Aperta una nuova area appositamente pensata per accogliere i sacerdoti malati o non autosufficienti. Ospiterà 16 persone
di Stefania
Cecchetti
Con l’invecchiare della popolazione cresce, anche tra i sacerdoti, il numero degli anziani bisognosi di assistenza. Per venire incontro alle nuove esigenze demografiche, la Sacra Famiglia di Cesano Boscone, in accordo con la Diocesi, ha aperto una nuova area di accoglienza per preti anziani e ammalati, che si aggiunge alle altre due gestite sul territorio dalla stessa Fondazione: presso le Rsa «Borsieri» di Lecco e «La Magnolia» di Castronno.
«La nostra intenzione – spiega don Marco Bove, presidente di Fondazione Istituto Sacra Famiglia Onlus – è stata quella di creare un luogo più simile a una casa, che a un reparto di degenza, dove sia possibile poter fare vita comune con gli altri sacerdoti». E infatti il «Nuovo San Carlo preti» di Cesano Boscone – questo il nome dell’area nata dalla ristrutturazione di un’area precedentemente usata dalle suore di Maria Bambina – mette a disposizione, oltre alle stanze, un’ampia cappella, spazi per ricevere ex parrocchiani, amici e parenti in visita, una sala comune per il pranzo e una sala polifunzionale, da usare come palestra o per altre attività.
«La nuova struttura può ospitare 16 sacerdoti, con la possibilità di aggiungere altre quattro stanze in futuro, al piano terra dello stesso edificio – continua Bove -. Nel precedente reparto di degenza per preti anziani che avevamo alla Sacra Famiglia, il San Vincenzo, potevamo ospitare solo 10 persone». Un aumento della capienza che si dimostra più che mai utile: sono passati solo pochi giorni dall’apertura del «San Carlo» e sono in arrivo già tre nuovi sacerdoti.
Don Bove: «Desiderano un contatto con la vita della Diocesi»
Quali sono le esigenze e i desideri dei preti anziani, oltre al bisogno di cure? «Di non essere solo “parcheggiati” e accuditi, ma di poter vivere ancora una dimensione comunitaria e spirituale. Dove possibile, il loro desiderio è esercitare ancora il ministero sacerdotale», spiega don Bove. Per questo, già ora, i sacerdoti accolti presso la Sacra Famiglia che non hanno difficoltà di salute, possono collaborare per le comunioni e per le confessioni agli ammalati, sia all’interno della Rsa – aiutando i frati cappuccini che se ne occupano da tempo -, sia nella vicina parrocchia di Cesano Boscone.
Quello di cui però sentono maggiormente la mancanza i sacerdoti anziani, secondo Bove, è il sentirsi parte della vita della Diocesi: «A una certa età, dopo una vita dedicata alle proprie comunità, può subentrare la sensazione di sentirsi messi da parte. Ma non è così, perché la Diocesi ha molta cura e attenzione per i suoi preti anziani e ammalati, come dimostra anche l’ampio servizio apparso sul numero di marzo del mensile diocesano il “Segno”, che i sacerdoti qui ricoverati hanno apprezzato tantissimo» (leggi qui).
Proprio nell’ottica di valorizzare il legame tra il clero anziano e la Diocesi, aggiunge don Bove, «abbiamo ipotizzato che periodicamente, diciamo una volta al mese, i Vicari di zona, il Vicario generale o lo stesso Arcivescovo, che spesso ci fa visita, possano trascorrere qui da noi una mezza giornata insieme ai sacerdoti anziani qui accolti, condividendo la celebrazione, un pasto e anche un momento di chiacchierata sulla vita della diocesi».
La Diocesi ha in programma anche una inaugurazione ufficiale, alla presenza dell’Arcivescovo, del nuovo «San Carlo», ma intanto, conclude don Bove, «è bene far conoscere che esiste questa residenza e che qui si sta bene perché la Sacra Famiglia non è solo un ospedale, ma un “villaggio” accogliente».