Lettera aperta sui temi ispirati dal Discorso di Sant’Ambrogio 2017: in evidenza luci, ombre e prospettive future. Il parroco monsignor Davanzo: «Vogliamo offrire spazi di collaborazione e confronto sia nel rapporto tra le Chiese, sia nella gestione della cosa pubblica»
di Cristina
Conti
Una lettera aperta alla città di Sesto San Giovanni sul “Buon vicinato”, con l’obiettivo di offrire un indirizzo da parte delle comunità cristiane a tutta la cittadinanza. Questa l’iniziativa nata a Sesto sulla scia del “Buon vicinato” formulato dall’arcivescovo Delpini nel discorso di Sant’Ambrogio 2017. Solo l’ultima in ordine di tempo, dopo che anche altre realtà si sono mosse nella stessa direzione per rendere più concreta ed effettiva la propria presenza sul territorio e andare incontro ai problemi di chi lo abita.
Come è nata questa lettera e perché ora? L’abbiamo chiesto a monsignor Roberto Davanzo, parroco di Santo Stefano: «La scelta del momento si lega alla prassi di celebrare a fine giugno la festa di San Giovanni Battista insieme alle autorità civili e militari. Volevamo sottolineare gli aspetti positivi, i percorsi e le criticità, per segnare il cammino del futuro. La scrittura di questa lettera è passata attraverso le commissioni del Consiglio pastorale decanale e l’assemblea dei sacerdoti della città, e quindi è tornata al Consiglio pastorale per la limatura finale. Dunque una stesura il più possibile condivisa»
Quali sono i contenuti principali?
Innanzitutto eravamo interessati a fare il punto della situazione dopo il cambio dell’amministrazione comunale (l’anno scorso ci sono state infatti le elezioni amministrative). La preoccupazione principale è stata quella di censire, secondo uno schema di tre passaggi, il lavoro bello di quest’anno, l’analisi delle difficoltà presenti nella città e le prospettive per il futuro.
Quali i momenti belli?
Nella prima parte abbiamo sottolineato le esperienze molto belle che hanno caratterizzato il lavoro interreligioso ed ecumenico e abbiamo ripercorso i passaggi del discorso dell’Arcivescovo in occasione di Sant’Ambrogio, soprattutto rispetto alla dimensione di “Buon vicinato”. Abbiamo riflettuto anche su come porsi nella città, senza barriere, muri e in dialogo.
Quali invece i problemi su cui vi siete soffermati?
Non abbiamo poi taciuto le criticità: l’atteggiamento di chiusura, le difficoltà del mondo assistenziale e del welfare… Sul piano dei servizi si percepiscono segnali che mettono in luce il contrarsi delle politiche sociali e dei costi sostenuti a favore della famiglia, mentre le persone in difficoltà non sanno a chi rivolgersi.
E le prospettive per il futuro?
In futuro dobbiamo rafforzare il nostro esserci. Offrire spazi di collaborazione e confronto sia a livello interreligioso, nel rapporto tra le Chiese, sia nella gestione della cosa pubblica. C’è necessità di creare tavoli stabili e periodici di confronto e di ripartire i ruoli a fronte della lettura del bisogno. Il primo problema da risolvere è l’attivazione di un meccanismo stabile di confronto e di collaborazione. E poi è importante capire cosa pensano di fare le comunità parrocchiali, le associazioni e tutti gli attori sociali per venire incontro alle esigenze di chi si trova in difficoltà.