Bisogni materiali, legati al bilancio familiare, al lavoro precario, all’emergenza abitativa, ma anche relazionali, dovuti a condizioni di solitudine: queste le richieste che pervengono alle strutture Caritas
Le voci dei responsabili sul territorio confermano la fotografia del Rapporto Caritas sulla povertà nella diocesi di Milano (leggi qui): un miglioramento della situazione lavorativa dopo l’emergenza del Covid, ma una persistente difficoltà economica, dovuta a redditi troppo bassi rispetto alle spese che le famiglie devono affrontare, prima tra tutti la casa.
«Dall’osservatorio dei Centri di ascolto rileviamo situazioni di diseguaglianza che sono alla base delle richieste di aiuto – nota Pinuccia Pirola, responsabile del Centro ascolto di Vimercate -. Alla condizione lavorativa di chi ha un lavoro discontinuo, un contratto atipico, un lavoro irregolare si lega la difficoltà ad affrontare il costo degli affitti, così come quella per le spese sanitarie».
Lo conferma Ornella Dall’Armi, responsabile Caritas della parrocchia di San Martino di Niguarda, nella periferia nord di Milano: le richieste del sostegno alimentare e per il pagamento delle utenze è diminuito rispetto al 2020 e ai primi mesi del 2021. Spese probabilmente coperte anche grazie al reddito di cittadinanza, spiega Dall’Armi, che d’altra parte riconosce il rischio che la misura porti alcuni a “sedersi” nella ricerca del lavoro. Se le richieste di aiuto, aumentate moltissimo nei mesi del Covid, sono diminuite o comunque si sono stabilizzate, è pesante il problema della casa: «Molti sono in difficoltà con gli affitti o hanno smesso di pagare le rate del mutuo, e alcune famiglie si sono viste mettere all’asta la casa». Una questione, quella abitativa, che purtroppo va al di là delle possibilità di intervento dei singoli Centri di ascolto.
L’importanza del Centro San Giuseppe
Le responsabili sono unanimi, invece, nel sottolineare il ruolo prezioso che ha avuto il Fondo San Giuseppe, lo strumento di sostegno al reddito messo in campo da Caritas per chi, con l’emergenza sanitaria, ha visto fermarsi improvvisamente la propria attività lavorativa: «Le domande sono state moltissime» spiega suor Maria Teresa Intranuovo, responsabile della Caritas di Legnano. A fare richiesta è stato qualche artigiano, ma soprattutto «lavoratori a progetto delle scuole, dipendenti delle mense scolastiche e della ristorazione». Terminata l’emergenza molti si sono poi reimmessi nel circuito lavorativo, a volte sostenuti, attraverso il Fondo, anche per corsi di formazione professionale.
La mancanza di una “rete”
I bisogni non sono però legati soltanto alla sfera economica e lavorativa: «Sempre più spesso veniamo in contatto con persone che vivono le propria situazione di difficoltà nella solitudine, per mancanza di una rete familiare», avverte Pirola, ricordando le tante situazioni di necessità degli anziani (spesso con figli cinquantenni che hanno perso il lavoro) o delle mamme sole. Difficoltà che richiedono uno sforzo di rete ulteriore da parte della comunità, sottolinea Pirola.
A Legnano Intranuovo ricorda la collaborazione con la Fondazione Ticino Olona, anche per l’educazione finanziaria di base delle famiglie. E se a Niguarda Dall’Armi nota una solidarietà diffusa, con la disponibilità di tanti, anche al di fuori del circuito Caritas, a dare una mano per chi è più in difficoltà, Pirola evidenzia che proprio attraverso i Centri di ascolto, con la loro funzione di “antenna” sul territorio, le parrocchie dovrebbero «sentirsi stimolate a definire delle priorità pastorali, e alla costruzione di una comunità capace di condividere i bisogni».
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