Tra quanti riceveranno il mandato in Duomo nella Veglia missionaria di sabato 27 ottobre, don Carlo Doneda (in partenza come “fidei donum” per l’isola centramericana) e i coniugi Guerra con la piccola Matilde, destinati a San Paolo
di Luisa
Bove
Dopo l’esperienza di coadiutore in tre oratori e di parroco a San Luca, ora don Carlo Doneda si prepara a partire in missione. «L’idea nacque dal Giubileo dei preti, quando il cardinale Scola chiese la disponibilità per Cuba – racconta -. Dopo dieci anni in parrocchia avevo appena dato la disponibilità a essere spostato in un’altra comunità; allora tornai dall’Arcivescovo a dire che ero disponibile anche come fidei donum». Dopo qualche mese monsignor Mario Delpini informato don Carlo di non aver inviato ancora nessuno a Cuba e gli chiese se confermava la sua disponibilità. Doneda non ha esitato e sabato 27 ottobre, alla Veglia diocesana in Duomo, riceverà il crocifisso: partirà il 1° novembre per raggiungere i tre fidei donum già a Santiago.
«Intanto ho seguito il corso di formazione al Cum (Centro unitario per la cooperazione missionaria, ndr) dove ho conosciuto un prete di Bergamo che andrà nella diocesi vicina, quella di Guantánamo – spiega -. Parto con spirito di ubbidienza che per me è sempre stata fondamentale. In tutte le parrocchie in cui mi hanno mandato mi sono trovato bene. Ringrazio per aver vissuto esperienze positive e per la buona accoglienza che ho sempre ricevuto dalla gente: credo di aver fatto quanto era nelle mie capacità. Adesso attendo questa nuova esperienza più “missionaria”: andrò in una realtà piccola, con famiglie da visitare, non certo grande come una parrocchia di Milano».
Tra i partenti c’è anche la famiglia Guerra di Cinisello Balsamo. Andrea, Chiara e la piccola Matilde di 10 mesi prenderanno il volo in primavera per raggiungere San Paolo, in Brasile. Non è la prima volta che partono per il Sud del mondo: già prima di sposarsi (2013) avevano vissuto diverse esperienze. «Sia io, sia Andrea – racconta Chiara -, siamo andati in Amazzonia nel 2004 con il gruppo giovani della nostra parrocchia di Sant’Ambrogio. Poi siamo sempre rimasti in contatto con i missionari perché uno zio di Andrea è padre del Pime e tre anni dopo lo ha raggiunto in Cambogia. In seguito ha portato anche me. Poi ci sono tornata per motivi di lavoro: sono ricercatrice universitaria in economia e ho tenuto un breve corso estivo per gli studenti; inoltre mi sono occupata di un progetto, sempre legando la professione con lo spirito della missione».
Alla fine Chiara e Andrea hanno deciso di iniziare un percorso formativo con l’Associazione laici Pime e ora attendono il giorno della partenza. A San Paolo saranno ospiti presso la casa regionale dei padri, perché impegnati per 4 mesi nello studio della lingua. «Poi troveremo un’abitazione solo per noi, oppure più grande per accogliere anche altre famiglie o giovani che vogliono vivere un’esperienza di missione». Opereranno per una Ong legata al Pime che coordina una decina di centri di aggregazione giovanile (6-14 anni): «Andrea, che è giornalista, gestirà la comunicazione, un sito web e altro che attualmente non esiste; io invece mi occuperò della raccolta dati dell’utenza, 700 ragazzi con le loro famiglie, per capire quali servizi possono essere offerti». Saranno impegnati anche con i missionari del Pime, ma devono ancora definire compiti e ruoli.
«Partiamo sapendo che ci aspetta qualcosa di bello e di grande – commenta Chiara -. Siamo entusiasti della partenza, ma lasciamo Cinisello a fatica perché, tra casa e lavoro, qui stiamo proprio bene. Non è una partenza per scappare da una situazione e vivere una nuova esperienza. In realtà non ci piace neppure parlare di “esperienza”, perché non è una parentesi, ma un passaggio del nostro essere famiglia in un’ottica missionaria».