Attivista e leader dell’opposizione dei popoli indigeni alla deforestazione, porterà la sua testimonianza al Festival della Missione
di Annamaria
Braccini
«Resistere per esistere». Lo scandisce come uno slogan e lo ripete più volte con un’emozione chiara nella voce, Adriano Karipuna, attivista e leader del popolo Karipuna, nel territorio di Rondônia in Amazzonia, simbolo della battaglia degli indigeni brasiliani di cui indossa orgogliosamente il tradizionale copricapo piumato. Anche lui sarà un testimone al Festival della Missione e già il titolo della conferenza, in programma alle 18 di sabato 1 ottobre, nella quale racconterà la lotta del suo popolo, dice tutto: «Oltre l’economia che uccide».
Vi sentite minacciati, persino nella vostra sopravvivenza, come popolo amazzonico?
Sì. Se non resistiamo la foresta morirà e noi con lei. Non possiamo smettere di lottare e dobbiamo resistere ancora. Per questo sono già venuto tre volte in Italia, per chiedere aiuto affinché la deforestazione si fermi, così come sottolinea la campagna che è stata lanciata dall’associazione di cooperazione internazionale Cospe al fine di sensibilizzare il mondo su una questione che riguarda tutti. La foresta amazzonica è ricca di biodiversità e questo è importante non solo per noi, che viviamo al suo interno, ma per l’intero pianeta, come ho detto anche a papa Francesco.
Lei ha incontrato il Papa durante il Sinodo dell’Amazzonia. La Chiesa cattolica appoggia la vostra battaglia?
Sì. Siamo sostenuti da organismi come il Consiglio indigenista missionario (Cimi), organismo della Chiesa brasiliana che cammina accanto ai popoli indigeni e che ha sede a Porto Velho, capitale brasiliana dello stato di Rondônia. Inoltre ci sentiamo appoggiati dal Coordinamento della Pastorale indigena. Ma anche queste realtà sono oggi minacciate proprio a causa dell’aiuto che ci stanno dando. Per questo ho lasciato momentaneamente la foresta, partecipando a convegni e manifestazioni e denunciando ciò che sta accadendo in Amazzonia, perché non si dimentichi il dramma dei nostri popoli. La nostra lotta è quotidiana: tutti i giorni, ogni settimana, ogni mese ci sono indigeni che vengono uccisi solo perché difendono la terra e la foresta. È molto triste, ma non ci arrenderemo mai. Nel mio intervento al Festival della Missione dirò questo: «Aiutateci perché non c’è più tempo, la foresta sta morendo. Rimaniamo uniti in una lotta che ci deve vedere insieme. Il nostro grido è resistere per esistere».