Nel contesto della visita pastorale al Decanato Barona-Giambellino, domenica 22 gennaio l’Arcivescovo è atteso alla Cooperativa che lavora con ragazzi e ragazze con disabilità medio-grave
di Claudio
Urbano
Una storia iniziata nel 1992 dalla dedizione dei padri Agostiniani e di alcune famiglie, che si sono messe a disposizione quando c’era da trovare una nuova sede e sostenere gli operatori di un laboratorio protetto per disabili. Così ha preso slancio la Cooperativa Santa Rita che – come spiega la responsabile Maria Grazia Costantini – oggi lavora con 34 ospiti, ragazzi e ragazze con disabilità medio-grave, nella sede realizzata proprio accanto al Santuario intitolato alla Santa delle cause impossibili.
Motivazioni individuali
L’obiettivo, in un programma di attività diurne molto strutturato, è lo sviluppo di abilità cognitive e manuali utili a una vita in maggiore autonomia o, per i ragazzi con disabilità più grave, il mantenimento delle competenze già acquisite. Anche quelle di base, per esempio saper leggere che ora è. Ciascuno, all’interno di servizi accreditati con il Comune di Milano, è seguito con un progetto individualizzato. «E dunque ciascuno ha la propria motivazione, alla mattina, per venire in Cooperativa», evidenzia Costantini, sottolineando l’importanza di un percorso che avvicina gli ospiti alla vita adulta, con cui inevitabilmente si confrontano: «Tutti i giorni, per esempio, i ragazzi vedono i loro familiari che vanno al lavoro; ma anche loro, in molte attività, realizzano qualcosa che è utile per gli altri».
Un lavoro riconosciuto
Un piccolo lavoro in cui sono coinvolti è l’assemblaggio di giochi in plastica per un’azienda di giocattoli dell’hinterland milanese. Attività di ergoterapia, questa, che cela molteplici finalità: non c’è solo lo sviluppo della manualità, ma anche l’aspetto della responsabilità di produrre qualcosa per i bambini; e anche, a fine mese, un piccolo compenso economico, a dare il riconoscimento del lavoro svolto dai ragazzi. Un’altra preziosa collaborazione è con l’associazione “Mani di mamma” di Pavia: tre ragazzi che sanno lavorare a maglia, a cui si sono aggiunti diversi volontari, confezionano i corredini per i bambini nati prematuri all’Ospedale San Matteo. E poi tante altre attività, in cui gli ospiti possono esprimere loro stessi. Nei brevi articoli del giornalino, che consentono di sviluppare le abilità di scrittura e la capacità di utilizzare internet, i ragazzi affrontano temi che in fondo sono di tutti, quando immaginano per esempio i pro e i contro di avere una fidanzata.
In rapporto con il territorio
Ci sono poi diverse “uscite” nel quartiere, anche in questo caso con il duplice obiettivo di creare occasioni di relazione e di impegnarsi in qualcosa che, ancora una volta, assume la regolarità tipica del lavoro: è ormai rodato, il lunedì, il ritiro di frutta e verdura invenduta dagli ambulanti del mercato rionale, che ormai conoscono i ragazzi e li aspettano con le cassette da ritirare, che vengono poi consegnate a un’associazione locale. Tra le novità di quest’anno la collaborazione con la Cascina Battivacco, dove i ragazzi, seguiti da una specialista, hanno piantato le viole e preparato i bulbi da vendere nei vasetti.
Giornate intense, dunque, in cui agli operatori si aggiunge il contributo dei volontari, «per noi preziosi», sottolinea Costantini. Alcuni di loro hanno coniato uno slogan che non può che affascinare: «Diversamente abili, ugualmente felici». Domenica 22 gennaio la visita dell’Arcivescovo sarà certamente «un’occasione per conoscerci, e anche per diffondere l’invito a chi volesse avvicinarsi a questa realtà», rilancia la responsabile.
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