Testimonianze raccolte tra sacerdoti, religiosi e seminaristi che in settemila hanno gremito le navate del Duomo per la celebrazione dell’Ora Terza con Benedetto XVI
di Ylenia SPINELLI
Un fortissimo segno di comunione ecclesiale, quello rappresentato dalla celebrazione dell’Ora Terza in occasione della quale Benedetto XVI ha voluto incontrare in Duomo, la chiesa madre della Diocesi, la grande famiglia dei consacrati ambrosiani. In 7 mila tra sacerdoti, diaconi, seminaristi, religiosi, religiose e – eccezionalmente – anche le monache di clausura, hanno gremito le navate della cattedrale.
Solenni melodie, eseguite magistralmente dalla Cappella musicale del Duomo, e lunghi applausi hanno accolto l’ingresso del Santo Papa. Poi, dopo la genuflessione davanti all’altare maggiore, è sceso il silenzio.
«Mi ha colpito molto questo fatto – confessa padre Alberto Caccaro del Pime – un gesto semplice che metaforicamente zittisce le chiacchiere inutili di questi tempi e invita al raccoglimento nella preghiera, indispensabile nella nostra vita».
«Per noi che viviamo di preghiera – ha detto fratel Luca Fallica, priore della comunità monastica di Dumenza – è stato significativo il fatto che il Papa abbia ricordato che “il mistero della Chiesa nella sua espressione più alta è rappresentato dalla preghiera liturgica” e che “l’ufficio divino prolunga nella giornata il mistero dell’Eucaristia”. È importante allora recuperare l’annuncio del Vangelo attraverso la preghiera».
Riservando la recita dell’Ora Terza ai ministri ordinati e alle religiose, il Papa ha voluto valorizzare la loro particolare scelta di vita a servizio del Signore, così, cercando di raggiungerli tutti con il suo sguardo paterno ha detto: «Guardate al futuro con fiducia, contando sulla fedeltà di Dio che non mancherà mai».
La commozione delle claustrali
Parole che hanno rincuorato soprattutto i seminaristi presenti e i candidati al sacerdozio, che proprio tra una settimana riceveranno il sacramento dell’ordine. «Il Papa ci ha confermati e incoraggiati sulla strada che stiamo percorrendo», ha detto Stefano Sormani di terza teologia. E Luca Rosania, futuro prete novello:«Le parole di Benedetto XVI hanno rinnovato la nostra gioia e il nostro entusiasmo nello spendere la nostra vita per Gesù. Sicuramente sabato prossimo, al momento dell’ordinazione, risuoneranno nei nostri cuori».
Anche suor Alice Cereda, canossiana, conferma: «Le parole del Papa sono sempre un importante richiamo a rinnovare il nostro entusiasmo di persone consacrate, anche se gli anni passano e nonostante le difficoltà della vita».
Grande commozione hanno provato le claustrali, qualcuna, presa dall’entusiasmo, ha anche tirato fuori il telefonino per scattare foto al Santo Padre. «Abbiamo vissuto qualcosa di grande questa mattina in Duomo – dice Madre Maria Silvia, superiora del monastero della Visitazione, nel cuore di Milano -, c’era tra noi il vicario di Cristo e il nostro cuore batteva all’unisono con Lui». E aggiunge: «Siamo state eccezionalmente autorizzate a lasciare il monastero, ma posso assicurare che nella preghiera, vissuta insieme a tante altre suore e preti, ci siamo sentite come a casa».
Don Cristiano Passoni, padre spirituale dei seminaristi del biennio teologico, dice: «Abbiamo vissuto un momento di profonda comunione, che ci ha richiamati alla centralità di Cristo. Il Papa ci ha ricordato che unità della vita in Cristo, amore della Chiesa e bene del mondo sono tre cose che non vanno separate».
Il Papa ha poi invitato tutti a rafforzare la testimonianza «per mostrare al mondo la bellezza della donazione a Cristo e alla Chiesa». «Ci ha ricordato l’urgenza della missione – conclude padre Caccaro, da poco ritornato dalla Cambogia, dove ha vissuto per dieci anni – e che vale la pena andare fino agli estremi confini della terra portando la medesima comunione e il medesimo amore di Cristo».