Redazione

Chi l’ha detto che l’educazione dei più piccoli debba essere per forza affidata a figure professionali? L’esperienza dei nidi famiglia, nati dall’organizzazione e dal mutuo aiuto di famiglie tra loro, sono la dimostrazione che la comunione di esperienze sia un modello altrettanto efficace.

di Cristina Conti

Sempre più divisi tra lavoro e famiglia i genitori dei più piccoli possono trovare oggi un valido aiuto nei nidi familiari. Nascono da associazioni di genitori che si accordano per la cura e l’assistenza dei propri figli nella casa di uno di loro.

Per attivarli basta che una famiglia sia disposta ad accogliere presso la propria abitazione (comprensiva almeno di cucina abitabile, 2 camere e servizi) o presso altri spazi idonei, un numero massimo di 4 bambini nella fascia di età 6 mesi/3 anni (compresi i figli della famiglia ospitante), per un tempo giornaliero non superiore alle 5 ore consecutive.

«Si tratta di un modello che in altri paesi europei è sempre stato utilizzato soprattutto al nord dalle madri che decidevano di lasciare il lavoro per badare ai propri bambini», dice Paola Soave del Sidef, sindacato delle famiglie.

Con flessibilità e senza troppe catene burocratiche viene così offerto ai bambini un ambiente domestico accogliente e la compagnia di coetanei. Il nido famiglia si differenzia, infatti, dagli altri servizi per la prima infanzia perché le famiglie concordano le modalità organizzative e la proposta educativa, tenuto conto delle effettive necessità assistenziali ed educative dei bambini, assumendosene in toto la responsabilità.

Chi vuole aprirne uno, inoltre, non ha bisogno di nessuna autorizzazione al funzionamento: è solo tenuto a inoltrare al comune di ubicazione del servizio la dichiarazione di inizio attività, che sostituisce a tutti gli effetti l’autorizzazione. La legge stabilisce per i nidi famiglia dei requisiti minimi per ricettività, struttura in generale (è richiesta solo l’abitabilità), articolazione della struttura, spazi per cucina/scaldavivande.

«Non si può formare la famiglia solo attraverso gli esperti – dice Soave -, la comunione delle esperienze è un metodo ancora più efficace. Autorevolmente guidati, ci si può aiutare a vivere un’esperienza familiare più responsabile e più autentica. Questa legge sta attuando sul territorio una rete di solidarietà tra famiglie, una rete di nuove associazioni familiari, una rete di servizi alla famiglia».

Nella realtà, comunque, i nidi famiglia si sono spesso sviluppati in collaborazione con gli Enti locali, che hanno sostenuto questo servizio innovativo per garantire un’offerta maggiore e permettere a tutti i cittadini di avere un servizio più leggero e flessibile. Per informazioni sui centri per la prima infanzia comunali ci si può rivolgere direttamente al proprio comune di residenza.

Ti potrebbero interessare anche: