Profondo conoscitore del mondo islamico, il responsabile del Cadr ha appena raccolto la sua esperienza nel libro «50 anni di presenza dei Musulmani a Milano»
di Annamaria
BRACCINI
«Credo che in questi anni di crescente presenza musulmana a Milano e nel territorio della Diocesi, i rapporti vicendevoli tra gli Islam e la nostra Chiesa si siano incrementati, ma soprattutto migliorati. La conoscenza reciproca e la stima, ma anche il lavoro insieme, come peraltro auspica il Concilio Vaticano II, sono realtà molto buone e costruttive». A dirlo è don Giampiero Alberti, responsabile del Cadr (Centro Ambrosiano di Documentazione per le Religioni), collaboratore del Servizio per l’Ecumenismo e Dialogo della Diocesi e profondo conoscitore del mondo islamico. Sua una pubblicazione – «è il racconto della mia esperienza sul campo», spiega – edita in questi giorni, dal titolo 50 anni di presenza dei Musulmani a Milano.
La pandemia ha portato mutamenti in questo dialogo?
Questo periodo ci ha fatto riscoprire il valore dell’essere credenti nell’unico Dio. Parlando, infatti, ci siamo detti spesso le medesime parole: «Dobbiamo pregare e aiutare chi ha bisogno». Ma bisogna sottolineare che, concretamente, in tutti questi anni ci siamo sempre più conosciuti. Come Chiesa cattolica abbiamo incontrato i responsabili di ogni Centro islamico che nasceva – oggi sono oltre una quindicina quelli che, in città, aiutano la Comunità a pregare e a educare i figli – e questo ha portato a un clima di proficua relazione e a una cultura di vera fiducia reciproca.