Il Sinodo minore a tema della settimana residenziale a Eupilio organizzata dalla Formazione permanente del clero e dalla Fondazione Opera Aiuto Fraterno; al termine interverrà l’Arcivescovo. Don Tarcisio Bove: «C’è interesse a cogliere i segni del cambiamento, non deve sorprendere che anche oltre i 70 anni rimanga il desiderio di aggiornarsi e approfondire»
di Filippo
MAGNI
Hanno più di 70 anni e un grande desiderio di approfondire l’attualità. Sono una quarantina di sacerdoti che, da lunedì 4 a venerdì 8 giugno, si riuniscono presso la Casa dei Padri Barnabiti di Eupilio (Como) per cinque giorni di formazione sul tema del Sinodo minore “Chiesa dalle genti”. Organizzata dal Vicariato per la formazione permanente del clero e dalla Fondazione Opera Aiuto Fraterno, spiega il vicepresidente don Tarcisio Bove, «l’iniziativa si sviluppa in un clima di fraternità tra “sacerdoti anziani” che desiderano avere ancora una parte attiva nella Chiesa».
Diverse le figure autorevoli invitate. L’Arcivescovo, monsignor Mario Delpini, interverrà a conclusione dei lavori. In apertura della settimana il Vicario generale, monsignor Franco Agnesi, proporrà una commemorazione del cardinale Carlo Maria Martini, con il quale condivise diversi anni al servizio della Diocesi come Pro-vicario generale e Moderator Curiae. «Proprio Martini affermava che ogni età è educabile: vale anche per i sacerdoti, la cui formazione permanente dura tutta la vita», ricorda Bove.
Nelle giornate di Eupilio sono previsti interventi di don Paolo Steffano e don Paolo Selmi. Il primo è parroco a Baranzate, paese spesso definito come il più multietnico d’Italia. Don Selmi invece ha avviato da qualche tempo un percorso di incontro e conoscenza, in parrocchia ad Affori, con alcune famiglie musulmane. Soprattutto nei momenti forti dell’anno delle due religioni, come il Ramadan e il Natale. «I due sacerdoti ci aiuteranno ad approfondire il tema della “Chiesa dalle genti” – spiega don Bove-, raccontandoci la loro esperienza ante litteram di una riflessione sinodale per certi versi anticipata. Già da tempo, nelle loro realtà, hanno affrontato la ricchezza della presenza di persone di origine straniera all’interno della comunità cristiana».
Tra i relatori ci saranno anche il professor Mario Mozzanica e don Giuseppe Como: quest’ultimo in particolare approfondirà il ruolo dei diaconi permanenti, mentre il compito della testimonianza artistica e di vita è affidato al Coro Elikya (“speranza” in congolese), gruppo formato da circa 40 coristi di 16 nazionalità diverse, che si definisce come «un laboratorio di ricerca e sperimentazione creativa» che alterna la musica al racconto delle esperienze personali di migrazione.
«Non deve sorprendere che, superati i 70 anni, i sacerdoti abbiano ancora il desiderio di aggiornarsi, approfondire, studiare la realtà», rileva don Tarcisio Bove. In parte perché forse, educati in una società differente, si lasciano accompagnare con consapevolezza in un’attualità non semplice da comprendere. «Sono molto interessati a cogliere i segni del cambiamento, anche nell’ottica delle nuove generazioni – conferma -: lo scorso anno approfondimmo il tema dei giovani, la fede e il discernimento vocazionale». Anche perché, prosegue, «il ministero sacerdotale dura tutta la vita, anche quando arriva una stagione nella quale alcuni compiti in parrocchia diminuiscono o vengono a mancare. E così è necessario ripensarsi, anche approfittando delle minori incombenze». D’altra parte, conclude, «ce lo ripetono spesso i relatori: raramente incontrano una richiesta di approfondimento, un desiderio di comprensione intenso come quello dei sacerdoti anziani».