Viaggio di don Mario Antonelli e Marina Lazzati tra alcuni luoghi storici della Fondazione Candia e altri nuovi, visitando favelas, scuole, centri di recupero e di formazione

di Luisa Bove

Fondazione Candia
Marina Lazzati e don Mario Antonelli in uno dei loro incontri durante il viaggio in Brasile

Un tour de force durato 13 giorni, quello di don Mario Antonelli e Marina Lazzati, rispettivamente vicepresidente e consigliera della Fondazione Marcello Candia, volati in Brasile per visitare i luoghi storici di Marituba e Macapà, comprese alcune realtà che la onlus milanese sostiene da tempo e altre da cui ha ricevuto richieste di aiuto. Era dall’ottobre del 2019 che una delegazione non visitava i vari centri e le comunità a causa della pandemia da Covid.

«In generale ho visto un buon rispetto delle norme igieniche – ammette don Antonelli, vicario episcopale per l’Educazione e la celebrazione della fede -, anche se il Brasile non può permettersi un sistema di monitoraggio come in Italia per le dimensioni del Paese, 200 milioni di abitanti sparsi su un territorio immenso e incontrollabile». Senza contare che nelle zone più povere e nelle favelas è impensabile osservare qualsiasi tipo di quarantena in casa, perché il caldo è terribile. Il clima al momento rallenta l’avanzata dei contagi, ma nei prossimi mesi è attesa la quarta ondata. Torniamo al viaggio, iniziato da Rio de Janeiro.

Prima tappa nella periferia della città. Dove?
Nella favela del Borel, realtà storica legata alla persona di Marcello Candia, che da oltre 30 anni gestisce tre scuole infantili e due ambulatori. Qui abbiamo raccolto la grande passione e tenacia di quanti si prendono a cuore la vita della favela e dei suoi abitanti, soprattutto dei piccoli e di tantissimi poveri. Questa volta, però, abbiamo colto in modo inedito un profondo disagio e una grande sofferenza per la situazione sociale e politica che sta penalizzando ancora di più le fasce deboli della popolazione. Inoltre l’attività dura e violenta di milizie, che sono un ibrido tra la criminalità organizzata e le frange fuori controllo delle forze di ordine pubblico, riduce la presenza di associazioni e realtà sociali sul territorio.

Alla favela Valeria a Salvador Bahia

Alla favela Valeria a Salvador Bahia

In Brasile sono molti anche i centri che accolgono minori a rischio o già in difficoltà…
A Salvador Bahia c’è un centro sociale rivolto a ragazzi, adolescenti e giovani che offre un servizio molto articolato di doposcuola e di judo, in una palestra improbabile per i nostri parametri, ma che per loro è un piccolo paradiso. Qui i ragazzi, esposti ai rischi di abuso di alcol e droga, o che vivono in strada, trovano un’opportunità di riscatto e crescita personale. Più a nord invece, verso Juazeiro do Norte, una comunità di suore Camilliane (fondata da padre Adolfo Serripierro, ginecologo e grande amico di Marcello Candia e poi della Fondazione, che abita ancora con loro) ospita tossicodipendenti, ragazze di strada e vittime di prostituzione, molte delle quali divenute madri in età molto precoce. A loro è proposto un percorso di recupero e ricostruzione della propria umanità.

La visita alla scuola famiglia agricola ad Antônio Gonçalves

La visita alla scuola famiglia agricola ad Antônio Gonçalves

Sul fronte dell’istruzione e della formazione dei giovani quali realtà avete incontrato?
All’interno della Bahia, in una zona sperduta e molto arida, abbiamo raggiunto il paesino di Antônio Gonçalves dove, da oltre trent’anni, giovani, adulti e anziani si impegnano con passione e competenza su tre fronti: una scuola famiglia agricola che i ragazzi frequentano per due settimane al mese, ricevendo una formazione di base, ma anche per imparare a coltivare la terra e allevare animali (le altre due settimane la trascorrono a casa cercando di mettere in pratica, insieme ai genitori, le competenze acquisite); una scuola per alunni dai 3 ai 10 anni, vero gioiello per quel piccolo paese, dove operano con cura, gentilezza e passione educativa; il “Recanto dr. Marcello Candia”, dove da anni si sviluppa la ricerca e la produzione nell’ambito della medicina alternativa.

Fondazione Candia

Al centro don Mario Antonelli

E un luogo che non avevate ancora conosciuto?
È Açailandia, nel Marañao, lo Stato più povero del Brasile. La cittadina è definita la «Taranto del Brasile» per la presenza di una multinazionale che da decenni compromette l’ecosistema lasciando alla popolazione aria e acqua contaminate. Lì, grazie ai Comboniani, siamo entrati in contato con un movimento sociale che ha ottenuto dalla stessa multinazionale e dal governo locale la costruzione di un nuovo villaggio dove saranno collocate 320 famiglie che oggi vivono ancora a Piquia da Conquista, zona di profonda depressione geologica che ha subito i maggiori danni ambientali.

 

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