Nella Messa in Duomo per la prima domenica, questo l’invito dell’Arcivescovo, insieme a quello di «vigilare per non essere vittime dello spirito di menzogna»
di Annamaria
BRACCINI
«Lo spirito di menzogna seduce la gente di questo tempo con angosce e paure. Insinua la persuasione che si nasce per morire, che il tutto è destinato al nulla. Convince che non vale la pena costruire, tanto tutto sarà distrutto; non vale la pena impegnarsi in legami d’amore, amare la vita e generare vita, tanto ogni sì è destinato a diventare un no, ogni legame a spezzarsi. Lo spirito di menzogna insinua in alcuni la disperazione».
È con un riferimento alle Letture della I domenica di Avvento, in specifico all’Epistola paolina ai Tessalonicesi, ma anche al nostro tempo, che l’Arcivescovo si rivolge ai molti fedeli presenti in Duomo, per la celebrazione vespertina da lui presieduta nel contesto di una Cattedrale che torna a essere simbolo vivo e visibile, tra le navate, della grande Chiesa di Milano (leggi qui l’omelia).
La persuasione dell’irrilevanza di Dio
Concelebrata dai membri del Capitolo metropolitano e del Cem, la Messa – arricchita dai canti della tradizione ambrosiana eseguiti dalla Cappella musicale della Cattedrale – è, così, un’occasione per parlare dell’oggi attraversato e segnato da quel diffuso «spirito di menzogna che – sottolinea l’Arcivescovo – insinua l’orgoglio». Seducendo «la gente di questo tempo con lo splendore delle loro opere, con la grandezza delle loro scoperte, la persuasione della loro potenza». Con l’inevitabile risultato di persuadere anche che Dio sia irrilevante. «La gente è catturata dalla fretta, costretta a inseguire l’ultima notizia con la proibizione di domandarsi se siano notizie vere o false, con l’impossibilità di chiedersi che senso abbia tutto questo. La gente è indotta a disprezzare e a deridere coloro che si dichiarano discepoli di Gesù. Lo spirito di menzogna seduce la gente con la persuasione che la forma più alta di intelligenza sia lo scetticismo e che le persone più intelligenti, importanti, popolari sono quelle che non credono a niente». Eppure, la parola di verità rimane e l’Avvento, suggerisce l’Arcivescovo, è un tempo particolarmente propizio per vigilare, vivendo l’atteggiamento dell’ascolto, «per non essere vittime dello spirito di menzogna».
Il Signore parla
Nasce da qui l’indicazione che il Vescovo lascia a chi prende parte alla celebrazione e, idealmente, a tutta la Chiesa ambrosiana: «Ascoltate, perché il Signore vi parla. Il Signore è vivo, desidera comunicare con voi: vuole manifestare la sua salvezza, vuole darti motivi per sperare. Ascoltate, cioè imparate l’arte del silenzio pensoso. Nel chiasso e nel disordine, nella frenesia delle cose da fare e nella distrazione che insegue ogni novità non ci si accorge che c’è una parola vera, buona, affidabile per te».
«Ascoltate, cioè accogliete la parola amica come una compagnia che permette di distinguere tra il vero e il falso. Ascoltate, cioè lasciate che la parola interroghi in profondità il modo di pensare, di sperare, di temere, di attraversare la grande tribolazione. Prendete coscienza che, di fronte alla parola del Signore, non si tratta di ricevere qualche nuova idea, di avere qualche nuova esperienza, ma si tratta della vita, di tutta la vita, della identità più personale». In una parola, si tratta di tutti noi.