In questo periodo i cantori più giovani non accompagnano le celebrazioni in Cattedrale, ma intanto continuano a studiare e a esercitarsi nella scuola ora ospitata nella parrocchia di Santa Maria delle Grazie al Naviglio e visitata qualche giorno fa dall’Arcivescovo. Ne parla il direttore della Cappella Musicale
di Annamaria
Braccini
L’auspicio, il desiderio di tutti, è che anche loro, i più giovani, possano tornare a cantare in Duomo, così come è stato sottolineato dall’Arcivescovo durante la sua visita ai nuovi locali della scuola che frequentano la quarantina di Pueri Cantores della Cappella musicale della Cattedrale. Ospitata da quest’anno nei luminosi spazi della parrocchia di Santa Maria delle Grazie al Naviglio, la scuola è una realtà non molto conosciuta – al contrario dell’attività musicale dei “Pueri” -, eppure si tratta di un Istituto scolastico a tutti gli effetti. «Qui si fa un po’ tutto e, naturalmente, si fa scuola, come in tutte le altre – , sottolinea don Claudio Burgio, direttore della Cappella Musicale del Duomo -. Infatti, anche i nostri ragazzi studiano le diverse materie e vivono normali vicende scolastiche, come i coetanei. Poi, qui, imparano la musica, cantano, cercano in qualche modo di prepararsi alle celebrazioni in Cattedrale e ai concerti».
Da quanto i ragazzi non cantano tra le navate della Cattedrale?
Ormai sono diversi mesi, dal 23 febbraio, quindi, c’è anche una sorta di desuetudine. Non è facile riprendere a cantare a certi livelli e, dunque, stiamo intensificando la vocalità e la ripresa del repertorio. È un’avventura comunque positiva e speriamo di poterli riascoltare e rivedere in Duomo: forse già nella Solennità di Tutti i Santi riusciremo a far tornare i Pueri.
Ora chi anima il canto liturgico nella “Casa di tutti i milanesi”?
Sono gli adulti, le sezioni dei tenori e dei bassi, che in tutti questi mesi, in maniera molto impegnata e responsabile, hanno sostenuto tutte le celebrazioni. Personalmente sento di dover esprimere un grande ringraziamento perché si sono veramente impegnati, sostituendo i ragazzi, cantando e tenendo alto il senso della comunità cristiana.
Qual è l’impegno scolastico quotidiano dei ragazzi e quali le classi che frequentano?
Arrivano alle 8 del mattino e tornano a casa alle 17.30. Nell’arco di tutte queste ore si alternano momenti di studio, di gioco, dedicati ai compiti, di canto e di musica. Abbiamo dalla quarta elementare alla terza media. Molti ex alunni, però, rientrano nella sezione degli adulti della Cappella musicale e, quindi, è un po’ come una famiglia, tanto che gli ex-alunni si sono costituiti in un’associazione. Un famiglia dalle radici solide che esiste da più di sei secoli, peraltro. Non a caso, l’Arcivescovo, visitando i ragazzi ha detto: «Date un tono di bellezza, giovinezza e allegria». Sono loro, infatti, gli eredi, nel Terzo millennio, di una storia gloriosa avviatasi nel 1402 e configurata come Schola dal maestro rinascimentale Franchino Gaffurio, a cui è intitolata ancora oggi la Cantoria.
Il programma di studi è quello previsto dallo Stato?
Il programma è quello ministeriale e viene rispettato in ogni sua parte. Essendo 8-10 ragazzi per classe vengono seguiti molto bene, accompagnati nello studio, nei compiti. I genitori sono indubbiamente contenti perché sanno che i loro figli vivono in un ambiente, non solo sicuro, ma anche educativo, perché, qui, l’accento musicale è importante, ma più ancora lo è l’attenzione formativa. Non si potrebbe ottenere nessun risultato musicale se non ci fosse il senso di una comunità e una vicenda educativa approfondita. Monsignor Luciano Migliavacca ha fondato questo modello di scuola che noi portiamo avanti perché ci sembra ancora oggi il più attuale e il più bello.