Dal 13 giugno oltre 900 oratori ambrosiani accolgono circa 300 mila giovanissimi e impegnano 40 mila animatori sul tema «Batticuore». L’esperienza della città brianzola, aperta gratuitamente a una trentina di adolescenti fuggiti dalla guerra
di Claudio
URBANO
Per non lasciare soli i ragazzi neanche una mattina, molti oratori hanno aperto le porte già venerdì scorso. Ma da lunedì 13 giugno l’avventura dell’oratorio estivo inizia per tutti. Una nuova partenza, dopo due anni in cui la pandemia aveva costretto a programmare l’attività a ranghi ridotti. L’allerta sarà sempre alta, con l’attenzione all’igiene e alle mascherine al chiuso. Ma non ci saranno vincoli di distanziamento e di numeri. Così in molti degli oltre 900 oratori della diocesi che vivranno questo periodo, con circa 300 mila ragazzi e 40 mila animatori, le presenze saranno davvero numerose.
La Comunità pastorale di Seregno, nei suoi sei oratori, vedrà radunarsi quasi un piccolo paese, con circa 1400 tra bambini e bambine e 200 animatori, oltre alla presenza indispensabile degli adulti. «Sei oratori diversi, ma fortemente coordinati – sottolinea don Samuele Marelli, responsabile locale della pastorale giovanile -. Tutti gli animatori si sono preparati insieme, e vivremo insieme anche le giornate della gita e della piscina. In cinque settimane, certamente accoglieremo un bisogno delle famiglie. Ma desideriamo anche mettere a frutto questo tempo, cogliendo l’occasione di poter passare molto tempo con i ragazzi: un’occasione per vivere, in modo semplice, il Vangelo insieme a loro».
E se essere in tanti aiuta, d’altra parte l’entusiasmo dei ragazzi non si misurerà solo in numeri. Quest’anno più che mai, dopo i due faticosi anni alle spalle, il desiderio è che i più piccoli possano vivere appieno ogni emozione, aprendosi agli altri e quindi alla conoscenza di Gesù. È l’invito racchiuso nello slogan «Batticuore! Gioia piena alla tua presenza» (leggi qui).
L’accoglienza ai profughi
Un’apertura che per molti oratori significa anche accoglienza, quest’anno soprattutto verso i ragazzi ucraini. Come è già avvenuto negli ultimi mesi, in oratorio molti di loro potranno trovare uno spazio di normalità.
A Seregno, dove sono circa trecento i profughi accolti finora, «d’accordo con il Comune abbiamo preparato un volantino in lingua ucraina, in modo che anche le famiglie possano conoscere la proposta dell’oratorio», spiega don Marelli, che prevede la partecipazione di una trentina di ragazzi. Per loro la frequenza all’oratorio sarà gratuita, con i costi di iscrizione coperti in parte dalle parrocchie e in parte dall’Amministrazione comunale, che del resto in questi mesi non ha lesinato appelli all’ospitalità.
Naturalmente ci sarà da superare la barriera della lingua, ma va detto che Seregno contava già una comunità ucraina molto attiva, e «anche i nostri adolescenti sono stati subito pronti a mettersi in gioco», conferma Sonia Bonatti, una delle educatrici. Così anche qualcuno tra i ragazzi ucraini vivrà l’esperienza come animatore. «Almeno per ora, questa è casa loro – esclama Bonatti -. Qui a Seregno l’oratorio è ancora una realtà molto sentita dai ragazzi; dopo le prime settimane dell’emergenza, quindi, è stato quasi spontaneo invitarli in questo contesto: essere in un gruppo permette loro di avere una socialità che gli è stata rubata, e di vivere un po’ di spensieratezza. La loro presenza qui ci fa rendere conto che la situazione da cui provengono è solo parzialmente lontana, e l’accoglienza è forse quel passo in più che come cristiani ci è chiesto».
«Il desiderio per le prossime settimane è vivere anche questa novità con la giusta leggerezza – prosegue don Marelli -. Ma certamente aiuteremo tutti a interrogarsi su quello che stiamo vivendo, e quindi anche su tutta l’esperienza che chi è arrivato qui si porta dietro: proprio il tema delle emozioni potrà aiutarci in questo compito».