È l’auspicio espresso dall’Arcivescovo nell’incontro con gli sportivi, ai quali ha consegnato la sua lettera annuale. Accesa la Torcia degli Oratori che accompagnerà il cammino verso i Giochi del 2026

L'Arcivescovo accende la fiaccola (Agenzia Fotogramma)
L'Arcivescovo accende la fiaccola (Agenzia Fotogramma)

di Annamaria Braccini

«La Diocesi, la città, diventino come un villaggio olimpico, in cui tutti sono benvenuti e chiamati a esprimere la loro eccellenza, un laboratorio di pace dove si trovano atleti che si stimano, perché ciascuno di coloro che abitano qui si sentano parte di un’unica grande impresa. A questo prepariamo Milano, la Lombardia, l’Europa, perché ci sia pace tra i popoli. Buon cammino».

«Orasport on fire tour» e la Torcia degli Oratori

Non è un impegno da poco, quello che l’Arcivescovo lascia idealmente ai tanti ragazzini, adolescenti, giovani entusiasti che vivono ogni giorno lo sport di base e ai loro educatori e allenatori. Uno sport che è anzitutto strumento di crescita e di educazione, come testimoniano la serata in cui l’Arcivescovo incontra alcuni di loro – con tante testimonianze di campioni attenti ai valori di impegno, solidarietà di gruppo, crescita complessiva e armonica della persona -, sia il luogo dell’evento: il grande Centro sportivo “Sandro Pertini” di Cornaredo (Mi), da un anno (e per i prossimi 15) gestito dal Comune (che ne è il proprietario) in sinergia con il Csi Milano e Us Acli provinciale, con l’idea di farne una sorta di Coverciano educativo.

È qui che l’Arcivescovo incontra gli sportivi, dando inizio ufficialmente alla stagione associativa, consegnando ai ragazzi la sua tradizionale lettera sullo sport – che quest’anno ha come tema l’eccellenza (leggi qui) -, e accendendo la “Torcia degli Oratori” in vista dell’appuntamento di Milano Cortina 2026. Torcia che riporta i colori delle sette Zone pastorali e una banda attraverso il fusto, su cui sono incise alcune parole che qualificano il senso dello sport secondo lo spirito olimpico. Assai evocativo anche il cosiddetto bicchiere della torcia, con le guglie del Duomo che diventano le montagne di Cortina.

Tutto per sottolineare il cammino di «Orasport on fire tour» che toccherà l’intero territorio diocesano, non solo con la presenza itinerante della fiaccola nei 63 Decanati, ma anche con tante iniziative, puntando la sua attenzione – dopo l’eccellenza -, nei prossimi due anni su altri due valori fondamentali dello spirito olimpico: la solidarietà e il rispetto. Particolarmente interessante la promozione di un concorso, promosso tra i ragazzi degli oratori e delle scuole primarie e secondarie, per realizzare video su come tradurre l’eccellenza nella vita di ogni giorno. Chi vince potrà visitare il Museo del Cio a Losanna (info, materiali e contributi: www.orasport.net).

Accolto dall’assessore allo sport di Cornaredo Fabio Meazza, dal presidente del Csi Milano Massimo Achini e della Us Acli Milano Domenico Lupatini, dai sacerdoti, l’Arcivescovo è accompagnato da don Mario Antonelli, vicario episcopale per l’Educazione e la Celebrazione della Fede, e da don Stefano Guidi, responsabile del Servizio per l’Oratorio e lo Sport e direttore della Fom, che conduce la serata.

È don Antonelli, in apertura, a riflettere su cosa significhi per lui l’eccellenza, attraverso due storie – quella di un ragazzino che per poco non riuscì a superare un test di ammissione a una serie di eccellenza del calcio, e quella di Igor Cassina, ineguagliato ginnasta, oro ad Atene nel 2004 – e tre parole, inizianti per P: «“Promessa”: allenatori, siate rabdomanti del talento. “Passione” verso il possibile, mettendoci anima e corpo, patendo i nostri limiti. “Perdita” che non è mai la semplice sconfitta. Un’eccellenza così ha profumo di Vangelo», conclude.

Le testimonianze dei campioni

È la volta poi delle testimonianze. Inizia Samuele Vignato, giovanissimo calciatore di serie A, dal 2021 in forza al Monza: «Lo sport è tutto per me e lo consiglio a tutti i ragazzi della mia età. Eccellenza significa dedizione e non mollare mai, facendo tanti sacrifici».

Paolo Porto, pallavolista della Powervolley Milano, con già alcune presenze nella Nazionale maggiore e marcatore di altissimo livello, aggiunge: «L’emozione che mi dà lo sport e lo stare con i compagni è unica. L’importante è divertirsi e fare esperienze. Eccellenza è cooperazione, perché la squadra è una grande famiglia specie quando bisogna uscire tutti insieme dai momenti brutti».

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Simone Barlaam, nuotatore con un palmarès ricco di medaglie, tra cui un oro, 2 argenti e un bronzo alle Paralimpiadi di Tokyo 2020, 13 volte campione del mondo, con semplicità racconta cosa possa essere una vita che inizia in salita: «Ci sono momenti belli, come Tokyo, perché ha sancito per me la fine di un periodo molto buio e un obiettivo che mi ero preposto. L’eccellenza è arrivare a superare i propri limiti, che vuol dire essere al 100% in qualsiasi ambito e quotidianamente. Ci vogliono testa e cuore». Riccardo Cardani, atleta paralimpico di snowboardcross, che si sta preparando per i Giochi del 2026, scandisce: «Il talento è necessario, ma non basta. Essere atleta è una mentalità, più che un fisico, perché la mente umana fa grandissime cose e spinge il nostro corpo. È la mente che rende la persona un vero professionista, nonostante il dolore e le fatiche. Se hai testa e sai dove vuoi arrivare, certamente ce la farai».  

Dai giovani a chi ha i capelli bianchi, ma rimane un’icona indimenticabile, come il cestista Pierluigi Marzorati. L’idea di eccellenza non cambia: «Vincere una medaglia d’argento all’Olimpiade o l’oro agli Europei fu un’emozione, ma capita a pochi. Eppure tutti possono fare sport. Non dobbiamo buttare via i talenti, valorizzandoli ogni giorno, migliorandoci singolarmente e come team. Aggiungerei una quarta “P”: essere performanti, lavorando per essere sempre migliori, rimettendosi in gioco, anche a 70 anni. Abbiamo davanti tre anni per arrivare a Cortina, facciamo cose insieme, con una catena di impegno comune».

Dopo tanti applausi e momenti di animazione curati dalla Fom, è l’Arcivescovo a suggellare l’atteso appuntamento.    

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Mettere a frutto i propri talenti 

«Ho ammirazione e immensa gratitudine per chi ha cura che lo sport sia dentro un impegno educativo. È impressionante la dedizione di coloro che vi aiutano a fare sport, dovete ringraziarli», dice rivolto direttamente ai ragazzi assiepati sugli spalti. «Vi lancio anche la sfida di comprendere cosa i cristiani, che sono originali, intendano per eccellenza. Per questo ho scritto la lettera, per dare una risposta. Anzi tre: primo, mettere a frutto il proprio talento con il massimo dell’impegno. Non dovete arrivare per forza primi, ma l’eccellenza è fare sempre del proprio meglio, è la realizzazione della propria vocazione. Il talento non è una dote, ma una chiamata». 

Secondo: «L’eccellenza cristiana è plurale, perché significa apprezzare gli altri e gli impegni che ognuno ha, per cui c’è lo sport, ma anche la famiglia, la scuola e la generosità. Terzo: eccellenza è certo chi vince, perché ha raggiunto una meta, ma il cristiano si rallegra di aver vinto, non di battere gli altri».

Infine, l’auspicio espresso al “Pertini” e scritto anche nella lettera: «Ci affascina l’idea che la città prenda il volto di un villaggio olimpico abitato da persone così diverse eppure così apprezzabili, perché si distinguono per l’eccellenza con cui contribuiscono alla bellezza del convivere».

La fiaccola accesa illumina la serata di Cornaredo

Infine, l’accensione della torcia, al centro del campo, e la sua consegna a don Daniele Battaglion e al gruppo dei ragazzi di Cornaredo, la preghiera e la benedizione da parte dell’Arcivescovo. 

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