Dall’eredità morale del cardinale Martini e dal lascito concreto di Angelo Abriani ha preso vita un’istituzione sempre in prima linea: dall’inclusione dei rom all’accoglienza dei profughi, dall’assistenza ai malati mentali alla vicinanza alle persone in grave emarginazione
di Annamaria
Braccini
Una storia ormai ventennale, che intreccia accoglienza, generosità, cultura, socialità e tanto lavoro condiviso in vista del bene comune. Tutto questo è la Fondazione Casa della Carità Angelo Abriani, nata nel 2002 grazie all’eredità morale del cardinale Martini – che quell’anno rinunciò all’episcopato ambrosiano per limiti di età – e al dono di un imprenditore, Angelo Abriani, che nel suo testamento volle destinare il proprio patrimonio ai poveri della città. Da allora, nella scuola di via Brambilla, nel quartiere Adriano, completamente restaurata e concessa dal Comune di Milano (garanti della Fondazione, infatti, sono l’Arcivescovo e il Sindaco), prendeva il via un’avventura che, negli anni, avrebbe visto il crescere di iniziative e scelte coraggiose.
Le origini
Il 24 novembre 2004 la Casa venne inaugurata ufficialmente alla presenza del cardinale Martini, dell’Arcivescovo, cardinale Dionigi Tettamanzi, e del sindaco Gabriele Albertini; nello stesso anno veniva fondata anche l’Accademia della Carità. Data all’anno successivo la comunità «So-stare» per persone con problemi mentali; nel 2006, l’avvio della Casa nido. Nel 2010 la Fondazione, insignita dell’Ambrogino d’Oro, partecipa al progetto europeo «Eu Inclusive» al fine di promuovere l’inclusione socio-lavorativa dei rom, con cui lavora da anni.
Poi, naturalmente, l’accoglienza profughi: nel 2011 quelli provenienti dalla Libia, nel 2013 l’adesione allo Sprar (il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), nel 2015 i profughi dalla Siria, fino agli afghani e, ormai è cronaca di oggi, alle 40 persone in fuga dall’Ucraina, perlopiù donne e bimbi.
La cultura della carità
Nel 2012, a pochi mesi dalla scomparsa di Martini, la “Casa” dedica al Cardinale la Biblioteca del Confine, vero e proprio presidio di inclusione culturale e sociale.
In prima linea anche in tempo di Covid: infatti nel febbraio 2021, con Caritas Ambrosiana e San Fedele dà il via a «StradUsca», l’Unità speciale di Continuità assistenziale per persone gravemente emarginate, cui viene offerta la possibilità di fare tamponi e, poi, i vaccini. Nel 2021 arriva anche il nuovo Centro diurno polifunzionale, nell’ambito di «Regaliamoci futuro».
Al 31 dicembre 2021 sono 125 i dipendenti e collaboratori della Casa, con un centinaio di volontari. Si è calcolato che dal 24 novembre 2004 al 23 novembre 2022 sono stati realizzati 6.573 giorni di accoglienza.