Taglia il traguardo del primo anno il progetto promosso dalla Comunità pastorale Sant’Antonio abate: pomeriggi formativi animati da incontri, sport, gioco, spazio per lo studio e momenti di confronto
Sentirsi “a casa” anche senza esserci fisicamente, in un luogo in cui ciascuno si senta accolto e rispettato e tutti si sentano chiamati a portare il loro contributo in una logica di condivisione e comunione. Questo l’obiettivo con cui la Comunità pastorale Sant’Antonio abate di Varese – che unisce le parrocchie di Basilica, Bosto, Brunella e Casbeno – ha creato Casa Medie, un progetto a misura di ragazzi tra gli 11 e i 14 anni: incontri formativi, sport, gioco, spazio per lo studio e momenti di confronto a formare un’unica proposta, con piena libertà di adesione. Organizzato all’interno di una struttura della parrocchia Sant’Antonio di Padova (tra piazza Giovanni XXIII e via Marzorati) , il progetto taglia ora il traguardo del primo anno completo di attività.
«Finalmente possiamo fare un bilancio di questa avventura – spiega don Matteo Missora, responsabile della Pastorale giovanile della Comunità -, che è stata segnata dalla pandemia, ma che proprio per questo acquisisce un valore aggiunto, per la dedizione e l’attenzione che sono state necessarie per portarla a termine. Il progetto si è dimostrato da subito efficace. Il riscontro ce l’hanno dato i ragazzi stessi che, in una fase di crescita così delicata, hanno dimostrato di voler fare un percorso coi loro coetanei, ritagliandosi spazi di indipendenza sempre maggiori, insieme all’esigenza di condividere il loro “diventare grandi”».
I pomeriggi all’ombra del cupolone della Brunella hanno visto i protagonisti ritrovarsi subito dopo la scuola per condividere il pranzo – sempre nel rispetto dei protocolli di sicurezza -, godersi il gioco libero (vigilato dagli adulti), dedicarsi a studio, merenda e laboratori artistici e sportivi fino all’ora del rientro alle proprie abitazioni. Tutti si sono occupati di mantenere l’ambiente pulito e ordinato, proprio come se si fosse a casa.
Il progetto non si rivolge solo ai ragazzi e alle famiglie in situazioni di difficoltà, ma è aperto a tutti, con l’idea che disagio e normalità possano coesistere e arricchirsi reciprocamente, e opera in rete con le istituzioni.
«In questa logica, per arrivare all’obiettivo sono serviti l’aiuto e l’impegno di tanti – prosegue don Missora -: volontari, insegnanti, pensionati e studenti che si sono spesi per i più piccoli, enti come la Fondazione Comunitaria del Varesotto che hanno dato il loro sostegno. E ancora, le famiglie della Scuola media Dante, i Servizi educativi e Sociali del Comune di Varese, la Cooperativa sociale Aquila e Priscilla onlus…».
«Durante l’anno hanno partecipato 64 ragazzi, con una media quotidiana tra i 20 e i 35 – spiega Elena Anselmi, educatrice referente del progetto -. Nonostante la pandemia e le diverse colorazioni delle zone, siamo riusciti a tenere quasi sempre attivo il servizio, seguendo le aperture scolastiche con attenzione particolare per i casi di Dsa o Bes e attivando un supporto allo studio online». Considerata la predilezione dei laboratori sportivi da parte della maggioranza degli iscritti, «abbiamo inventato modi nuovi di fare sport, unendo regole e fantasia». Ad affiancare gli educatori ci sono stati 14 adolescenti, rivelatisi «collaboratori preziosi, dotati di uno sguardo diverso nella cura dei ragazzi delle medie e nel rapporto con i più giovani».
Il progetto, che segue il calendario scolastico, ora propone l’esperienza dell’oratorio estivo e una settimana di condivisione in montagna. Da settembre, con l’inizio della scuola, anche Casa Medie riprenderà.