Nel Duomo gremito di fedeli la solenne celebrazione presieduta dal cardinale Semeraro: «Nelle loro storie di santità si manifesta la forza dello Spirito». L'intervento dell'Arcivescovo: «Più si conoscono i due Beati e più si scoprono vivi e imitabili»

beatificazione barelli ciceri (1)
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di Annamaria BRACCINI

«Il profumo che viene dalla santità, che si alza da questa Chiesa ambrosiana». Quello che si diffonde in un Duomo gremito di 1800 fedeli dove, tra le statue di migliaia di santi che vegliano dall’alto, Armida Barelli e don Mario Ciceri, vengono proclamati beati, nel rito solenne presieduto dal cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e rappresentante di Papa Francesco, concelebranti il cardinale Francesco Coccopalmerio, l’Arcivescovo e altri 26 vescovi (qui il sussidio liturgico per i fedeli). Tra loro, il vicario generale, monsignor Franco Agnesi, il segretario della Conferenza Episcopale Italiana, monsignor Stefano Russo l’assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica, monsignor Claudio Giuliodori, l’assistente ecclesiastico generale dell’Azione Cattolica Italiana e vescovo di Orvieto-Todi, monsignor Gualtiero Sigismondi, tutti gli ausiliari di Milano, padre Massimo Fusarelli, ministro generale dei Frati Minori e la quasi totalità dei presuli lombardi. E, poi, i membri del Cem e del Capitolo metropolitano della Cattedrale, il responsabile diocesano del Servizio per le Cause dei santi, monsignor Ennio Apeciti.

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Più di un centinaio i sacerdoti ambrosiani, pure concelebranti, presenti i seminaristi, i diaconi.
E, poi, naturalmente i rappresentanti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – con il rettore Franco Anelli e il prorettore vicario, Antonella Sciarrone Alibrandi -, dell’Azione Cattolica Italiana – con il presidente nazionale, Giuseppe Notarstefano, quello ambrosiano, Gianni Borsa – e la superiora dell’Istituto delle Missionarie della Regalità di Cristo, fondate da Barelli, Fiorella Pecchioli. Non mancano i sindaci e i cittadini di Veduggio e Sulbiate, i paesi in cui don Mario Ciceri era nato e svolse il suo ministero e di Marzio dove la famiglia Barelli aveva una casa di campagna e dove Armida morì il 15 agosto 1952.
In rappresentanza del sindaco di Milano, la vice, Anna Scavuzzo e per la Regione, l’assessore Stefano Bolognini. Presenti anche personalità del mondo politico nazionale come Rosy Bindi e il senatore Paolo Barelli, parente della nuova beata. Partecipano anche altri congiunti di entrambi i nuovi beati.

Il Rito di beatificazione

Dopo il saluto iniziale dell’Arcivescovo che richiama la bellezza di un’assemblea tanto numerosa, riunita, «per camminare con questi santi», si svolgono i tanti e molto significativi gesti della celebrazione, come la lettura dei profili biografici dei due beati, letti rispettivamente dalle postulatrici delle Cause di Beatificazione: per Armida Barelli, Silvia Correale e, per don Ciceri, Francesca Consolini; o come la lettura della Lettera apostolica, da parte del cardinale Semeraro, firmata da papa Francesco e consegnata ai destinatari sia per l’uno che per l’altra beata. A riceverla, per la “Sorella maggiore”, sono i 3 massimi responsabili delle grandi realtà che la videro protagonista e fondatrice, l’Università Cattolica, le Missionarie, e l’Azione Cattolica.
L’emozione è grande quando, tra gli applausi, si svelano gli stendardi con le immagini dei due beati, e durante il canto dello “Jubilate Deo”, vengono portati all’altare i fiori, i ceri, le reliquie, per entrambi, frammenti ossei – a porre la reliquia di don Ciceri è Raffaella Di Grigoli, sulla quale è stato riconosciuto il miracolo – che il Cardinale prefetto incensa. A tutti si rivolge la sua omelia, nella quale sottolinea.

L’omelia del cardinale Semeraro

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«Di entrambi i nuovi beati possiamo dire che sono «cresciuti». Don Mario Ciceri s’impegnò quotidianamente a smussare alcune spigolosità caratteriali giungendo a mostrare in sé un efficace connubio tra vita spirituale e vita pastorale al punto che tutti riconobbero in lui un sacerdote che realizzava con zelo e in fedeltà la sua vocazione. È stato paragonato al santo Curato d’Ars. Anche Armida Barelli «camminò nell’amore» con una costante limatura del suo temperamento. Quanto al beato Ciceri, durante il processo un consultore teologo dichiarò di vedere in lui “un esempio luminoso per tutti i sacerdoti, specialmente per quelli che come lui rimangono ‘alla base’, nel servizio più umile e nascosto dei fratelli”. Parlando di Armida Barelli, Giovanni Battista Montini, sin dagli inizi del suo ministero come Pastore di questa Arcidiocesi disse che a lei doveva andare “il plauso non soltanto di Milano, ma dell’Italia, per aver lasciato un’eredità che veramente arricchisce le file della vita cattolica e segnato la via per l’educazione moderna della gioventù femminile”.
In queste storie di santità umili e nascoste come quella del beato Mario Ciceri, oppure pubbliche e note come quella della beata Armida Barelli si manifesta sempre la forza dello Spirito, che il Risorto possiede senza misura. La santità è questo: seguire la scia del profumo di Cristo. Per il beato Mario Ciceri fu la vocazione al ministero sacro; per Armida Barelli fu la vocazione all’apostolato laicale. Ai tanti profumi già fragranti in questa Chiesa ambrosiana, oggi si aggiunge quello dei due Beati, la cui santità ora è ufficialmente riconosciuta perché da qui si diffonda nella Chiesa tutta e nel mondo intero».
(qui il testo integrale)

La santità del quotidiano

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Insomma tutto parla, in Duomo, di una santità del quotidiano, vissuta in modo diverso nelle vite di Barelli e Ciceri, ma ricca di un timbro tutto ambrosiano e di una straordinaria attualità. Infatti, tra le intenzioni lette durante la Preghiera universale si prega per i ragazzi, i giovani e per l’opera formativa dei nostri oratori, per tutte le donne, anche in inglese, per i docenti e gli studenti universitari e per il mondo della cultura.
Ed è bello pensare ad alcune date simboliche, nella loro realtà, che danno per intero il senso di questa santità. Come per Armida, la cui ricorrenza liturgica cadrà il 19 novembre, giorno in cui nel 1919 nacque l’Istituto delle Missionarie, segno di una straordinaria intuizione di impegno cristiano nella società, come cristiane e donne consapevoli. O come per don Mario, nato l’8 settembre 1900, il primo giorno dell’Anno pastorale della nostra diocesi del primo anno del XX secolo e morto, nel 1945, il 4 aprile, lo stesso giorno di Sant’Ambrogio. Per lui, che visse tutta la vita come semplice sacerdote coadiutore a Brentana di Sulbiate, la “festa” sarà il 14 giugno, anniversario dell’ordinazione sacerdotale, avvenuta nello stesso Duomo dove oggi è proclamato beato.

Le parole dell’Arcivescovo

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E, allora, è un altro don Mario, l’Arcivescovo nel suo ringraziamento finale, a dire  (qui il testo integrale).
«Abbiamo celebrato il riconoscimento della Chiesa nei confronti di due persone così diverse. In realtà abbiamo aperto una strada e rivolto un invito alle ragazze di buona famiglia – il riferimento è chiaramente ad Armida – e anche di famiglia modesta: ecco cosa potreste fare: diventare sante, in tempo di guerra e in tempo di pace. Diventare sante.
E abbiamo aperto una strada e rivolto un invito ai ragazzi di famiglia modesta che vivono in paesi della Brianza e anche in altri paesi, che non brillano per intelligenza e applicazione, ma anche per quelli che brillano per intelligenza e impegno. Ecco che cosa potreste fare: diventare santi.
Io non so se diventerò santo, ma un tentativo lo farò. Perciò ho deciso che celebrerò il mio onomastico non più il 19 gennaio, ricordando san Mario, martire del terzo secolo, celebrerò invece il mio onomastico il 14 giugno, memoria del beato Mario Ciceri, un santo prete ambrosiano».

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Altre celebrazioni

Dopo la beatificazione sono in programma le Messe di ringraziamento.
Domenica 1 maggio, alle 11, la celebrazione dedicata ad Armida Barelli sarà presieduta da monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale della Cattolica, nell’Aula magna dell’ateneo di largo Gemelli. Diretta su Rai1 in occasione della Giornata per l’Università cattolica. Dalle 8 alle 20 sarà possibile visitare la tomba di Armida Barelli nella Cappella dell’Università.
Mercoledì 4 maggio alle 21, a Sulbiate, l’Arcivescovo, monsignor Mario Delpini, presiederà la Messa per don Mario Ciceri; lo stesso farà il Vicario generale, monsignor Franco Agnesi, in contemporanea a Veduggio (MB), il paese natale del beato.
La memoria liturgica di Armida Barelli ricorrerà il 19 novembre, quella di don Mario Ciceri il 14 giugno.


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