Alcune tesi che il filosofo esporrà nel corso della prima serata del 24 novembre: «Senza questi flussi il nostro continente, a causa dei bassi tassi demografici, decadrebbe inesorabilmente»
di MASSIMO CACCIARI
Università Vita e Salute
I drammatici fenomeni migratori sono processi complessi che hanno almeno due facce: una è strutturale e dipende dalle disuguaglianze economiche e dai tassi demografici assolutamente difformi tra il mondo occidentale, l’Europa, e il mondo maghrebino, mediorientale, subsahariano. Queste sono disuguaglianze che incideranno in ogni caso nel futuro e che dovrebbero obbligare l’Europa a politiche di accoglienza, di integrazione e anche di aiuti nei Paesi dell’altra sponda: di aiuti economici per lo sviluppo e per il decollo economico e di aiuti per il miglioramento delle condizioni sociali.
Poi c’è la guerra, ci sono i conflitti, in gran parte responsabilità dell’Occidente, che hanno drammatizzato questi eventi. E la guerra va affrontata sicuramente con strumenti diplomatici e politici, ma non vanno talvolta trascurati anche gli interventi militari. Fintanto che nei Paesi da cui provengono i migranti ci sono conflitti, le migrazioni raggiungeranno sempre quei livelli di emergenza che oggi conosciamo e che ci troviamo a fronteggiare.
Da una lato c’è quindi un’emergenza da affrontare sul piano politico, militare e diplomatico e dall’altro ci sono i fenomeni strutturali, destinati a durare anni.
Per questi ultimi, che sono i più interessanti, occorre che l’Europa sappia che per il proprio sviluppo queste migrazioni sono necessarie, così come ha riconosciuto anche il cancelliere tedesco Angela Merkel. Senza questi flussi migratori, l’Europa, a causa dei bassi tassi demografici, decadrebbe inesorabilmente.
È però necessario che di fronte a questa situazione i Paesi si organizzino, e che governino i fenomeni migratori. Migrazioni che interessano milioni di persone prive di una strategia di gestione e senza politiche per l’accoglienza e l’integrazione, non possono che creare delle contraddizioni e contrapposizioni sociali e etniche drammatiche.
Quindi due livelli: uno per l’emergenza e una per quanto riguarda una strategia per l’integrazione in Europa di queste nuove componenti sociali, che devono diventare componenti sociali della nuova Europa.