Il teologo conduce cinque incontri di formazione nella parrocchia di San Simpliciano per la Comunità pastorale Paolo VI di Milano: «Questo libro esprime una ritrovata consapevolezza della fede»

di Marta VALAGUSSA

Giuseppe Angelini Cropped
Monsignor Giuseppe Angelini

La Comunità pastorale Paolo VI di Milano, in particolare la parrocchia di san Simpliciano, organizza cinque incontri formativi di introduzione al libro del Siracide. Relatore di tuti gli incontri sarà monsignor Giuseppe Angelini.

Monsignor Angelini, perché il libro del Siracide?
Il libro del Siracide è stato suggerito quale traccia privilegiata nella meditazione di quest’anno dall’Arcivescovo. L’esperienza della pandemia pare rendere molto incerti tutti i nostri cammini. Il Siracide, come tutti i libri sapienziali, è dedicato alla ricerca di un cammino sicuro. Fu scritto in un tempo in cui la voce della fede di Israele pareva messa al confino dalla sapienza greca; viviamo anche noi in un tempo simile. Su alcune pagine del libro proporremo una meditazione diffusa nei lunedì di Quaresima. In preparazione ad allora dedichiamo cinque incontri a un’introduzione generale al libro e ai suoi temi più qualificanti.

Come dobbiamo contestualizzare questo libro all’interno dei testi sacri?
Scritto in ebraico, a Gerusalemme, nella stagione tardo giudaica (verso il 180 a.C.), il libro appare come l’espressione di una ritrovata consapevolezza di sé della fede giudaica, in una stagione che la vede senza più una terra e senza identità nazionale, condannata – così pare – alla marginalità. La rinnovata coltivazione delle tradizioni dei Padri mostra invece come esse possano dischiudere una sapienza capace di parlare addirittura a tutti i popoli. La scoperta alimenta il fervore, e addirittura l’entusiasmo e l’orgoglio per l’identità giudaica. Quella del Siracide appare quasi una terza via tra la chiusura tradizionalista che sarà propria dei Farisei e la resa alla sapienza greca.

Il libro appare come un manuale per frequentare la scuola della sapienza…
Esattamente. Il Maestro, Gesù nipote di Sira, mette il libro nelle mani dei discepoli, a ciascuno dei quali si rivolge con l’appellativo confidenziale di «figlio mio». Subito all’inizio sono offerte istruzioni per entrare alla scuola di sapienza, è scritto: «Figlio, se ti presenti per servire il Signore, prepàrati alla prova» (Sir 2, 1). Ripetutamente nei capitoli che seguono l’autore si rivolge al lettore come a un figlio. L’autore si considera un epigono, vive di un’eredità a lui trasmessa dalle generazioni precedenti; e tuttavia non è affatto un ripetitore. Il suo fervore, a tratti quasi ingenuo, mostra in realtà una profonda consapevolezza della crisi della sapienza convenzionale e una sofisticata conoscenza della sapienza greca; con essa discute e anche polemizza senza complessi di inferiorità».

Si comincia lunedì 18 gennaio con un’introduzione al libro. Il 25 gennaio verranno affrontati i primi due capitoli sul tema de “Il timore del Signore, sorgente della sapienza”. Lunedì 1 febbraio sarà approfondito il capitolo 24, “La sapienza e la torah”. L’8 febbraio il capitolo 39, “La sapienza e il tempo”. Infine lunedì 15 febbraio la conclusione con il capitolo 15, “La sapienza e la libertà dell’uomo”.

Gli incontri si terranno anche in presenza, nella Basilica di San Simpliciano a Milano, tra le 21 e le 21,45. Sarà però attivo anche un collegamento su piattaforma Zoom. Per avere l’invito occorre richiederlo alla segreteria della Parrocchia, scrivendo a sansimpliciano@libero.it.

 

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