Venerdì 18 novembre la Giornata di preghiera per le vittime: l’impegno della diocesi

di Luisa BOVE

Abusi-minori

Una giornata di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi nella Chiesa. Un’occasione per pregare e chiedere perdono. La Giornata nazionale, dal titolo «Il Signore risana i cuori affranti e fascia le loro ferite» (salmo 147), si tiene venerdì 18 novembre. La Diocesi ambrosiana invita tutte le parrocchie e comunità a organizzare un incontro di preghiera anche per sensibilizzare sul tema e sulla prevenzione degli abusi sessuali, di potere e di coscienza. I Vescovi lombardi che terranno a Milano il loro prossimo incontro proprio venerdì, a margine della riunione si riuniranno nella cappella arcivescovile per pregare insieme per le vittime di abuso (leggi qui).

Il Servizio regionale: puntare alla prevenzione

Intanto continua e si intensifica il lavoro di prevenzione da parte del Servizio regionale Tutela minori e adulti vulnerabili. «Il 15 ottobre scorso – spiega il coordinatore don Tarcisio Bove – abbiamo tenuto un incontro con i referenti dei Servizi diocesani e interdiocesani (Crema, Cremona, Lodi, Pavia e Vigevano, ndr) per chiedere loro di formularci gli obiettivi che si prefiggevano per i prossimi mesi e anno pastorale sul fronte della prevenzione. Non sono ancora pervenute tutte le schede in cui le Diocesi indicano ciò che metteranno in campo».

Lo stesso Servizio regionale si è dato degli obiettivi con l’intento di insistere sulla prevenzione, puntando su alcuni aspetti in particolare. «Il primo è quello di avere una maggiore comunicazione intra ecclesiale (parrocchie, scuole cattoliche, oratori…) ed extra ecclesiale». Ad intra vuol dire informare di più attraverso i media diocesani, così da raggiungere tutte le comunità per far conoscere ciò che si sta facendo a livello regionale. «Le comunicazioni dovranno essere sintetiche e immediate – chiarisce il coordinatore -, pubblicizzando anche il Servizio di ascolto attivo nelle Diocesi, la cui diffusione potrà avvenire anche attraverso volantini, locandine, bollettini parrocchiali».  

«Più delicato – ammette don Bove – è l’aspetto della comunicazione esterna, quindi a un pubblico più vasto, cattolico e laico, per far conoscere le azioni e le risposte che il mondo ecclesiale sta dando sul tema della tutela. E i canali comunicativi sono in particolare i quotidiani».

Una relazione sull’operato

L’altro aspetto coinvolge i vicari episcopali, gli incaricati per la formazione permanente del clero e le persone che in questo momento sono già impegnate sul fronte della tutela. A breve infatti saranno convocati per relazionare sulle esperienze formative già avviate in Diocesi per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili; confronto sulla ricezione in Diocesi, reazioni raccolte e domande aperte; riflessioni e proposte per il prosieguo delle attenzioni formative.

La scheda della Formazione permanente

Anche monsignor Ivano Valagussa, vicario episcopale per la Formazione permanente del clero ambrosiano, parla di verifica e di rilancio del tema a tre anni di distanza dalla pubblicazione del documento “Formazione e prevenzione. Linee guida per la tutela dei minori”. La pubblicazione del testo ha coinciso con l’avvio della pandemia che ha rallentato il lavoro in Diocesi. «L’obiettivo di questo strumento – dice Valagussa -, è quello di formare non solo i preti, ma tutti coloro che nelle comunità cristiane sono coinvolti in un’azione educativa».

Ora che c’è una ripresa, la Formazione permanente invita i consigli parrocchiali e le Comunità pastorali a confrontarsi utilizzando una scheda redatta a partire dal secondo capitolo del documento, dedicato alla formazione di base delle comunità sulla tutela dei minori. «Da un lato si chiede ai consiglieri di leggere a titolo personale il secondo capitolo del documento – spiega Valagussa – e poi di dedicare un’intera sessione al tema a partire dalle domande pubblicate nella scheda per aiutare la riflessione e il confronto. Quindi di verificare il lavoro svolto e impostare quello futuro, anche implementandolo».

I consiglieri si confronteranno sul lavoro svolto finora, sui passi futuri da compiere e sulle scelte prioritarie in merito alla formazione di base per la tutela dei minori. L’ultima fase di questo lavoro prevede la stesura di un testo sintetico che potrà essere affidato alle diverse figure educative: «Questo momento di verifica e di rilancio coinvolge tutta la comunità cristiana, a partire dagli operatori pastorali: sacerdoti, religiosi e religiose, catechisti, animatori degli oratori, allenatori…».

La sintesi dovrà essere inviata anche alla Commissione diocesana per la tutela dei minori (scrivendo a formazione.clero@diocesi.milano.it) per far conoscere il lavoro svolto e le prospettive.

L’attività del Servizio di ascolto

L’avvio del “Servizio di ascolto del Referente diocesano” (leggi qui) per la tutela di minori e adulti vulnerabili è stato formalizzato il 18 novembre 2021 con decreto arcivescovile, ma l’attività è iniziata nel gennaio 2020. Da allora le richieste di contatto sono state 25, di cui 22 attraverso il format sul portale della Diocesi, due su segnalazione e una con lettera ricevuta per posta. In realtà soltanto 11 si sono rivelate di competenza, perché all’inizio c’è stato fraintendimento sul concetto di tutela dei minori. Sulle 11 persone ricontattate, tre chiedevano solo informazioni ed è bastata una telefonata; le altre 8 invece sono state incontrate di persona. Le richieste sono arrivate sia da laici (che segnalavano comportamenti scorretti, inappropriati o presunti abusi avvenuti in ambito ecclesiale), sia da sacerdoti (che volevano un confronto su come gestire qualche situazione di cui erano venuti a conoscenza o per capire le conseguenze nel caso si fossero esposti).

Il primo accesso al Servizio avviene quindi attraverso la compilazione del format; quindi le persone vengono contattate per avere un quadro generale della situazione e in seguito incontrate. Il colloquio si svolge in un luogo riservato e accogliente (fuori dall’Arcivescovado) con i due responsabili del Servizio che operano in équipe insieme a una psicologa e un canonista, cui si aggiunge il vicario generale. Le richieste giunte al Servizio sono state tutte diverse: situazioni del passato, ma anche più recenti e addirittura attuali; le vittime ascoltate erano sia minori, sia adulti vulnerabili.

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