Sono 74 le persone di ogni età che durante l'anno diventeranno cristiani ricevendo i sacramenti dell’iniziazione. Sabato 1 aprile incontreranno l’Arcivescovo e dialogheranno con lui
di don Matteo
DAL SANTO
Responsabile del Servizio per la Catechesi e per il Catecumenato
«Ci sono anche degli adulti che chiedono il Battesimo?». Si legge in volto la sorpresa di molti, quando vengono a sapere che, anche quest’anno, ci sono adulti che hanno chiesto di diventare cristiani, ricevendo i sacramenti dell’iniziazione: sono 74 persone, uomini e donne, italiani e di altre parti del mondo, di età molto diverse (dai 16 a oltre 70 anni). Sabato 1 aprile, alle 15.30, presso la casa Cardinal Schuster (via Sant’Antonio 5, Milano), incontreranno l’Arcivescovo e dialogheranno con lui. Poi, in serata, riceveranno da lui il Simbolo degli Apostoli durante la Traditio Symboli in Duomo.
Come scintille
Il desiderio di diventare cristiani nasce solitamente dentro relazioni e incontri: il proprio marito o la propria moglie già battezzati, un amico o un collega di lavoro, qualche testimone significativo, primi fra tutti papa Francesco. Decisiva per molti è stata anche qualche intensa esperienza di volontariato, l’incontro con la sofferenza, oppure il contatto con la comunità cristiana in occasione della catechesi dei propri figli. La comunità cristiana che più frequentemente favorisce il desiderio di diventare cristiani ha alcune caratteristiche comuni: accogliente, fraterna, coltiva relazioni buone e offre occasioni per ascoltare la Parola di Dio e per celebrare bene l’Eucaristia. Sono piccole scintille che danno avvio a un cammino personalizzato della durata di due anni, accompagnati da una persona della propria parrocchia e dal parroco. Un vero percorso di scoperta di Gesù, in ascolto del Vangelo, nella preghiera e dentro il vissuto di una comunità cristiana.
Credere è come vedere
Nelle loro storie si coglie la fantasia di Dio che, a un certo punto delle loro vite, ha acceso una luce, quella della fede. I catecumeni stessi, raccontando la propria vicenda, utilizzano frequentemente espressioni legate all’esperienza dell’illuminazione e del vedere in modo nuovo. La fede per loro è vedere la vita sotto un’altra luce, da un’altra prospettiva, quella di Dio: «Ora vedo il bello della vita, la presenza di Dio in ogni cosa»; «Ho aperto gli occhi e posso vedere»; «Riesco a vedere anche al buio»; «Ho una visione più ampia della vita». Una catecumena dice esplicitamente: «Mi sono chiesta se questo fosse credere, se credere fosse vedere».
Questi fratelli e sorelle che diventano cristiani sono un dono per la Chiesa: aiutano anche noi battezzati a vedere ciò che non vediamo quasi più e cioè la bellezza e la luminosità della nostra fede. Credere è vedere, vederci chiaro. Credere è guardare la vita dalla prospettiva di Gesù e così, sotto un’altra luce, tutto si illumina, anche molti aspetti che prima non si riusciva a comprendere e ad amare, come scrive un catecumeno: «Amo questa vita; ora ho una strada da percorrere e non sono più solo, non lo sarò mai più».
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