Riflessione sul «dramma tremendo» che ha colpito Turchia e Siria, «enigma che sgomenta e sconcerta, ma che ci provoca a dire e fare qualcosa». Appello alla preghiera e alla generosità. In allegato testimonianze dai due Paesi

di monsignor Mario DELPINI
Arcivescovo di Milano

Terremoto Turchia 2023 Foto Caritas Turchia

Il dramma tremendo del terremoto, la tragedia di tante morti, la visione impressionante di distruzioni catastrofiche irrompono nelle nostre vite e nelle nostre parole come un enigma che lascia sgomenti e sconcertati.

Le sofferenze di tante persone bussano alle nostre porte e non ci consentono di restare paralizzati, ci provocano a dire qualche cosa, a fare qualche cosa, anche se siamo così inadeguati.

Eppure noi continuiamo a confidare in Dio, a innalzare preghiere e lacrime perché coloro ai quali la violenza della natura ha tolto la vita, incontrino l’abbraccio paterno che introduce alla consolazione e alla vita beata in comunione con Lui.

Eppure noi continuiamo ad ascoltare la voce di Gesù che ci chiama a condividere i suoi sentimenti di compassione, a costruire nuovi rapporti di fraternità, a riconoscere l’importanza anche del gesto minimo: avevo fame… avevo sete… ero malato: quello che fate per uno di questi piccoli l’avete fatto a me.

Eppure noi continuiamo a invocare lo Spirito che illumina le menti.

La provocazione del dolore innocente sarà una commozione che convocherà tutte le persone di buona volontà, tutte le religioni, tutte le sensibilità a offrire la consolazione invocata?

L’urgenza di portare soccorso convincerà gli avversari a stringersi la mano, gli indifferenti a forme inedite di generosità?

L’invocazione di aiuto sarà la voce che potrà finalmente convincere a trasformare le armi di distruzione in mezzi per la ricostruzione? Si potrà comprendere a che cosa servano l’efficienza organizzativa, la disponibilità di soldi e di beni, le competenze in ogni disciplina?

Il momento orribile e la desolazione angosciante stanno davanti a noi e provocano la nostra fede, la nostra intelligenza e la nostra sensibilità.

Lo Spirito di Dio ci insegna a pregare, ci dà ragioni per la generosità sollecitata da molti, ci induce a parlare, a sperare, a pretendere che una nuova solidarietà unisca i popoli, a lasciarci istruire da una nuova sapienza che orienti a pensieri di pace.

Lo Spirito di Dio infonda un intenso timor di Dio che provochi nell’umanità tutta la vergogna per la follia della guerra, per il puntiglio delle contrapposizioni e per la stupidità dello sperpero.

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