L’ha proposta l’Arcivescovo incontrando le guide del Gitec, che gli hanno espresso gratitudine per l’attenzione dimostrata e manifestato alcune difficoltà del settore
di Massimo
Pavanello
Responsabile del Servizio diocesano per il Turismo
In Lombardia sono circa duemila. Quattrocento solo a Milano. Centosessanta di queste sono iscritte a Gitec, l’associazione di categoria di Confcommercio – Milano, Lodi, Monza e Brianza. Il board del sodalizio, insieme ad alcuni affiliati, ha incontrato monsignor Mario Delpini.
Le guide turistiche si sono raccontate, offrendo disponibilità di collaborazione, ringraziando per quanto la Diocesi sta facendo nei loro confronti e confidando schiettamente anche alcune difficoltà.
In ordine alla sintonia operativa, che data da tempo, è stato ricordato il corso pluriennale di turismo religioso organizzato dalla Chiesa locale; la lettera che i Vescovi lombardi – nel pieno della pandemia – hanno inviato a questo mondo; un messaggio estivo rivolto proprio alle guide; l’aiuto offerto dal Fondo Famiglia Lavoro e Fondo San Giuseppe ad alcuni soggetti di questa categoria.
Culto e cultura
Monsignor Luca Bressan – Vicario episcopale di settore, presente anch’egli all’incontro insieme a don Umberto Bordoni, coordinatore del citato corso accademico – si è soffermato sull’importanza del binomio culto/cultura. «I nostri luoghi sono certamente anche luoghi di cultura – ha detto -. E questo taglio non può essere accantonato da noi. La domanda che ci arriva è quindi pertinente: come aiutare a leggere il motivo di fede che ha originato gli edifici e che continua ad abitarli? Chiedercelo insieme fa bene alle guide turistiche e alla Chiesa». Per poi aggiungere: «L’agenzia Duomo viaggi si sta attrezzando proprio per divenire riferimento anche per l’incoming diocesano di turismo religioso. Serve pazienza e agilità».
I problemi: l’accoglienza e l’abusivismo
La delegazione dei professionisti – guidata dalla presidente Valeria Gerli – ha interloquito, descrivendo la propria attività. All’esterno è rivolta ad accompagnare i turisti e a offrire momenti di educazione artistica, ad esempio alle scuole; all’interno ha come compito la tutela sindacale e la proposta di formazione di qualità per gli associati.
Circa il focus dell’incontro in essere, la presidente ha esplicitato con garbo: «Noi campiamo del nostro lavoro. Siamo punto di incontro tra visitatore e luogo. Ci è chiesta anche la risoluzione di problemi concreti legati alle visite. La maggior parte del patrimonio artistico è di natura religiosa. Per questo siamo qui a chiedere una mano, in particolare per semplificare i processi di accoglienza. Per veicolare una cultura del sì nei nostri confronti».
Sulla piazza ci sono casi eclatanti di concorrenza sleale. C’è l’abusivismo smaccato, che è compito della legge reprimere. Ma c’è anche – ha ricordato Gerli – «l’attività di cosiddetti accompagnatori volontari, organizzati attorno ad alcuni siti religiosi. Non contestiamo la bontà delle intenzioni, apprezzabili in alcune chiese minori, ma non quando alterano il mercato ed escludono le guide in modo esclusivo e sistematico. Anche perché, come detto, tanti di noi frequentano da anni corsi di turismo religioso, gestiti direttamente dalla Diocesi, e quindi sono capaci di specifica lettura dei luoghi».
Settimane “mirate”
Monsignor Delpini, ha ripreso i singoli capitoli citati, raggruppandoli sotto la categoria della alleanza tra la comunità cristiana e il turismo: «Ci sono difficoltà specifiche, come voi avete ricordato – ha detto -. Sia perché c’è una frammentarietà oggettiva dei siti (chiese, biblioteche, proprietà della Diocesi, di ordini religiosi…), sia perché ogni responsabile ecclesiale rischia di diventare unico criterio per le visite. In questo dovremmo affrontare almeno la questione delle procedure standard e semplificare la burocrazia. Dobbiamo trovare equilibrio tra culto e cultura. Ciò chiede, da parte nostra, di affrontare l’argomento con i responsabili ecclesiali. Non è benevolenza. È un nostro compito nei vostri riguardi».
L’idea di alleanza richiama anche quella di reciprocità. Per questo il Vescovo ha chiesto alla delegazione di «aiutarci nella promozione delle visite. Non fermandosi solo ai luoghi più noti, che rischiano di mortificare la ricchezza del nostro territorio. Anche questo è un compito comune: promuovere una conoscenza più pertinente della città». «Mi chiedo – ha continuato – se non sia opportuno organizzare alcune “settimane” di turismo mirato, sulle abbazie o sulla Milano paleocristiana, e così via».
Delpini ha poi riconosciuto il ruolo singolare delle guide: «Siamo consapevoli che i monumenti parlano attraverso di voi. È vostro compito trasformare la curiosità del turista in interesse. Far passare l’idea che i monumenti dicono qualcosa del messaggio cristiano e qualcosa anche dell’uomo contemporaneo cristiano. Fa bene all’umanità entrare nella cultura di un popolo, affrontare le domande che il sacro pone alla storia».
Non c’è solo Milano
L’Arcivescovo della più grande diocesi del mondo non dimentica mai né la geografia, né la pluriformità del proprio territorio. Per questo ha concluso l’incontro richiamando attenzioni trasversali: «La diocesi è grande, non c’è solo Milano. Propongo di tenere in conto questo orizzonte. Offrendo, magari, pacchetti diversi e integrati: arte sacra e buona cucina, tecnologia e musei industriali…». Il congedo è stato nel segno dell’affetto: «La Chiesa ha la percezione che alcune categorie hanno sofferto più di altre in questi tempi. Vi esprimo la mia solidarietà. Buon lavoro. E che passi questo tempo di sofferenza».
La delegazione Gitec ha infine goduto di una visita riservata agli angoli più artistici del Palazzo arcivescovile.