Vaccino, tampone negativo o guarigione da meno di 6 mesi per chi svolge i servizi pastorali più a rischio di contagio. Riprendono le processioni con il popolo. Il Vicario generale: «La cura per la salvezza delle anime non può prescindere dal tutelare la salute dei corpi»
Per svolgere alcuni servizi pastorali caratterizzati da un particolare rischio di contagio da Covid, sacerdoti e operatori pastorali dovranno aver ricevuto almeno una dose del vaccino, o in alternativa essere guariti dall’infezione da non più di 6 mesi o aver effettuato un tampone che ha dato esito negativo nelle 48 ore precedenti. Lo stabilisce un decreto promulgato oggi dal Vicario generale della Diocesi di Milano, monsignor Franco Agnesi.
Le attività per le quali è richiesto il rispetto di tali misure sono la visita degli ammalati (salvo i casi di persone in punto di morte), la distribuzione della Comunione, gli incontri di catechismo, le attività educative e didattiche gestite dalle parrocchie, i cori parrocchiali. Al rispetto di tali norme sono quindi tenuti i ministri ordinati (vescovi, presbiteri e diaconi), gli accoliti e i ministri straordinari della Comunione, i catechisti, i coristi e i cantori maggiorenni, gli educatori maggiorenni degli oratori, gli operatori maggiorenni di doposcuola, scuole di italiano e di qualsiasi attività didattica o educativa gestite dalle parrocchie.
Come precisato da una nota esplicativa dell’Avvocatura della Curia, non sono previste specifiche misure di verifica. Alle persone interessate dal provvedimento – esclusi i sacerdoti – verrà chiesto di firmare un’autodichiarazione. «Ai ministri ordinati non è richiesto di assumere questo specifico impegno in forma scritta avendo già un particolare dovere di obbedienza in virtù del vincolo dell’Ordinazione».
«La cura per la salvezza delle anime non può prescindere dall’impegno di tutelare la salute dei corpi – spiega monsignor Franco Agnesi nel decreto -: anche in questo tempo di emergenza la Chiesa ha sempre continuato ad annunciare il Vangelo, celebrare i Sacramenti e aiutare i poveri adottando adeguati protocolli in grado di prevenire infezioni da SARS-CoV-2. Compito della comunità cristiana è adottare tutte le misure necessarie a ridurre quanto più possibile il rischio del contagio, sempre nel rispetto della libertà dei singoli».
Il decreto – che cita alcuni interventi di papa Francesco e del presidente della Repubblica Sergio Mattarella sul tema dei vaccini – traduce le linee guida per prevenire il rischio di diffusione del virus indicate dalla Presidenza della Conferenza episcopale italiana in una nota pubblicata il 7 settembre. Queste nuove norme entreranno in vigore dal 20 settembre.
Diffusa anche una nota dello stesso Vicario generale relativa alle processioni religiose: «L’aggravarsi della situazione sanitaria – ricorda la nota – aveva reso necessaria una nuova modalità, più restrittiva, per lo svolgimento delle processioni, specificata nel Decreto del 1° settembre 2020. L’attuale andamento della pandemia e i nuovi metodi per contrastarla suggeriscono di poter riprendere le processioni con la partecipazione del popolo durante l’intero tragitto».
In tutto il territorio della Diocesi potranno dunque riprendere le processioni con la partecipazione dei fedeli, nel rispetto delle misure anti-Covid: in particolare, si sottolinea, i partecipanti «manterranno sempre la distanza interpersonale di almeno un metro e indosseranno sempre la mascherina anche se il percorso sarà interamente all’aperto». La nota sulle processioni religiose è in vigore da oggi.
In allegato i documenti citati