Danilo Feliciangeli, coordinatore dei progetti nel Paese per Caritas Italiana, racconta di una popolazione già prostrata da 12 anni di guerra e con il 90% di persone in povertà. Il sisma ha riaperto traumi irrisolti e la gente, scioccata, dorme in auto

Siria Caritas terremoto
Operatori Caritas in Siria per il terremoto (foto Caritas)

di Stefania CECCHETTI

Disastro che si somma a disastro. È questo l’impatto del terremoto in una Siria già devastata da 12 anni di guerra secondo Danilo Feliciangeli, coordinatore dei progetti nel Paese per Caritas italiana. Fresco di visto, Feliciangeli è atterrato a Damasco la scorsa settimana: «Qui nella capitale il terremoto non ha causato danni gravi – racconta  -, se non qualche problema nelle abitazioni rurali, che sono le più instabili. Il vero disastro è a nord, nella zona di Aleppo, dove presto mi sposterò».

La prima assistenza

A Damasco c’è il quartier generale di Caritas Siria, da cui vengono programmati tutti gli interventi umanitari e con cui Caritas italiana ha già più volte collaborato: «Finora si è lavorato sulla prima risposta all’emergenza – spiega Feliciangeli -, con l’invio di generi umanitari di prima necessità, come cibo, materassi, coperte e kit per l’igiene personale. In parallelo sono state attivate attività di rilevamento dei bisogni, guardando anche ai danni di medio e lungo periodo. È importante per esempio capire come riparare le case rimaste in piedi, ma lesionate, e come riabilitare le attività economiche danneggiate dal terremoto».

Danni psicologici

Quello che è certo è che i danni non sono solo materiali, ma anche psicologici: «Il terremoto ha portato non solo tante vittime e distruzione, ma un fortissimo shock psicologico nei sopravvissuti. Non dimentichiamo che il sisma si è inserito su una situazione già disastrosa, conseguenza dei 12 anni di guerra che ha generato già 15 milioni di persone bisognose di assistenza, di cui 7 milioni solo nella zona del terremoto. La povertà in Siria interessa il 90% della popolazione e questo già prima. Oltre alla paura causata dalle scosse, in molti si sono riaccesi i ricordi drammatici dei bombardamenti. Tanto che, a quasi un mese di distanza, molte persone dormono ancora in macchina, anche se la loro casa non ha subito danni gravi».  

Per questo l’azione di Caritas si svilupperà non solo sulla ristrutturazione delle abitazioni e sulla riabilitazione delle attività economiche: «Ci sarà un piano di assistenza medica generalizzato e progetti di riabilitazione sociale, attraverso attività aggregative e comunitarie – spiega Feliciangeli – . Esperienze che abbiamo già sperimentato a Damasco durante la guerra, dove sono stati creati centri giovanili, centri di formazione artigianale e artistica. L’idea è quella di creare più occasioni possibili per aiutare le persone a superare lo shock».

Professionisti esperti

La collaborazione con Caritas Siria è più che rodata, conferma Feliciangeli: «Lavoriamo con un partner consolidato, che ha più di 300 operatori, solo nella regione colpita dal terremoto ce ne sono più di 200, compresi i volontari. Si tratta di professionisti con formazione prevalentemente nel sociale ed esperienza nello sviluppo di attività economiche. Adesso si sta reclutando un team di ingegneri per la ricostruzione delle case danneggiate, come è già avvenuto nella Ghouta orientale con le case distrutte dai bombardamenti, interventi ai quali abbiamo dato il nostro contributo come Caritas Italiana. Adesso si sta cercando di trasportare quell’esperienza anche a nord, nella zona colpita dal terremoto».

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