Sul sito della parrocchia di San Michele Arcangelo raccolti quotidianamente pensieri, riflessioni e disegni di bambini, ragazzi e adulti
di Silvio
MENGOTTO
«Noi cristiani, che viviamo un momento particolarmente segnato dall’interruzione delle attività e dall’impossibilità di partecipare alle celebrazioni» siamo invitati a usare «bene questo tempo in sovrabbondanza». Il suggerimento dell’Arcivescovo è stato raccolto nella parrocchia milanese di San Michele Arcangelo e trasformato in una straordinaria occasione per condividere, attraverso il sito parrocchiale, i pensieri e le riflessioni raccolte tra i bambini e le loro famiglie. Questo per dare un senso a un tempo “sospeso”, vissuto in una realtà inedita, con una modalità che, grazie alla comunicazione online, non conosce confini fisici e barriere di isolamento o di contenimento. All’appello della parrocchia hanno risposto la 15enne Sara, la piccola Giulia, Lucia (responsabile della Scuola dell’infanzia e dell’Asilo nido) e Riccardo, universitario.
Abitudini rivoluzionate
L’invisibile (virus) si è reso visibile trasformando le abitudini quotidiane in pochissime ore. «Come tutti gli studenti sono rimasta a casa da scuola – scrive Sara –. Stare lontana dagli amici, dalle persone a cui voglio bene, non è bello! Ci sentiamo intrappolati e quello che prima ci sembrava scontato, come prendere la metropolitana per andare a scuola o al lavoro, ora non lo è più. Teniamo duro, però, torneremo a essere forti». La fantasia esplode nel disegno di Giulia, che si raffigura vestita con un meraviglioso abito blu e una lunghissima treccia. Scrive che è dispiaciuta per le persone contagiate dal Coronavirus ma, saggiamente, ci invita a lavare le mani. Senza mezzi termini, in una nuvoletta, intima al Coronavirus di arrendersi.
Anche la Scuola dell’Infanzia e l’Asilo nido non si sono fermati del tutto. Lucia, la coordinatrice, in collaborazione con tutte le maestre, ha inviato telematicamente ai genitori alcuni video che permettessero ai bambini di continuare a vivere l’esperienza educativo-didattica e la loro relazione con le educatrici.
Tra i consigli per contrastare il Coronavirus c’è quello di non scambiarsi abbracci e strette di mano: come non pensare al “segno di pace” a cui siamo invitati durante la Messa? «In un viaggio in India ho fatto una interessante scoperta, che il Coronavirus mi ha riportato alla memoria – dice Riccardo -. Nella cultura indiana, più antica di quella occidentale, il saluto è accompagnato dal gesto di giungere le mani al petto, pronunciando la parola Namastè, che significa: “Mi inchino e saluto lo spirito divino che alberga in te”. Un segno di umiltà e di riconoscimento di una comune fratellanza. Sant’Agostino dice: “Non andare fuori, rientra in te stesso: è nel profondo dell’uomo che risiede la Verità”. Penso che non sia fuori luogo l’assonanza “allo spirito divino che alberga in te”».
Sulla porta di un’abitazione è affisso un cartello bianco con un cuore rosso a palloncino. Tutti i passanti leggono questo messaggio: “A un metro per starti vicino. Cosa c’è in un metro di distanza? C’è una stretta di mano / C’è buon senso / C’è l’amore di chi ci ama / C’è l’amore di chi amiamo / C’è il conforto di un abbraccio / C’è un mondo che sorride / C’è la speranza di restare vicini. Vicini, a un metro di distanza. Andrà tutto bene”.