La visita del Presidente della Cei all’Incontro nazionale dell’Ordo Virginum delle Chiese che sono in Italia
L’incontro nazionale annuale dell’Ordo virginum delle diocesi italiane si è svolto ad Agnano Terme (Napoli) dal 23 al 27 agosto su invito dell’Arcidiocesi di Napoli. Vi hanno partecipato circa 200 donne provenienti dalle varie diocesi d’Italia.
La forma di consacrazione dell’Ordo virginum ha radici molto antiche ed è rifiorita nel post-Concilio, a partire dai primi anni Ottanta, come grazia di santificazione per molte donne e come segno del primato del regno di Dio per la Chiesa e per il mondo. In Italia le vergini consacrate sono circa 750, presenti in 123 diocesi, mentre le donne che si preparano alla consacrazione sono oltre 350. Le consacrate dell’Ordo vivono l’impegno della verginità «quale segno della Chiesa Sposa, pronta per il suo Sposo» (Nota pastorale Cei 2014) nella Chiesa diocesana, in riferimento diretto al Vescovo, e sono impegnate a testimoniare nel mondo con vivace creatività la gioia dell’incontro con Cristo a contribuire al rinnovamento di ogni area della vita umana.
Nella mattinata del 25 agosto i lavori si sono arricchiti della relazione del presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, sul tema «Il carisma dell’Ordo virginum come vicinanza e incontro con Gesù e con l’uomo. Fino alle estreme periferie». Individuando nella sponsalità il tratto distintivo del carisma dell’Ordo, Bassetti si è soffermato sulle qualità dell’amore, esperienza che l’essere umano può vivere solo come dedizione totale di sé imparando dalla dedizione verginale di Cristo e da Maria, hortus conclusus, «giardino chiuso» – come è detto dallo Sposo alla sua amata nel Cantico dei cantici. La vergine madre incarna un amore che è al tempo stesso clausura e presenza e insegna che «per donarsi totalmente bisogna possedersi totalmente». Citando san Cipriano di Cartagine, Bassetti ha invitato le consacrate a essere ciò che per vocazione sono: custodi del tesoro della verginità capaci di dare al proprio cammino il ritmo della prossimità, sperimentando un impegno sempre più attivo nella vita ecclesiale, sociale, culturale e politica, e mostrando a tutti, specie i più “scartati”, il volto materno, tenero e accogliente della Chiesa.