Il Cardinale, giunto al termine del suo mandato presidenziale, ha introdotto l’Assemblea della Cei che voterà la terna dalla quale il Pontefice indicherà il suo successore: «Grazie per la fiducia che mi accordato»

di Maria Michela Nicolais
Agensir

Il cardinale Bassetti con papa Francesco (foto Vatican Media / Sir)
Il cardinale Bassetti con papa Francesco (foto Vatican Media / Sir)

«Lo ringrazio per la fiducia che mi ha sempre accordato e del cammino che abbiamo percorso insieme a servizio della Chiesa». È il ringraziamento del cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, al Papa, nell’introduzione alla 76ma Assemblea della Cei, in corso a Roma fino al 27 maggio.

«Desidero rivolgere subito un pensiero grato al Santo Padre, con il quale ieri abbiamo intavolato un dialogo sincero e appassionato – ha esordito il Cardinale -. Gli rivolgiamo un pensiero grato per il tempo che ci ha donato e gli confermiamo il nostro affetto, la nostra vicinanza e la nostra preghiera. E mi sia permesso a questo punto rivolgergli un ringraziamento personale – ha proseguito Bassetti, al termine del suo mandato -. In questi anni, nella veste di presidente di questa Conferenza episcopale ho potuto godere di un rapporto diretto con lui, che mi ha fatto sentire ancora di più non solo all’interno della Chiesa che è in Italia, ma anche parte della Chiesa universale. Lo ringrazio per la fiducia che mi ha sempre accordato e del cammino che abbiamo percorso insieme a servizio della Chiesa».

«Guerra tanto inattesa quanto brutale e ingiustificabile»

«Negli ultimi mesi e anche negli ultimi giorni della mia Presidenza non sono mancati eventi drammatici, che hanno segnato la vita di tutti noi – ha detto Bassetti-. Penso al Covid-19, che mi ha colpito per ben due volte. La pandemia, con le sue drammatiche ripercussioni che si faranno sentire ancora a lungo, ha fatto sì comunque che l’intera umanità abbia percepito di essere di fatto una grande famiglia, formata da soggetti il cui destino è legato a quello degli altri».

«Da oltre tre mesi, poi, siamo raggiunti e scossi dalle notizie di una guerra tanto inattesa quanto brutale e ingiustificabile, che ha luogo nel territorio della Repubblica di Ucraina. Oltre a sostenere le doverose vie diplomatiche, più volte il Papa ha pronunciato parole accorate per fermare gli orrori della guerra», ha fatto notare Bassetti, citando le parole pronunciate da Francesco durante l’Angelus del 27 marzo scorso: «La guerra non può essere qualcosa di inevitabile: non dobbiamo abituarci alla guerra! Dobbiamo invece convertire lo sdegno di oggi nell’impegno di domani. Di fronte al pericolo di autodistruggersi, l’umanità comprenda che è giunto il momento di abolire la guerra, di cancellarla dalla storia dell’uomo prima che sia lei a cancellare l’uomo dalla storia».

«Mentre la Chiesa che è in Italia si trova fortemente impegnata per alleviare le sofferenze della popolazione ucraina e dei rifugiati, soprattutto grazie al prezioso lavoro di Caritas Italiana – l’appello del presidente della Cei – non possiamo non continuare a chiedere pressantemente, insieme a tante associazioni, movimenti e aggregazioni laicali, che le armi vengano deposte e che si apra una nuova stagione di riconciliazione, di giustizia e di pace». «Gli incontri del Mediterraneo Frontiera di pace, che si sono svolti a Bari nel 2020 e a Firenze lo scorso febbraio, andavano proprio in questa direzione», ha sottolineato Bassetti, secondo il quale «il testo della Carta, firmato a conclusione dell’evento nel capoluogo toscano, ha espresso il forte desiderio di comunione e di pace, che emerge da tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo».

L’importanza della Cei

«Questi anni mi hanno rafforzato nella convinzione dell’importanza della Cei e in particolare di questa nostra Assemblea. Si tratta di due luoghi in cui si esprime concretamente, anche se a titolo diverso, la comunione e la collaborazione tra di noi vescovi», ha sottolineato Bassetti. «Di certo, la storia suscita sempre nuove domande ed esigenze, alle quali bisogna saper rispondere con sapienza – ha precisato il Cardinale -. Comunione e missione mi sembrano due parole chiave anche per la Cei, che andrà disegnandosi nel prossimo futuro».

Bassetti ha rivolto inoltre «una parola di profonda gratitudine al Signore» a monsignor Stefano Russo, «che ha servito la Cei con me in questi ultimi quattro anni e che il Santo Padre ha ora chiamato a essere Pastore della Chiesa di Velletri-Segni. Ho potuto apprezzare, come immagino ha fatto anche ciascuno di voi, la delicatezza del suo tratto umano. Anche quando le problematiche da affrontare sono state difficili, don Stefano ha cercato sempre le soluzioni migliori, che tenessero conto del parere degli organismi di partecipazione. Sento quindi di farmi interprete dell’Assemblea, della Presidenza e di quanti servono la struttura della Cei esprimendo a don Stefano il nostro ringraziamento e augurandogli ogni benedizione nel suo nuovo ministero».

Poi il Cardinale ha ringraziato «di cuore i vice-presidenti, il personale della segreteria e più in generale tutto il personale della Cei, uomini e donne, presbiteri, religiosi e laici, con cui ho condiviso la mia responsabilità di Presidente. Ho conosciuto e goduto delle vostre competenze e del vostro spirito di abnegazione. Il Signore saprà sostenere ancora il vostro essere a servizio delle varie realtà della Chiesa che è in Italia».

L’educazione, una priorità

«Proprio in questi giorni, a distanza esatta di trent’anni, stiamo commemorando i morti della strage di Capaci e di via d’Amelio, in cui hanno tragicamente perso la vita i giudici Falcone e Borsellino, insieme con altri familiari e servitori dello Stato» – ha detto il Cardinale -. Questa è l’occasione per fare memoria anche di Rocco Chinnici, Piersanti Mattarella, Rosario Livatino, don Pino Puglisi e di tanti altri martiri della giustizia», ha proseguito il cardinale suscitando l’applauso dei presenti: «A tutti loro si addice la beatitudine che Gesù annuncia nel Discorso della montagna: “Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli”. Dal loro sacrificio, cosciente ed eroico, è nato un atteggiamento nuovo di condanna chiara delle mafie, che ha inciso anche nella vita di tutti noi come credenti e come cittadini».

«Falcone e Borsellino sono diventati “padri di una nuova generazione”, smuovendo le coscienze soprattutto dei giovani», l’omaggio di Bassetti, che ha sintetizzato nell’«essere padre» la vocazione del vescovo e ha aggiunto: «Vedo qui una priorità anche del nostro servizio di Pastori: l’educazione dei giovani. Come padri possiamo e dobbiamo educare la coscienza dei giovani: una educazione cristiana matura apre le porte alla vera libertà», la tesi del Cardinale: «Ai giovani voglio dire con Tonino Bello: “La vostra vita vivetela bene, perché vi capita di viverla una volta soltanto: non bruciatela! È splendida, soprattutto, se la vostra vita la mettete a servizio degli altri, sarà questo il modo per non perderla. Perderete il sonno, ma non la vita. Perderete la quiete, ma non la vita. Perderete tantissime cose, ma non la vita!”. A questo proposito, non posso non pensare a quanto abbiamo vissuto lo scorso 18 aprile – ha esclamato Bassetti a proposito del primo grande evento in presenza dopo la pandemia -. Migliaia di adolescenti hanno colorato Piazza San Pietro che durante la pandemia era vuota: in quella occasione siamo stati investiti dal loro entusiasmo e dal loro affetto. Le loro riflessioni sono state una provocazione per tutti noi adulti a rimanere aperti alle istanze delle nuove generazioni. La loro presenza è un incoraggiamento alla ripresa responsabile e creativa delle attività educative».

Minori, confermato l’impegno per tutelarli

«Confermiamo il nostro impegno per la tutela dei minori e la prevenzione degli abusi – ha ribadito Bassetti -. Vogliamo ambienti sicuri e a misura dei più piccoli e vulnerabili. Per questo, come già ribadito in altre occasioni, intendiamo promuovere una migliore conoscenza del fenomeno degli abusi per valutare e rendere più efficaci le misure di protezione e prevenzione.

«Da ex rettore di Seminario lasciatemi dire che i nostri ragazzi, sin dai primi anni della loro vita, sono portatori sani di una energia straordinaria – la testimonianza di Bassetti -. Attendono solo testimoni credibili e affidabili, capaci di consigliare il modo in cui trasformare questa forza vitale estemporanea in felicità duratura». «Ma noi come cristiani, come Pastori, siamo felici? – ha chiesto il cardinale ai presenti -. Riusciamo a essere veramente padri, figure significative come testimoni e come guide? Sappiamo trasmettere la passione per la vita che conduciamo? Riusciamo a raccogliere i sogni dei giovani sul loro futuro e a trasformarli in progetti di vita alla luce del Vangelo? Riusciamo a cogliere queste scintille per farle maturare sino a diventare a loro volta luci perenni per gli altri?».

«La Chiesa sa disturbare i governanti»

«Se la Chiesa si fa davvero inondare dallo Spirito può diventare anche la coscienza critica della società e subirne quindi l’ostilità». Ne è convinto Bassetti, che ha esortato così i suoi confratelli: «Pur nella piena distinzione dei ruoli, anche noi Pastori non manchiamo di far sentire la nostra voce, quando riteniamo che siano minacciate le persone, soprattutto le più deboli».

«In questo preciso momento sono tante e delicate le questioni su cui la politica è chiamata a decidere, come il coinvolgimento del nostro Paese nella guerra in corso in Ucraina, l’applicazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il sostegno economico alle famiglie e alle imprese, la questione del Mezzogiorno, l’ambiente, l’immigrazione, il fine vita», l’elenco del Cardinale, che ha citato le parole di papa Francesco sul «delicato tema» del fine vita: «Purtroppo, negli ultimi anni c’è stato un mutamento della mentalità comune e oggi siamo sempre più portati a pensare che la vita sia un bene a nostra totale disposizione, che possiamo scegliere di manipolare, far nascere o morire a nostro piacimento, come l’esito esclusivo di una scelta individuale. Ricordiamo che la vita è un dono di Dio! Essa è sempre sacra e inviolabile, e non possiamo far tacere la voce della coscienza. Una Chiesa in ascolto dello Spirito è anche una Chiesa che, quando necessario, sa disturbare i governanti, chiedendo di tenere alto il livello della discussione, di uscire dalle logiche esclusivamente economiche e di mettere al primo posto la dignità della persona, di ogni persona», la tesi del presidente della Cei, che ha messo in evidenza alcuni dati recenti della Caritas italiana, da cui risulta che «le diocesi italiane, attingendo ai fondi diocesani, stanno svolgendo attività di accoglienza e integrazione: a oggi 148 diocesi hanno accolto quasi 11 mila ucraini, di cui circa 5 mila minori».

«Evitare qualunque forma di integralismo»

«Il credente oggi più che mai deve accettare il rischio della carità politica, sottoposta per sua natura alle lacerazioni delle scelte difficili, alla fatica delle decisioni non da tutti comprese, al disturbo delle contraddizioni e delle conflittualità sostenibili, al margine sempre più largo dell’errore costantemente in agguato – questo l’appello di Bassetti -. Il politico cristiano imbocca la strada da Gerusalemme a Gerico, non passa oltre per paura di contaminarsi, non si rifugia nei suoi affari privati. È un mestiere difficile, non c’è dubbio: non solo perché non deve assolutamente clericalizzare la politica, ma perché deve anche evitare qualunque forma di integralismo, che ridurrebbe il messaggio evangelico a una ideologia sociale». «L’esercizio della politica resti laico – la precisazione finale -. Una Chiesa in ascolto dello Spirito è anche una Chiesa che, quando necessario, sa disturbare i governanti, chiedendo di tenere alto il livello della discussione, di uscire dalle logiche esclusivamente economiche e di mettere al primo posto la dignità della persona, di ogni persona».

Sinodo, «una stagione nuova»

Il primo «effetto importante» del Sinodo «è che ci stiamo reciprocamente ascoltando» – ha rilevato Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, aprendo la 76ma Assemblea dei vescovi italiani, in corso a Roma fino al 27 maggio. «Questo non avviene senza fatica, è indubbio: però tutti stiamo percependo la bontà di una simile operazione – il bilancio del cardinale -. Stiamo rovesciando la piramide: noi Pastori non siamo più all’inizio di ogni processo ecclesiale, ma siamo piuttosto il terminale di un percorso che coinvolge tante persone di buona volontà. Stiamo cambiando la mentalità comune che delegava tutto al vescovo. Stiamo comunicando la necessità che ogni cristiano, secondo la sua specifica vocazione, partecipi attivamente e responsabilmente alla vita ecclesiale. Stiamo declinando il principio conciliare della chiamata universale alla santità. Inoltre, stiamo concretizzando quella partecipazione sempre più chiara e attiva dei fedeli laici alla missione della Chiesa, auspicata ancora dal Concilio e sostenuta con forza da papa Francesco».

«Tra un anno l’ascolto cederà il passo al discernimento sapienziale – ha ricordato il presidente della Cei -. Mi pare che si possa quindi intravedere una stagione ecclesiale nuova, ricca di straordinarie possibilità di crescita. Una vera stagione dello Spirito. Qualcuno di noi proprio durante l’Assemblea generale dello scorso anno lo aveva detto – ha proseguito il Cardinale -. Il Cammino sinodale delle Chiese in Italia non può non essere un’avventura dello Spirito. Desidero quindi riconsegnare a ciascuno di voi questa grande sfida, che andrà oltre il mio mandato e che continuerò a seguire con simpatia e nella preghiera».

«Coinvolgimento maggiore delle donne»

«È tempo di valorizzare la dimensione femminile della Chiesa attraverso scelte concrete, che legittimino il ruolo che tante donne già svolgono in vari ambiti dalla catechesi alla carità. È tempo di compiere scelte nuove per consentire un coinvolgimento maggiore delle donne nella vita della Chiesa»: il cardinale Bassetti si è soffermato sull’importanza della figura di Maria e delle figure femminili del vangelo, che «hanno molto da insegnare alla nostra Chiesa, al nostro modo di essere Chiesa».

«Gli ultimi due Motu proprio del Papa, Spiritus Domini (10 gennaio 2021) e Antiquum Ministerium (10 maggio 2021), vanno proprio in questa direzione e attendono adesso dalla Cei e da ciascun Pastore la sapienza di una loro declinazione nella prassi ecclesiale quotidiana», l’invito del cardinale, che ha poi ha ringraziato il Signore «per il cammino compiuto con ciascuno di voi: è stato un percorso che mi ha arricchito umanamente e spiritualmente. Abbiamo vissuto con intensità una dimensione che il Concilio Vaticano II ha evidenziato: la collegialità episcopale. Non è uniformità, ma esperienza di comunione nelle diversità. Con l’unico scopo indicato da san Paolo: “edificare la Chiesa”. La nostra fraternità è un dono che il tempo non cancella e che potrà solo crescere con la preghiera».

«Auguri al mio successore»

«Tra poco, come prevede lo Statuto, provvederemo alla definizione di una terna di nomi da presentare al Santo Padre per la nomina del nuovo Presidente della Cei – ha concluso Bassetti -. Non si tratta di una operazione amministrativa, ma piuttosto di una azione da compiere secondo lo Spirito», ha puntualizzato il Cardinale. «Desidero fare al mio successore i migliori auguri e mi impegno fin da ora a pregare per lui», ha concluso.

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