Il percorso sulla legalità ideato dalla comunità di San Vittore d’intesa con la città prosegue il 3 marzo con don Maurizio Patriciello, prete nella “terra dei fuochi”. Ne parla il parroco don Gianluigi Frova
di Claudio
URBANO
Sarà un prete “anticamorra” a tenere la predicazione quaresimale a Rho il prossimo 3 marzo: la comunità ha invitato don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano (Caserta), in quella che è conosciuta come la “terra dei fuochi”. Alle 21 nella chiesa di San Vittore il sacerdote – che da diversi anni è sotto scorta per le sue denunce contro la criminalità e lo spaccio di droga – prenderà spunto dalle parole di Isaia in un incontro dal titolo «Consolate, consolate il mio popolo (ferito dalla camorra)», mentre, nella mattinata, incontrerà i ragazzi delle scuole.
Venerdì scorso, invece, è stata la volta di don Massimo Mapelli e dei ragazzi della Libera Masseria di Cisliano: giovani italiani e minori stranieri (ospiti della comunità «Una casa anche per te», guidata sempre da don Massimo) che insieme hanno fatto rivivere questa grande villa con piscina e parco di 10 mila metri quadri nel piccolo Comune appena a ovest di Milano: ora luogo di incontri sulla legalità e di accoglienza per famiglie sotto sfratto, fino al 2010 la Masseria era stata un ristorante, ma soprattutto la base delle famiglie di ‘ndrangheta Valle-Lampada, che così si erano stabilite alle porte del capoluogo. «Li abbiamo invitati perché, oltre a essere vicina a noi, la Masseria è una realtà dove sono protagonisti i giovani, e sono proprio loro i primi da coinvolgere sui temi della legalità», spiega don Gianluigi Frova, parroco di San Vittore a Rho.
Gli arresti di novembre
In effetti questi incontri non nascono per caso: proprio a Rho, a fine novembre, 49 arresti hanno smantellato il clan della famiglia Bandiera: una “locale” di ‘ndrangheta che si stava ricostituendo, hanno verificato gli inquirenti, dopo la grande operazione antimafia eseguita nel 2010.
Non sono passati tantissimi anni da quando anche esponenti delle istituzioni dicevano che a Milano non c’è la mafia. Ora la consapevolezza è diversa, anche se certamente la presenza della criminalità non si vede alla luce del sole. «Il cittadino comune sapeva della presenza della criminalità, ma il livello di allarme era a zero», sintetizza don Frova. Dunque, al momento degli arresti, la sorpresa è stata forte, e ha fatto precipitare, tutto a un tratto, la consapevolezza della situazione. Anche perché, ricorda il parroco, alcuni degli arrestati erano tra le normali conoscenze in città: «Alcuni li aiutavamo alla Caritas».
L’incontro con il Pm Dolci
D’altra parte la scoperta di una rete di criminalità radicata sul territorio non ha trovato una comunità impreparata. Proprio pochi giorni prima degli arresti il Comune aveva invitato per un incontro pubblico a Rho Alessandra Dolci, coordinatrice delle indagini antimafia della procura di Milano. «E anche noi, come comunità cristiana, seguendo il sSnodo avevamo deciso di guardare di più al territorio, di essere una “Chiesa in uscita”», ricorda don Frova: gli incontri di questi giorni sono dunque la naturale conseguenza di questa scelta.
Un impegno che, sottolinea con gioia il parroco, è di tutta la comunità: c’è la collaborazione tra Amministrazione e realtà ecclesiale per un percorso condiviso sui temi della legalità. E c’è il coinvolgimento di tutti i soggetti della comunità cristiana: da Comunione e liberazione all’Azione cattolica, agli Scout.
Don Frova assicura dunque che agli incontri di questi giorni seguiranno altre iniziative. Perché di fronte alla criminalità ci sia occasione per dire con chiarezza “sì, sì; no, no”; e perché «i cittadini rhodensi meritano di sentire parole evangeliche sulla legalità».
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