Lockdown e quarantene non hanno risparmiato il catechismo, ma hanno accresciuto la sensibilità dei ragazzi e stimolato la creatività delle catechiste. Tre di loro parlano in vista dell’incontro di San Siro: «Un’esperienza che lascia il segno»
di Claudio
Urbano
Segnando il completamento dell’iniziazione cristiana, per i ragazzi che la riceveranno nelle prossime settimane la Cresima sarà anche una porta aperta su una nuova dimensione della fede, da vivere insieme alla comunità. Una prima scelta verso il mondo dei grandi, un passaggio non scontato, ma forse quest’anno ancor più desiderato, dopo il lungo periodo segnato da lockdown e quarantene, che non hanno risparmiato il catechismo.
Domande profonde
Nonostante gli ostacoli, alla Cresima i ragazzi non arrivano impreparati. Proprio come a scuola, per molti anche gli incontri di catechismo sono continuati online, grazie alla creatività delle catechiste. Lo conferma Silvana Pravettoni, coordinatrice del catechismo nella parrocchia Santi Martiri a Legnano: «Abbiamo usato spesso video interattivi, dove erano i ragazzi stessi a dover intervenire. Così agli incontri, anche da remoto, i ragazzi sono sempre stati fedeli». E negli incontri degli ultimi mesi in preparazione alla Cresima, «le domande sulla fede, sul modello dell’incontro con Gesù di Nicodemo, sono state di una profondità incredibile, forse anche per il lungo periodo di fatica che i più piccoli hanno vissuto», riporta Katia Berghella, ausiliaria diocesana che segue il catechismo a Opera. Una sensibilità – prosegue Berghella – che i cresimandi hanno mostrato anche nelle lettere scritte a padrini e madrine che li accompagneranno al sacramento.
Se una delle chiavi è stata la scelta di mantenere la continuità degli incontri, unitamente «alla proposta di alcuni momenti di preghiera tutti insieme – sottolinea Pravettoni – per abituare i ragazzi a vivere una Chiesa-comunità», l’invito a momenti che uniscono in un solo pomeriggio il catechismo e la vita di tutti i giorni è la formula a cui hanno pensato diverse parrocchie per i ragazzi delle medie. Laura Deveronico, formatrice diocesana e catechista nella comunità San Cristoforo di Gallarate, spiega che anche nella sua parrocchia i ragazzi sanno che possono trovarsi in settimana, subito dopo la scuola, in un pomeriggio che inizia con una pizza e prosegue con il catechismo e il tempo per il gioco. Stessa formula a Legnano, con gli educatori che danno una mano anche per i compiti.
A contatto con i più grandi
Un’altra occasione di contatto con i più grandi sarà sicuramente l’oratorio estivo, insieme alle vacanze: a Gallarate, per esempio, i bambini di quarta e quinta elementare le vivono insieme ai loro compagni più grandi, di prima media. C’è poi l’incontro con la Chiesa degli adulti: a Legnano i cresimandi hanno conosciuto le attività della Caritas, l’esperienza di una catechista in Congo e quella della cooperativa sociale della parrocchia Santi Martiri, «per mostrare che, in futuro, anche loro potranno fare delle scelte», sottolinea Pravettoni.
«L’importante è essere pronti ad accogliere i ragazzi e fare loro proposte interessanti», sottolinea Deveronico, che scherza: «I giochi e le uscite, però, li lascio organizzare a chi è più giovane di me! E anche la giornata di San Siro per noi catechiste è una faticaccia…», ammette. Ma la catechista rilancia: «Ai ragazzi e ai genitori dico: abbiate fiducia, venite. Perché l’esperienza di San Siro è sempre qualcosa di coinvolgente, che lascia un segno. Entrare in uno stadio e trovare così tante persone della stessa età che si sono mosse, che sono in cammino, fa nascere delle domande. Comunque, suscita sempre meraviglia».