Un itinerario in 4 tappe sulla sofferenza curato da don Franco Manzi tra le lettere di San Paolo e la vicenda umana e cristiana di Santa Gianna Beretta Molla
di monsignor Paolo MASPERI
Rettore del Santuario diocesano della Famiglia Santa Gianna Beretta Molla (Mesero)
Un cammino non ha mai un punto fermo. Una tappa è passaggio obbligato, impegno decisivo, sensibilità rinnovata. Così è il cammino di ogni famiglia, il desiderio preciso di santità, il passaggio della Porta Santa: eventi di Grazia in cui lo sforzo si esprime con qualche piccolo risultato. Così anche il cammino rappresentato da un ciclo di incontri, riflessioni, motivazioni per un vero impegno di vita.
Il Santuario diocesano della famiglia di Mesero – che in Santa Gianna Beretta Molla ha un modello di vita e di cammino di santità – promuove anche quest’anno alcuni incontri a cura di don Franco Manzi, biblista del Seminario di Venegono, per una riflessione che trova spunto e riferimento nelle lettere di Paolo: anche Santa Gianna, in vita e in morte, ha sperimentato la capacità cristiana di affrontare la sofferenza.
Vorremmo dunque partire dalla spiritualità di San Paolo, nelle due Lettere ai Filippesi e nella seconda Lettera ai Corinzi, per cogliere quelle tappe che anche oggi ogni famiglia prova e vive. “Tra resistenza e resa”, come Paolo e Santa Gianna il credente affronta un impegno oblativo per dare a Dio Padre con Gesù una testimonianza che renda possibile un’offerta gradita a Dio.
Sempre in Paolo si trova anche la dinamica dello svuotamento di Cristo e la compassione provvidente di Dio, che chiama a una esaltante sequela vissuta dalla coppia cristiana nella famiglia come risposta all’amore manifestato da Gesù. Ma alla fine la debolezza di ogni cristiano è sublimata e resa forte dall’onnipotenza di Dio.
Se questo itinerario non è fumo o chiacchiera insensata, ma la reale possibilità di chi rende la sua vita risposta gradita a Dio, la proposta di quest’anno vuol essere un’occasione particolare per capire il cammino di santità che Santa Gianna ha vissuto nello sguardo a Cristo, alla sua famiglia, alla comunità ecclesiale.
Non resta allora che l’invito a cogliere questa opportunità e occasione per dare coraggio ad una vita gioiosa ed esemplare.