Alle 18 evento online nel contesto del 30° Festival Cinema Africano, Asia, America Latina

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Anche nel 2021 il Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina – Fescaaal sarà la cornice di Africa Talks, l’appuntamento annuale di approfondimento, giunto alla sua quarta edizione, su un continente in continua trasformazione.

Africa Talks è un format nato dalla collaborazione tra Associazione Centro Orientamento Educativo – Coe e Fondazione Edu, entrambi impegnati da decenni a promuovere istruzione e cultura in Africa e con l’Africa, nel contesto del Fescaaal, quest’anno nella sua 30ª edizione dal claim “MiWorld From A to Zebra”, che si terrà online dal 20 al 28 marzo.

«Fondazione Edu è impegnata dal 2006 nella promozione dell’istruzione universitaria in Africa, attraverso un sistema di borse di studio che finora ha permesso di sostenere più di 400 studenti – sottolinea Matteo Stefanelli, Presidente Fondazione Edu -. Parallelamente, dal 2017 la Fondazione ha voluto affiancare un’attività di approfondimento culturale sull’Africa contemporanea, grazie all’iniziativa Africa Talks. Per la quarta edizione abbiamo scelto di affrontare il tema delle città, dall’urbanizzazione all’abitare, dalle nuove architetture all’accesso alle risorse: da sempre lavoriamo in grandi città, in collaborazione con Università africane, e pensiamo che guardare allo spazio urbano possa permettere di capire alcune delle dinamiche rilevanti che segnano il continente nel presente e nel prossimo futuro».

Dopo i tre appuntamenti degli anni precedenti – “Africa continente del futuro. Università e nuova imprenditoria” (2017), “WWW! What a Wonderful World. Come le nuove tecnologie stanno cambiando l’Africa” (2018), “Back to the roots. Agricoltura e alimentazione tra vecchi e nuovi saperi” (2019) – la quarta edizione torna quindi a raccontare l’Africa, questa volta mettendo al centro le trasformazioni urbane delle sue metropoli.

La letteratura e i rapporti internazionali dicono che degli ulteriori 2,0 miliardi di persone che popoleranno il pianeta tra il 2019 e il 2050, si stima che 1,05 miliardi (52%) saranno nei paesi dell’Africa sub-sahariana. Questo significa un aumento in termini assoluti della popolazione africana, ma ci racconta soprattutto di un continente che ospiterà nuove città, e mostra trasformazioni in atto delle città esistenti. Questa – come dicono gli studiosi – non è una transizione che deve ancora avvenire, ma sta già avvenendo, dove alla crescente concentrazione della popolazione africana nelle città, corrispondono la trasformazione del paesaggio urbano, l’aumento di richieste di materiali da costruzione, cibo, energia e acqua.

Questioni come “quante persone abitano queste città”, o “dove esattamente hanno intenzione di vivere durante la loro vita” diventano critiche, specialmente se si stanno utilizzando risorse già scarse o vanno prese decisioni a lungo termine che fisseranno le infrastrutture da cui dipendono decine di milioni di mezzi di sussistenza e prosperità.

La città africana appare sempre più in un certo senso come un arcipelago di aree diverse (per lo più non collegate), connesse principalmente attraverso reti informali o locali che rafforzano i legami all’interno delle comunità ma non con la città nel suo insieme.

Descrivere, attraversare, studiare questi cambiamenti e trasformazioni, diventa così essenziale per potersi dotare di nuovi elementi di comprensione di ciò che è oggi forse il paese più dinamico del pianeta.

Da queste premesse, e dai più recenti studi internazionali in materia di urbanistica, architettura, politiche abitative, muoverà il confronto di Africa Talks 2021, domenica 21 marzo alle 18, che vede come curatrice e moderatrice Maria Chiara Pastore, ricercatrice presso il DAStU – Dipartimento architettura e studi urbani del Politecnico di Milano, esperta di trasformazioni urbane in Africa.

L’evento online vede protagonisti quattro ospiti che dialogheranno sulla trasformazione di alcune tra le metropoli più importanti dell’Africa Subsahariana, con particolare riferimento ai rispettivi abitanti.

Rahel Shawl, architetta, racconterà della trasformazione di Addis Abeba, in un costante dialogo tra il futuro la necessità di preservare luoghi per l’identità e per la memoria collettiva dei suoi abitanti, e nello specifico, di come è importante formare giovani professionisti capaci di interpretare queste sfide. Yvonne Aki-Sawyerr OBE, sindaca di Freetown dal 2018, parlerà dell’esperienza di trasformazione della città sotto il mandato politico, e in particolare della transizione ambientale di questa metropoli in grande crescita, con particolare riferimento alla sfida ambientale. Mutinta Munyati, rappresentante UN Habitat, descriverà, attraverso la comparazione dei diversi casi di lavoro nell’istituzione che rappresenta, come le generazioni più giovani abitano le metropoli dell’Africa Subshariana, ponendo alcune questioni specifiche legate alla pandemia in corso. Il regista angolano Fradique, autore del film in concorso al Festival Air Conditioner, affronterà il tema della relazione tra città e arte, in particolare nella città di Luanda dove gli artisti interpretano i segni profondi che la crescita vertiginosa e non pianificata della città durante la guerra civile ha lasciato negli edifici e nelle persone e li traducono in creazione estetica urbana e contemporanea.

Seguirà la proiezione di The Great Green Wall (Jared P. Scott, USA 2019). Prodotto da Fernando Meirelles (Cidade de Deus), è il coast to coast africano, da Dakar a Gibuti, della star della musica maliana Inna Modja che intraprende un viaggio appassionante lungo il percorso del progetto della Grande Muraglia Verde, una barriera di 8.000 km di alberi per affrontare i mutamenti climatici, i conflitti e le migrazioni di massa e dare una speranza di futuro al continente.

Talk e film gratuiti previa registrazione obbligatoria scrivendo a: p.cattaneo@coeweb.org

 

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