Gli impianti geotermico e fotovoltaico consentono ai Santi Vito e Modesto di Civate di riscaldare alcuni edifici e di ricavare tra i 1200 e i 1500 euro ogni due mesi per l’elettricità immessa nella rete. Anche per questo la comunità lecchese ha potuto rinunciare ai fondi Covid della Cei per lasciarli a realtà più bisognose
di Claudio
URBANO
«Tra offerte e candele, raccogliamo tra i 350 e i 500 euro a settimana: prima del Covid erano circa 1200. In un paese di cinquemila abitanti, con le regole del distanziamento e la possibilità di seguire le celebrazioni anche da casa, era inevitabile», ammette don Gianni De Micheli, parroco di Civate (Lc). Tra le conseguenze indirette della pandemia c’è stato inevitabilmente anche un calo nella partecipazione alle Messe, che ha portato con sé anche una riduzione delle entrate per le parrocchie.
In rete col territorio
Calo che non ha risparmiato neanche la comunità dei Santi Vito e Modesto, su cui veglia la splendida abbazia romanica di San Pietro. Eppure la parrocchia di don Gianni è tra quelle che hanno rinunciato ai fondi erogati dalla Cei alla Diocesi per far fronte a questa emergenza: «Abbiamo ritenuto che la situazione fosse sufficientemente grave per lasciare maggiore spazio alle realtà più in difficoltà – spiega -; considerata anche la collaborazione già in atto con il Comune, abbiamo previsto di poter affrontare la situazione con le energie che già ci sono, dando comunque ascolto a tutti i bisogni della comunità».
Una collaborazione virtuosa: coordinandosi con gli assistenti sociali dell’Amministrazione, la Caritas parrocchiale gestisce direttamente i sussidi pubblici legati all’emergenza Covid, indirizzandoli alle famiglie in difficoltà: «Da 20 erano diventate 60. Ora sono una trentina, ma il tema è sempre il lavoro» scandisce il parroco, che non a caso si adopera pure per mettere in relazione le aziende che offrono lavoro con chi lo cerca, passando anche per le agenzie di formazione sul territorio. Ormai da dieci anni, poi, seguendo l’invito del cardinale Tettamanzi i parrocchiani raccolgono 10 euro al mese, alimentando così il fondo Caritas.
L’asso nella manica
La parrocchia ha però anche un altro asso nella manica. L’investimento fatto in passato su due impianti di energia rinnovabile (uno geotermico, l’altro fotovoltaico) consente di riscaldare alcuni edifici parrocchiali, ma non solo: «Ogni due mesi riceviamo da GSE (l’agenzia statale che incentiva l’installazione di questi impianti, ndr) tra i 1200 e i 1500 euro per l’elettricità che immettiamo nella rete, e questo ci dà sicuramente un po’ di respiro. Certo, il calo delle entrate si sente, e ci chiede di essere parsimoniosi», ammette il parroco. «Per gli interventi futuri – conclude don Gianni con una metafora a tono – sappiamo che dovremo trovare qualche energia alternativa».