Il cardinale Coccopalmerio al pellegrinaggio in memoria del cardinale Martini: «Ci ha insegnato tanto e da questo viaggio torniamo più forti e più saldi nella fede»
di Annamaria BRACCINI
«Sono certo che torniamo da questo viaggio più forti e più saldi nella fede. Ringrazio il Signore del dono di un pellegrinaggio che ci permette di capire e capirci vicendevolmente meglio». A dirlo è il cardinale Francesco Coccopalmerio, oggi presidente del Pontificio Consiglio per i Testi legislativi e a lungo collaboratore del cardinale Carlo Maria Martini in diocesi, che spiega: «Occorre fare in modo che il valore storico di questo camminare insieme nella terra del Signore sia di sprone a una comunione sempre più profonda».
«Ricordando il pellegrinaggio, anch’esso mai sperimentato prima, promosso nel 2004 dal Consiglio delle Chiese Cristiane di Milano, penso alle straordinarie possibilità che ci vengono offerte con queste iniziative coraggiose – aggiunge -. Allora pregammo insieme tra diverse confessioni cristiane, oggi lo abbiamo fatto con i fratelli ebrei: se il ricordo è un dovere, lo è anche guardare fiduciosi al domani».
Insomma,indietro non si torna? «No, e vorrei aggiungere che anche in questo contesto Martini ci ha insegnato tanto. Infatti non compiamo questo viaggio per ragioni politiche o di convenienza, ma perché crediamo nell’unico Dio, con la consapevolezza di dover contrastare in ogni modo la cosiddetta “teologia della sostituzione” perché il popolo di Israele è popolo eletto da Dio per sempre. È la radice santa su cui la Chiesa è impiantata, per questo la Chiesa, per precisi motivi teologici, non può fare a meno del popolo ebraico. Vorrei che da cristiani, nella accresciuta fede nella risurrezione, potessimo fare nostro il grido di Maria di Madgala, “Rabbunì”, con la sua stessa carica di affetto e di innamoramento. Sono queste le grazie che possiamo chiedere dopo questo viaggio».