Il responsabile diocesano dell’Apostolato Biblico presenta la convocazione in Duomo con l’Arcivescovo e ne sottolinea l’importanza, diversi anni dopo i precedenti voluti dai cardinali Martini e Tettamanzi

di Annamaria BRACCINI

Don Matteo Crimella
Don Matteo Crimella

Una celebrazione dedicata alla Parola di Dio, proposta in Duomo nella prima domenica di Quaresima, alla quale sono invitati i Gruppi di ascolto di tutta la Diocesi. Perché questa scelta da parte dell’arcivescovo Delpini? A spiegarlo è don Matteo Crimella, responsabile della Sezione Apostolato Biblico: «Erano anni che l’Arcivescovo non convocava più tutti i partecipanti ai Gruppi di ascolto della Parola. L’ultima occasione fu nel 2010, allorché il cardinale Dionigi Tettamanzi riunì, sempre in Duomo, i Gruppi in occasione della consegna del cosiddetto “Strumento base”, contenente le linee fondamentali relative alla scelta pastorale operata dalla nostra Chiesa con i Gruppi stessi. Tornando ancora più indietro, occorre risalire al 1997, quando fu il cardinale Martini a convocare i Gruppi, da poco tempo affidati all’Azione Cattolica».

Un appuntamento di alto significato, quindi…
È davvero un evento perché, come detto, si colloca dopo anni e perché vuole essere un momento in cui tutti i partecipanti “si guarderanno in faccia”. L’esperienza di Ascolto della Parola è molto diffusa, ma non sappiamo precisamente quanti siano i Gruppi nel territorio diocesano. Una cosa, però, è certa: ogni anno oltre 12 mila copie dei libretti che accompagnano l’itinerario diocesano vengono acquistati, e certamente utilizzati, da persone che si incontrano regolarmente intorno alle Scritture.

Come si svolgerà la Celebrazione?
Dopo un mio saluto iniziale e l’invocazione dello Spirito, ascolteremo una pagina del Vangelo di Giovanni (capitolo 12, 20-24). Seguiranno gli interventi di un animatore – che introdurrà e illustrerà il contesto del brano scelto -, di un giovane, di una coppia di sposi e di persona anziana, che offriranno le loro risonanze. Infine, prenderà la parola l’Arcivescovo.

In questi ultimi anni, in cui si è approfondito il cammino dei Gruppi con giornate di riflessione e anche con una sorta di censimento, ha notato una maggiore vivacità?
Registriamo due fenomeni complessi e apparentemente contrari. Da una parte, il dato più macroscopico è che i Gruppi invecchiano, essendosi formati magari 30, 20 o 15 anni fa, in occasione delle missioni popolari dei Padri Oblati di Rho. Questo è un trend che si osserva incontrando gli animatori e ascoltando i parroci. Poi, c’è l’altro fenomeno: nascono nuove realtà, ma rimane uno sbilanciamento, perché i nuovi Gruppi non riescono a coprire il numero di quelli che vengono meno.

Qual è l’identikit di chi prende parte a tali aggregazioni?
Solitamente sono giovani-adulti, donne e uomini che hanno compiuto gli itinerari formativi delle nostre comunità, come giovani sposi e famiglie. Ciò, in particolare, fa ben sperare perché esistono alcuni Gruppi che, di fatto, sono gruppi familiari.

Sono già previsti prossimi incontri di formazione?
L’organizzazione dei Gruppi è abbastanza complessa. Sostanzialmente, in tutta la Diocesi, ci sono luoghi dove gli animatori vengono aiutati e guidati nell’approfondire le schede proposte. Questo è un lavoro notevole perché tali luoghi sono 13 e, per ciascuno, si realizzano 6 o 7 incontri all’anno. Il lavoro è proprio quello non solo di aiutare gli animatori a entrare nella complessità e nella bellezza dei testi, ma anche, qualche volta, nel dare loro coraggio.

 

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