Redazione

L’idea partì da mons. Andrea Ghetti ("Baden") su sollecitazione di don Carlo Gnocchi: un gruppo di rover nel 1949 da Milano a Oslo in sella ai "Guzzini" per porre agli occhi del mondo il primato della pace, la questione delle mine e dei bimbi mutilati.

Nel 1942, agli alpini morenti nelle steppe russe, don Carlo Gnocchi aveva promesso di pensare ai loro bambini. Quando, con pochi di loro, tornò in Italia, ne trovò molti mutilati dalle mine. Per loro nacque la Pro Juventute.

Molti altri bambini furono poi vittime delle mine “dimenticate” ancora tra il 1946 e il 1948, e allora don Gnocchi, non essendo in grado di accogliere l’enorme numero dei feriti , cominciò a fare appello alla sensibilità delle persone per diffondere un doppio messaggio: la solidarietà nei confronti dei piccoli mutilati e il richiamo a far cessare e a eliminare l’insidia delle mine.

Una prima sensibilizzazione fu fatta con il raid aereo di Maner Lualdi. Quando l’eco dell’impresa cominciò a spegnersi, don Gnocchi chiamò il suo amico don Andrea Ghetti per coinvolgerlo nell’impresa .

Con l’entusiasmo e la capacità organizzativa che lo contraddistinguevano, Baden incominciò a pensare all’ organizzazione di un altro raid, questa volta in motocicletta, realizzato da rover dell’Asci.

Tre elementi lo aiutarono nell’ideazione: l’Europa e il mondo avevano bisogno di idee per la pace, e in questo senso lo scoutismo era un appoggio forte; i rover di tutto il mondo si stavano riunendo in Norvegia per il Moot (il Jamboree della Branca rover); la Guzzi lanciava sul mercato i “Guzzini” da 65 cc.

Questi tre elementi si concretizzarono in quella che fu chiamata l’impresa della “Freccia Rossa”: andata e ritorno da Milano a Oslo sui “Guzzini” in occasione del Rover Moot del 1949, per porre agli occhi del mondo la questione delle mine, dei bambini mutilati e della pace.

Furono costituite pattuglie che avrebbero operato secondo ambiti precisi: percorso e tappe, meccanica, stampa e propaganda, alloggi e vitto. La preparazione fu complessa, ma l’entusiasmo grande, come grande fu il successo dell’operazione.

A ogni tappa nelle maggiori capitali europee, importanti personalità, giornalisti e persone comuni accolsero i rover italiani con grandissimo calore .
Il messaggio di don Gnocchi ebbe così un’eco formidabile per l’epoca.

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