«È l'inizio di un cammino - sottolinea Francesca Viganò, 19enne di Giussano, che la consegnerà all'Arcivescovo nella Redditio Symboli -. Anche noi giovani siamo testimoni, come i missionari: da educatrice dei preadolescenti, la mia missione è riportarli all'oratorio dopo il Covid»
di Claudio
URBANO
La proposta della Regola di vita è arrivata alla fine del cammino dei diciottenni, «ma per noi questa non è tanto la fine, quanto l’inizio di un cammino, un punto di partenza per la nostra vita. La cosa bella è che in questo percorso non siamo mai stati soli». Parla al plurale, Francesca Viganò, diciannovenne di Giussano, pensando agli educatori e ai tanti suoi amici che come lei hanno scelto di scrivere la propria Regola di vita, per poi consegnarla nelle mani dell’Arcivescovo durante la prossima Redditio Symboli.
Come avviene per ciascuno, anche per Francesca la rilettura della propria fede si fonde con le attese per gli anni che ha di fronte, nutrite dall’entusiasmo di chi, nel passaggio all’università – dove ha appena iniziato Psicologia – e al mondo dei giovani, intraprende una nuova strada: «Nella mia Regola ho fatto riferimento al passo del Vangelo di Luca in cui Gesù dice a Pietro: “Prendi il largo e non temere”. Per me il senso è non lasciarsi fermare dalle ansie, dalle paure; a volte mi lascio bloccare da tutto questo, ma “prendi il largo” significa continuare un cammino, non fermarsi mai. Voglio che la mia Regola di vita sia come un costante promemoria, per prendere il largo nonostante tutto».
Quest’anno la celebrazione della Redditio Symboli precede di poche ore la Veglia missionaria diocesana: un mandato verrà consegnato anche ai giovani, con l’invito a testimoniare la propria fede. «Per me e per i miei coetanei – spiega Francesca – la missione si traduce nel servizio che facciamo per l’oratorio. Io ho iniziato a fare l’educatrice dei preadolescenti, e con gli amici che presentano la Regola di vita vorremmo riportare i ragazzi all’oratorio, dopo questo periodo di Covid: essere animatori è un po’ anche essere testimoni, mettendosi all’opera, di ciò che ci è stato dato dalla Chiesa».
«Mi piace – riflette Francesca – il fatto che la fede sia qualcosa di concreto; in effetti è anche un modo di vivere il rapporto con gli altri e quello che ci succede. Nella mia Regola ho fatto riferimento a una frase detta dal Papa durante il periodo di lockdown: volgere al bene tutto ciò che ci capita, anche le cose brutte. Mi ha colpito, perché attraverso la nostra fede ci affidiamo, appunto, anche nei momenti di negatività, nei momenti difficili. Come ho detto all’inizio, per me la fede diventa continuamente qualcosa che mi permette di non lasciarmi bloccare dalle difficoltà, ma di continuare ad andare avanti».