Concerto-testimonianza della rock-band nell’ambito del percorso studiato dalla Pastorale giovanile decanale per riflettere su potenzialità, difficoltà e desideri dei giovani di oggi
di Veronica TODARO
Il titolo nasce da una riflessione, ma è un invito a guardare oltre. Si chiama infatti “Generazione Boh!” il percorso promosso dalla Pastorale giovanile del Decanato di Desio, sostenuto dalla Fondazione della Comunità Monza e Brianza Onlus: un cammino sui giovani di oggi, divisi tra forza e desideri, tra libertà e difficoltà. In sostanza tre film e un concerto-testimonianza per rendere più luminoso il presente dei ragazzi.
«Tre semplici lettere: B O H. L’unione di queste tre letterine ha il sapore dell’indefinito, del non conosciuto e della non voglia – spiega don Pietro Guzzetti, incaricato per la Pastorale giovanile -. Se ci è mai capitato di utilizzare l’espressione “boh”, l’abbiamo fatto per questioni sulle quali eravamo ignoranti o che reputavamo di poco conto; ma siamo in un’epoca in cui spesso sono gli adolescenti e i giovani a giocare la carta-jolly “boh” in sempre più occasioni. Potremmo quindi parlare di “Generazione Boh”, rubando l’espressione al noto rapper Fedez, che ha intitolato così una traccia contenuta nel suo ultimo Lp».
Dopo la “Generazione X” che ha raccolto i nati dalla metà degli anni Sessanta agli anni Ottanta, priva di un’identità sociale stabilita che ha tanto influenzato la cultura pop e il marketing, e la successiva “Generazione Y”, media addice e divoratrice di tecnologie, pare ora essere giunta la fase del grande e onnipresente “boh”. «Il peso drammatico della crisi degli ultimi anni e le incertezze a essa dovute hanno fatto si che la parola “boh” abitasse sempre più la bocca dei giovanissimi, come se fosse un chewing-gum che non perde mai il sapore – continua don Pietro -. Il lavoro si è spostato dal campo delle sicurezze da conquistare a quello dei sogni lontani; i legami familiari e affettivi sembrano aver imparato proprio dall’ambito lavorativo a diventare temporanei; le certezze, pur fastidiose, della fede sono state abbandonate lasciando spazio al dio-Sport o alla divinità-Sballo. I problemi sono diventati così frequenti che pare che ci si sia arresi nel faticare per risolverli. In un certo senso si è già andati oltre la provocazione portata a Sanremo da Francesco Gabbani, che canta: “Elaboriamo il lutto con un amen, dimentichiamo tutto con un amen”. Dovremmo sostituire il caro vecchio Amen con il nuovo e brillante “Boh”…». E ancora: «Non voglio essere frainteso, non credo che i giovani attuali siano senza speranza, ma che facciano molta fatica sì. Proprio per le difficoltà evidenziate bisogna stargli accanto e accompagnarli nel loro pellegrinaggio quotidiano, per superare i momenti di stallo e le delusioni che non mancano. Credere in loro per far riaccendere la fiducia in loro stessi e scoprire le proprie capacità, far tesoro delle potenzialità nascoste in ognuno di noi per sfruttarle al massimo. Servono promotori di speranza, che fortifichino i ragazzi nella lotta contro la noia e l’apatia, che gettino nuova luce sul domani oscurato dall’ombra dell’incertezza. Avendo di fronte i testimoni giusti, allora sarà possibile rafforzare la fiducia in quei valori che alimentano la vita di ogni uomo: la giustizia, l’impegno, l’Amore, quello con la A maiuscola che crede nella fedeltà».
Da questi concetti è partito il progetto che porta proprio il nome “Generazione Boh!”, pensato e curato dalla Pastorale giovanile decanale. Un ciclo di film su diversi aspetti del disagio giovanile (i prossimi il 16 marzo e il 6 aprile al cine-teatro La Campanella di Bovisio Masciago) e il 10 marzo un concerto-testimonianza della rock-band The Sun, che ha riscoperto la bellezza e l’importanza della fede: «A volte bastano piccoli gesti e semplici esperienze per riaccendere dentro di sé la voglia di dare il massimo e sputare via la logorata gomma da masticare marchiata “boh”».