Conclusa la missione della delegazione per verificare la situazione dei profughi. Intanto in Italia le diocesi hanno accolto finora 1500 persone su un totale di 7.000 disponibilità

di Patrizia Caiffa
Agensir

Foto Caritaspes
Foto Caritaspes

Due o tre voli umanitari per portare in Italia dalla Polonia il maggior numero di profughi ucraini possibile tra i più vulnerabili; operatori di Caritas italiana da distaccare in Moldavia e Romania; sostegno alle Caritas che stanno accogliendo la popolazione in fuga, oltre ai 100 mila euro già messi a disposizione di Caritas Moldavia per gli interventi in atto. Sono questi i frutti concreti della missione che ha portato in Romania, Moldavia e Polonia, ai confini con l’Ucraina, una delegazione di Caritas italiana guidata dal direttore don Marco Pagniello. Vi facevano parte anche monsignor Benoni Ambarus, vescovo ausiliare della diocesi di Roma, ed Elisa Batazzi, del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale. La visita si è conclusa in Polonia, con le visite ai centri di accoglienza Caritas a Przemysl e incontri con la Chiesa locale e l’ambasciatore italiano in Polonia. Secondo i dati Onu si sta sfiorando la cifra di 3 milioni di profughi fuggiti dall’Ucraina dal 24 febbraio ad oggi.

Sforzo per l’accoglienza

«Sono realtà molto diverse, che stanno facendo un grande sforzo per l’accoglienza – racconta don Marco Pagniello, direttore di Caritas italiana -. La Caritas moldava è piccola e ha meno risorse, perciò abbiamo risposto subito al loro appello. Faremo lo stesso per le altre Caritas che ce lo chiederanno. Siamo qui per non lasciare soli gli ucraini, per farli sentire al sicuro ed evitare loro altri stress. E per sostenere le Caritas locali in questo grande servizio».

In Moldavia – che ha accolto finora 337 mila ucraini – la Caritas ha attivato 14 centri di accoglienza che stanno ospitando diverse centinaia di persone, a cui offrono assistenza con generi di prima necessità, oltre a servizi di supporto psicosociale, in particolare per famiglie con bimbi piccoli. Inoltre la Caritas fornisce servizi a quanti sono accolti nei centri governativi di Chisinau, Ocnita e Palanca. Assicurano supporto psicosociale, animazione per bambini e preparazione di pasti caldi.

Caritas italiana ha immediatamente risposto all’appello di Caritas Moldavia mettendo a disposizione 100 mila euro a sostegno degli interventi in atto.

Grande fermento

In Romania a oggi sono 442 mila i profughi che hanno varcato il confine. Le comunità parrocchiali e le Caritas in Romania hanno aperto locali e distribuiscono aiuti. È stato allestito un centro di prima accoglienza dalla Caritas diocesana di Iasi a Siret al confine con l’Ucraina. In pochi giorni nel centro Caritas sono passati oltre 300 rifugiati, con una media di circa 35 al giorno. Si fermano per un paio di giorni per poi proseguire verso altri Paesi. Operatori e volontari aiutano inoltre i profughi a raggiungere il campo pubblico di accoglienza allestito presso lo stadio, con 402 posti disponibili per una sosta di poche ore o giorni. Sempre a Iasi le suore di Nostra Signora di Sion ospitano mamme con bambini. Qui possono fermarsi più a lungo perché ci sono locali idonei con possibilità di cucina autonoma.

In Polonia, dove è arrivato il flusso maggiore di profughi (circa 1 milione e 800 mila persone) la Chiesa locale sta facendo tantissimo. La delegazione è stata a Przemysil e poi nelle località di frontiera di Korczowa e Medyka. Una Caritas diocesana prepara ogni giorno 30 mila panini, da consegnare in quattro punti di ristoro diversi.

«Mi ha colpito moltissimo vedere le persone che si mettono in cammino in silenzio. Si sente solo il pianto dei bambini, che non capiscono cosa sta succedendo – confida don Pagniello -. È un silenzio assordante. Sono tutte vite sospese. Chi non parenti o amici da raggiungere in altri Paesi europei non sa dove andare. La maggior parte vorrebbe rimanere nell’area, spera di poter tornare presto in Ucraina. Ma il problema grande è proprio sapere quanto durerà il conflitto».

Tra i profughi

Tra le tante persone incontrate, una anziana di 90 anni accolta dai salesiani. Aveva con sé solo una busta e la statua di una Madonnina. Vorrebbero portarla in una situazione migliore ma lei chiede solo di tornare in Ucraina, a casa sua. Un’altra donna, che ha lavorato per anni come badante in Italia, ora fa la spola avanti e indietro alla frontiera per portare al sicuro le persone. Lei ha deciso di non partire. La maggior parte dei profughi sono donne e bambini, gli uomini sono rimasti a combattere. Hanno mostrato ai delegati Caritas le foto strazianti del momento dei saluti.

Una crisi grande e complessa

Don Pagniello ha già lavorato in altre emergenze umanitarie nel mondo: «Questa è una crisi molto diversa, di prossimità, perché è come se fosse dentro casa nostra. Le persone cercano e trovano aiuto anche attraverso i social e la comunicazione informale. Ma è molto grande e complessa».

Caritas italiana farà tesoro di questa esperienza per approntare al meglio l’accoglienza in Italia: fino ad oggi sono state accolte 1500 persone su un totale di 7.000 disponibilità (da verificare) tra Caritas diocesane, istituti religiosi, case famiglia, locali parrocchiali, appartamenti.

 

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