Daniele Ferrari, amministratore del Gruppo d’Acquisto Diocesano: «Su questo progetto diamo informazione e supporto, confrontandoci con il mercato possiamo dire la nostra». Inviata una lettera con un form da compilare entro il 26 aprile
di Annamaria
Braccini
Le Comunità energetiche rinnovabili, ormai notissime con l’acronimo Cer. Una questione, quella che le riguarda, che potrebbe sembrare apparentemente lontana dai campi di azione della Chiesa, ma che invece vede la Diocesi di Milano impegnata da tempo in termini di riflessione e di progettualità. Così come si è reso evidente nel convegno, svoltosi nell’ottobre scorso in Arcivescovado, nel quale si è parlato di sostenibilità ambientale ed energetica e di comunità (leggi qui).
Così, in questi giorni, ai parroci ambrosiani è arrivata una lettera del Gad, il Gruppo d’Acquisto della Diocesi, proprio dedicata alle Cer (con un form da compilare entro il 26 aprile, leggi qui). A spiegarne il senso l’amministratore unico del Gad Daniele Ferrari, che specifica: «Gli obiettivi sono due: il primo, fondamentale, intende informare i parroci su tutto quello che oggi si sta muovendo relativamente a tale tema».
E poi?
Inoltre abbiamo voluto rendere noto che siamo disponibili a supportare i sacerdoti in questo progetto, comunque di carattere nazionale e sul quale le nostre realtà possono essere sicuramente coinvolte. Rispettando, in questo, ciò che tutti desideriamo, per un utilizzo diverso delle fonti energetiche, come chiede anche papa Francesco nella Laudato si’.
Anche in questo caso è cruciale la sinergia tra parrocchie e realtà collegate, che il Gad promuove come sua mission...
Direi che è indispensabile. Ormai nel Gad siamo arrivati all’adesione di quasi 900 parrocchie, quindi a numeri importanti sul territorio, per un totale di oltre 1100 realtà connesse complessivamente nel perimetro diocesano. Dunque, confrontandoci con il mercato, possiamo dire la nostra.
Le Comunità energetiche rinnovabili riguardano un progetto di lungo termine. Avete tuttavia qualcosa in campo già operativo?
Sì, ci stiamo lavorando da diversi mesi. È giusto dire che un progetto di Comunità energetica – per cui si prevede la realizzazione di un ente giuridico per la Comunità stessa – dura 20 anni, e non può essere sviluppato in 15 giorni. Noi ci siamo già portati avanti sull’ipotesi di realizzare alcuni progetti-pilota che coinvolgono in parte parrocchie e in parte terreni parrocchiali per mettere in concretezza l’esempio delle Cer. Il problema è anche che, per ora, mancano i decreti attuativi dello Stato su queste Comunità energetiche.
I decreti erano attesi per marzo 2022, c’è ancora speranza?
La speranza è l’ultima a morire, però diciamo che li stiamo aspettando tutti. Abbiamo già delle idee più integrate rispetto a quelle iniziali, però fino a quando non ci sono, nero su bianco, i decreti non possiamo avere la certezza di capire come muoverci. Con la lettera abbiamo chiesto informazioni a tutte le parrocchie, proprio perché, in questa fase, ci sarebbero veramente di grande aiuto nella lettura del territorio e nel comprendere sempre meglio le nostre realtà.
In questi progetti entra anche il Pnrr?
In questo momento il Pnrr è connesso all’agrifotovoltaico, che è sicuramente un comparto interessante, ma più orientato sulla logica dei terreni che su quella dei tetti (pensiamo, invece, all’utilizzo dei pannelli per le Cer) e, quindi, direi che sono due cose disgiunte.
Cosa possono fare ora i parroci?
Nell’arco di poco tempo hanno risposto oltre 100 realtà e questo è decisamente rincuorante. Abbiamo ricevuto anche molte chiamate e stanno arrivando le risposte: ai parroci chiediamo semplicemente di compilare un form di cui diamo indicazione nella missiva. Così potremmo ottenere alcune informazioni di base per poter iniziare ad applicare dei ragionamenti, anche nuovi, al contesto e rispetto al territorio, magari, di alcune singole realtà o di reti che colleghino presenze vicine. L’invito per tutti è di rispondere in questa fase iniziale che è comunque solida, significativa e che potrà aprire un grande futuro.
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