: non è arrendevolezza, non è perdita d’identità, è un modo diverso, autentico, di affermare quello che si è, andando incontro agli altri». Ferruccio de Bortoli, notissimo giornalista e scrittore, già direttore del Corriere della Sera e del Sole24ore, non ha dubbi: il titolo del Discorso alla Città, «Con gentilezza… Virtù e stile per il bene comune», è particolarmente significativo.

Perché?
Viviamo in un’epoca di individualismo – l’Arcivescovo parla anche di suscettibilità -, nella quale tutti i desideri si trasformano in diritti. Questa non è una società giusta e nemmeno ha un futuro, perché ai diritti si accompagnano i doveri, compreso quello di essere parte di una comunità. Pensiamo alla vicenda delle vaccinazioni, che ha confuso due concetti di libertà estremamente diversi: una libertà individuale – quella del «sono libero di fare ciò che voglio anche indipendentemente dal bene comune» – e la vera libertà dell’individuo che vive dentro la comunità.

Infatti l’Arcivescovo dice che la nostra società «ha bisogno di abitare i territori del’umano e di lasciarsi interpellare dagli ultimi della fila»…
Ci siamo accorti, specialmente durante la pandemia, che in una città solidale e aperta come Milano non ci eravamo resi conto di alcune sofferenze e solitudini. Il richiamo di monsignor Delpini è a una cittadinanza piena, quella di chi non è soltanto assistito, ma anche accompagnato: una persona che si sente parte di una comunità, con i propri diritti e i propri doveri. Io dico sempre che il livello di civiltà si misura da come siamo attenti alle povertà.

Ferruccio de Bortoli

Ferruccio de Bortoli

Un’altra delle parole-chiave del Discorso è «fierezza». Come va intesa perche non sconfini nell’autoreferenzialità?
La fierezza deve essere accompagnata dalla responsabilità, altrimenti sarebbe semplicemente l’esibizione di se stessi, l’arrogante presunzione di essere superiori agli altri, difetto dal quale, come milanesi, non siamo sempre stati immuni. In inglese esiste il termine accountability, cioè essere responsabili di come si spende e si investe. Credo che la responsabilità debba essere vista soprattutto nei confronti delle prossime generazioni, perché viviamo una fase nella quale siamo stati egoisti, avendo privilegiato il presente sul futuro. La responsabilità di un amministratore, allora, è pensare al domani, non consumare tutto nel presente, e pensare al prossimo, anche quello che ora non c’è.

Questo ha a che fare con la lungimiranza, un altro dei punti-cardine del Discorso?
Nella loro storia i milanesi hanno avuto sempre grande lungimiranza: anche quando la città era molto più povera, non sono mancate le grandi istituzioni della solidarietà, cattoliche e laiche, come i Martinitt, le Stelline, l’Istituto dei Ciechi… Realtà nate in una Milano che guardava al futuro, alla salute pubblica, coniugando la cura alla cittadinanza, perché nella cura ha riconosciuto la dignità della persona.

I nostri politici sono lungimiranti?
La mia risposta immediata è no. Purtroppo. Se penso che Angela Merkel, nel suo periodo di Cancelleria, ha incontrato ben 8 nostri Presidenti del Consiglio (tutti maschi, tra l’altro), non si può dire che ci siano gestioni che abbiano potuto programmare al di là dell’immediato. Questo porta a privilegiare delle scelte di consenso non sempre lungimiranti, anzi, spesso non lo sono. La storia di Milano – interessante notare, per esempio, che la metropolitana, pensata già all’inizio del Novecento, fu avversata negli anni Sessanta perché ritenuta “da sinistra” un trasporto per ricchi – mostra che le nostre scelte sono lungimiranti nella modernità. La nostra è ancora la città cuore del progresso scientifico, della tecnologia, che attrae i giovani. Milano sia aperta al futuro e agli altri, come ha sempre dimostrato accogliendo tutti.

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