Il presidente del Consiglio comunale di Milano sottolinea il significato della partecipazione di monsignor Delpini alla seduta dell'assemblea, a partire dai temi dell'ultimo Discorso di Sant'Ambrogio, un pronunciamento «appassionato e lucido, un appello alla costruzione di un'alleanza delle forze della città»
di Pino
NARDI
«La proposta a riflettere, ma anche ad agire insieme, avanzata dall’Arcivescovo nel Discorso alla città, ci sembra importante possa partire da un suo invito a Palazzo Marino, al Consiglio comunale, per un confronto con lui e le sue parole». Lamberto Bertolè, presidente del Consiglio comunale di Milano, spiega le motivazioni dell’invito rivolto a monsignor Mario Delpini a intervenire nella seduta di lunedì 11 febbraio alle 17.30.
Perché questo invito in Consiglio comunale? Quali sono le vostre attese?
L’invito è dovuto all’appassionato e lucido Discorso alla città del 6 dicembre scorso, nel quale l’Arcivescovo ha fatto un appello alla costruzione di un’alleanza delle forze della città, in questo momento così complicato di cambiamento, con le crisi sociali che conosciamo.
In quel Discorso molto intenso l’Arcivescovo pone la necessità del rilancio delle istituzioni, in particolare il Consiglio comunale. Sarà anche questo il cuore dell’iniziativa?
Sì. A me ha fatto molto piacere che nel suo Discorso l’Arcivescovo abbia fatto riferimento ai consigli comunali e quindi abbia riconosciuto un ruolo alle assemblee rappresentative. Un ruolo strategico, di rappresentanze e di confronto tra le diverse posizioni 10e culture presenti nella città per trovare una sintesi, nel rispetto delle regole democratiche. L’invito in Consiglio comunale è una risposta al riconoscimento che lui ha dato a queste assemblee rappresentative.
Quale ruolo sta giocando il Consiglio comunale di Milano in una stagione di rilancio della città, anche a livello internazionale?
Tutte le assemblee rappresentative (i Parlamenti nazionali e non, i Consigli regionali e comunali) stanno attraversando una fase storica di difficoltà e di fatica a svolgere fino in fondo la loro funzione. Penso che la città di Milano, che da tanti punti di vista sta dando segnali molto importanti, debba dimostrare quanto le assemblee rappresentative non sono un retaggio del passato, né un limite all’azione e all’efficienza di chi governa. Sono invece occasione di confronto e sintesi per dare più forza alle scelte che vengono fatte. I Consigli sono per definizione il luogo dell’indirizzo politico. Quindi auspico che sempre più i Consigli comunali riescano ad alzare lo sguardo e a promuovere politiche di lungo periodo.
Dal punto di vista culturale il Discorso della città è una risposta al prevalere oggi di populismo, sfiducia, paura. Ma rappresenta anche un segnale di speranza per un futuro dove la politica possa riprendere la sua funzione di guida…
Certo, si tratta di promuovere una forte responsabilizzazione individuale rispetto al proprio ruolo, alle proprie scelte, a ciò che bisogna fare. Quindi rappresentare una comunità, un territorio, significa anche assumersi la responsabilità di portare avanti le istanze e di trovare le sintesi necessarie.
In diverse occasioni l’arcivescovo ha proposto un impegno insieme tra Comune e Chiesa ambrosiana. Su questo è in corso un approfondimento. Qual è la sua valutazione di fronte ai bisogni che Milano ancora esprime?
Garantire, promuovere coesione sociale, sviluppo delle comunità territoriali, lavoro di rete, risposte ai bisogni fondamentali legati al contrasto alle povertà, la casa, il diritto alla salute, la promozione del benessere. Tutti questi obiettivi – che le pubbliche amministrazioni devono portare avanti e su cui i cittadini ci misurano – nessuno può perseguirli da solo. Quindi l’alleanza serve a questo: costruire insieme strategie per valorizzare risorse ed energie dei quartieri e far diventare i nuovi territori non solo luoghi di problemi e bisogni, ma anche luoghi in cui trovare opportunità per rispondere ai bisogni. Questo lo si fa mettendo insieme tutte le forze della città, condividendo strategie e strumenti per promuovere coesione sociale e benessere.
La Città metropolitana è una prospettiva operativa reale, oppure è ancora da costruire?
La prospettiva è assolutamente reale. Quello che è mancato in questi anni è uno sguardo di insieme in grado di dare risorse, deleghe e competenze coerenti con le missioni istituzionali di ciascun ente.
Per concludere: l’Arcivescovo ha proposto ai consigli comunali la lettura della Costituzione. Cosa ne pensa?
È un’ottima proposta e vorremmo cominciare a farla al più presto, bisogna trovare le modalità più utili, ma ci è sembrato un richiamo molto importante. La Costituzione è la stella polare a cui tutta la politica e le istituzioni devono fare riferimento e vogliono continuare a farlo.