Questo il tema della Giornata parrocchiale dell’Associazione in tutta la diocesi. La presidente diocesana Silvia Landra: «Stiamo proponendo percorsi di valorizzazione dell'impegno sociale e politico dei nostri soci»
di Marta VALAGUSSA
Domenica 11 ottobre nella Diocesi di Milano si celebra la giornata parrocchiale di Azione Cattolica, tradizionale appuntamento che apre il cammino annuale dell’associazione. Ne parliamo con Silvia Landra, presidente diocesana di Ac.
Quest’anno il tema della giornata parrocchiale è «Cristiani con gioia anche nei giorni feriali. Il valore dell’associarsi». Perché ancora oggi ha senso aderire a una realtà associativa e vivere in maniera comunitaria la propria fede?
Oggi ha senso associarsi perché viviamo un contesto e un tempo di solitudini profonde. Riscoprirsi insieme è esperienza forte e consolante di cui abbiamo grande bisogno, soprattutto se ci sono in gioco le questioni più importanti della nostra vita, quelle che riguardano le scelte di fondo. Nel solco della «ecologia integrale» che ci presenta l’enciclica di papa Francesco, le forme della condivisione sono un vero e proprio “risparmio sociale”, una ricchezza umana che moltiplica le risorse. Nei suoi 150 anni di storia l’Ac racconta come tanti uomini e donne siano stati capaci di organizzarsi collettivamente in forme nuove e creative in risposta alle caratteristiche del tempo che stavano vivendo.
Come si inserisce il cammino annuale dell’Ac nel contesto diocesano?
In Ac rispondiamo alle sollecitazioni dell’Arcivescovo assumendo come questione importante quella di cogliere il nesso tra Vangelo e cultura nella concretezza del vivere. C’è un bel cambiamento da fare dentro noi stessi per rivedere i modi e gli strumenti con i quali parliamo della fede. «Educarsi al pensiero di Cristo» oggi ci impone di non fare esattamente quello che si è sempre fatto, ma di sperimentare il brivido della strada nuova, del dubbio, della ricerca. Nella vita di tutti e ogni giorno si possono intravedere tante pagine di Vangelo abitato e vissuto, di cui non sempre siamo consapevoli. È in questa ottica che stiamo proponendo percorsi di valorizzazione dell’impegno sociale e politico dei soci di Ac. Pensiamo anche alle numerose scelte di accoglienza di singoli e famiglie che vogliamo promuovere.
A novembre si terrà a Firenze il Convegno ecclesiale sul nuovo Umanesimo, mentre a dicembre verrà aperto a Roma il Giubileo sulla Misericordia. Cos’ha da dire l’Ac rispetto a questi grandi temi?
Con le Ac delle diocesi lombarde si è concordi nel favorire una riflessione sul nuovo umanesimo che metta decisamente al centro la vita della gente, senza fughe in una teorizzazione troppo complessa. La realtà va fatta parlare. Alle opere di misericordia abbiamo dedicato quest’anno le tappe principali del percorso spirituale (la lectio, gli esercizi), consapevoli che il richiamo più forte che ci viene dal Giubileo riguarda lo stile delle relazioni fra di noi. In Ac si vuole dare forza ai progetti che contribuiscono alla vivacità della Chiesa, come il gruppo teologico, la formazione delle diaconie (ovvero i coordinamenti delle comunità pastorali), il percorso per i consiglieri pastorali che lo richiedono, le nuove linee per la promozione di figure che sappiano animare il gruppo degli adulti. Si sta avviando anche un progetto specifico per condurre responsabili e gruppi a riflettere sull’economia, sul capitale sociale, sull’uso dei beni nella Chiesa, sul bilancio di missione delle realtà ecclesiali.
Milano, città dell’Expo, è molto cambiata negli ultimi anni e può tornare a essere guida morale ed economica del nostro Paese. Quale ruolo può giocare l’Ac in questo rinnovamento della vita democratica e civile della nostra città?
Città e comunità cristiana sono attenzioni costanti nella formazione di base che propone l’Ac. Dell’Expo ci interessa valorizzare i frutti positivi, soprattutto gli stimoli che possono aver raggiunto molti inducendo a riflettere sul bene-pianeta e sul cibo come risorsa per tutti. Siamo convinti di poter avere una parte significativa, in collaborazione con altre realtà aggregative, per contribuire a una città che non viva di eventi, ma di solidarietà costruita su basi solide.