Guidati dall’Arcivescovo, dal 24 al 26 ottobre Vicari, sacerdoti e diaconi permanenti ricalcheranno le orme dell’Apostolo, che portò il Vangelo sull’isola dove giunse naufrago. «Come lui cercheremo di cogliere ciò che lo Spirito chiede anche nelle situazioni impreviste», spiega monsignor Ivano Valagussa
di Claudio
Urbano
Sbarcò per caso, San Paolo a Malta. O meglio, ci arrivò facendo naufragio, dopo una drammatica navigazione, nel viaggio che lo avrebbe portato, prigioniero, a Roma. Ma anche questa fu un’occasione di evangelizzazione e, ancor prima, di incontro con gente di «rara umanità», come raccontano gli Atti degli apostoli.
Sulle rotte dell’evangelizzazione
Ne ripercorreranno le orme, certamente con un approdo più tranquillo, i sacerdoti diocesani che contano già dieci anni di ordinazione. Dal 24 al 26 ottobre, Insieme all’Arcivescovo, ai Vicari e ai diaconi permanenti, saranno infatti in pellegrinaggio sull’isola (per i preti più “giovani” la meta sarà invece il Marocco, a febbraio, nei luoghi di Charles de Foucauld). Un programma intenso sulle rotte dell’apostolo delle genti, dunque, seguendo il tema dell’evangelizzazione, che già tre anni fa portò i sacerdoti ambrosiani a Cipro, ripercorrendo il viaggio di Paolo e Barnaba, in occasione del mese straordinario per l’evangelizzazione voluto da papa Francesco.
«Il confronto con l’esperienza di Paolo ci pone di fronte anche agli aspetti faticosi, per certi versi drammatici della missione – sottolinea monsignor Ivano Valagussa, responsabile della Formazione permanente del clero -. Il naufragio mette in luce l’aspetto della fragilità, dell’accoglienza da parte di persone estranee, ma è anche, allo stesso tempo, un’occasione per la condivisione del Vangelo, nell’attesa di un tempo favorevole per riprendere la rotta. L’esperienza di Paolo ci ricorda che non tutto è programmabile, ma anche che si può cogliere quello che lo Spirito chiede anche nelle situazioni impreviste, al di là della programmazione pastorale», come nella condivisione calda che Paolo trovò a Malta.
Del resto, sottolinea ancora Valagussa, «essere evangelizzatori significa innanzitutto essere lì dove sono le persone, condividere la strada di tutti». E infatti – ricorda – la prima definizione dei Cristiani che si trova negli Atti degli apostoli è «quelli della via», ovvero quelli della strada: così li individuava Saulo nelle sue persecuzioni, prima della conversione.
Meditazioni, incontri e visite
Saranno tanti anche gli incontri, le esperienze che i sacerdoti faranno a Malta. A partire dalle meditazioni, guidate da biblisti dell’isola: la prima, ritagliandosi uno spazio di silenzio proprio in quella “Baia di San Paolo” dove secondo la tradizione approdò l’apostolo. E poi ancora l’incontro e la celebrazione eucaristica con il Vescovo di Malta, nella cattedrale di Mdina, e poi con il Vescovo di Gozo, la seconda isola dell’arcipelago. Mercoledì, oltre alla visita a La Valletta, la capitale, sarà dedicato all’incontro con la società civile, in questo caso rappresentata direttamente dal Presidente della Repubblica di Malta. In un pellegrinaggio che – sottolinea Valagussa – «vuole essere anche un tempo di condivisione e di crescita nella fraternità presbiterale», l’ultimo giorno sarà poi scandito dalla visita alla basilica di Ta’ Pinu, il santuario mariano dell’isola.
In un viaggio fatto di incontri, ci sarà anche la visita al Giovanni XXIII Peace Lab, centro di accoglienza per i migranti animato ormai da molti anni da padre Dionysus Mintoff, frate francescano. «Pur avendo ormai superato i novant’anni, è animato da un’assoluta freschezza e vitalità», nota monsignor Valagussa. Come i primi cristiani incontrati da San Paolo, anch’egli, senz’altro, è tra «quelli della via».