Una formula inedita caratterizza la Quattro giorni 2020. Sabato 19 settembre l’incontro con l’Arcivescovo. Monsignor Costabile, responsabile diocesano per la catechesi, spiega i temi trattati e invita «ad avere il coraggio di mettersi in gioco»
di Luisa
BOVE
Si svolgerà per la prima volta online, tra il 10 e il 23 settembre, la tradizionale Quattro giorni Comunità educanti promossa dal Servizio per la catechesi della Diocesi per l’anno pastorale 2020-21. Il titolo – «Il seme e la terra» – è molto evocativo, come spiega il responsabile diocesano monsignor Antonio Costabile: «Con questo tema vogliamo mettere al centro il legame profondo tra la terra e il seme secondo la parabola evangelica del seminatore. In particolare vogliamo mettere a fuoco quella dimensione fondamentale del cammino di iniziazione cristiana che è il vissuto dei ragazzi».
I contenuti saranno presentati e scanditi in diverse tappe?
Sì, abbiamo in programma tre incontri che saranno ripetuti tre volte per dare a tutti la possibilità di partecipare online, non più in presenza nelle diverse sedi, ma attraverso una piattaforma. Il confronto è tra la Parola di Dio e il vissuto dei ragazzi. Nella prima relazione (“Le abbaglianti sorprese”) si affronterà il tema dal punto di vista pedagogico dando alcune indicazioni preziose per aiutare a leggere il vissuto dei ragazzi. L’adulto, quindi, sarà chiamato a mettersi in gioco cercando di svestirsi da ciò che può fare da filtro nella lettura, per riuscire invece a interpretare con maggior libertà di mente e di cuore ciò che emerge nella vita quotidiana e nelle relazioni dei ragazzi perché possano aprirsi al mistero stesso della vita.
Una ripartenza in salita nelle modalità a causa del Covid-19, ma non nei contenuti e soprattutto per il desiderio di incontrarsi e di poter camminare ancora insieme…
In effetti la prima relazione vuole anche aiutare a capire cosa hanno vissuto in questo periodo i ragazzi con le loro famiglie: questa situazione chiede di essere riletta e compresa alla luce del cammino che si riprende in presenza, per quanto sarà possibile. Quindi l’attenzione prioritaria che i catechisti devono avere è quella dell’ascolto e del dialogo con i ragazzi, prima ancora di avviare il cammino catechetico in senso stretto. Questo infatti favorisce la dinamica di rilettura di ciò che comunque il buon Dio ci fa vivere attraverso esperienze a volte anche di fatica, sofferenza, prova e disagio.
Le altre due tappe su cosa punteranno?
La seconda si intitola “La soglia dell’armadio”, un’immagine poetica tratta da un romanzo. Nella catechesi abbiamo la narrazione, il racconto, fatto anche di linguaggio evocativo con una molteplicità di immagini e di riferimenti letterari. Si tratta di creare una piattaforma di immaginazione, rilettura e rigenerazione del vissuto alla luce del testo biblico. Nel percorso abbiamo elaborato testi di carattere narrativo che possono portare i ragazzi all’immedesimazione.
E poi?
L’ultima tappa “L’eco e la voce” è quella di accompagnare i ragazzi attraverso altre dimensioni della vita cristiana e dell’annuncio, penso in particolare alla vita di comunità e soprattutto al momento sintetico del celebrare per immergersi nel mistero. Le catechiste potranno cogliere come il vissuto sia costantemente messo in evidenza e intrecciato con le altre dinamiche della vita cristiana.
In questo tempo segnato ancora dalla diffusione del coronavirus cosa si sente di dire alle catechiste di oggi?
A tal proposito voglio ricordare che ci sarà un quarto incontro in Duomo con l’Arcivescovo sabato 19 settembre nel pomeriggio. Sarà quello l’invito ad avere il coraggio di mettersi in gioco, con se stessi e nella relazione con i ragazzi (e con le loro famiglie), con la passione di poterli incontrare pur con tutte le cautele e precauzioni necessarie, ma con quella disponibilità del cuore che sicuramente sarà motivo di gioia. Non solo per loro, ma anche per i ragazzi che potranno ritrovarsi e riprendere insieme il cammino di introduzione alla vita cristiana.