Il Fondo San Giuseppe lavoratore, nato durante la fase più dura della pandemia, è stato sostenuto dall’8x1000
I sostegni erogati dal Fondo San Giuseppe lavoratore – #Chiesaconvoi – costituito il 1° maggio 2020 dalla diocesi di Crema per espressa volontà del vescovo Daniele Gianotti per dare un aiuto concreto a persone e famiglie del territorio che son venute a trovarsi in difficoltà economica a causa dell’emergenza Covid – si stanno notevolmente riducendo di numero. Lo riferisce Claudio Dagheti, direttore della Caritas Crema, cui è stata affidata la gestione, che spiega come questo dato confermi «l’utilità dell’intervento promosso dal Vescovo, che ha efficacemente risposto a situazioni di emergenza economico-finanziaria determinate dal lockdown e che si sono via via attenuate con l’arrivo delle casse integrazioni in deroga, oppure con la ripresa di alcune attività lavorative».
I dati
Operativamente l’apposita commissione «da maggio 2020 al luglio 2021 si è riunita 38 volte – riferisce sempre Dagheti – e ha analizzato 401 domande, 54 delle quali sono state valutate per il rinnovo di un altro trimestre e 4, a causa del perdurare di gravi difficoltà, eccezionalmente anche per un terzo. Mentre 6 sono rimaste inevase, perché non hanno completato l’iter di presentazione dei documenti richiesti».
Ne sono state invece respinte 96, delle quali 18 perché inoltrate da persone residenti in paesi del cremasco che non rientrano nel territorio della diocesi, le altre perché la situazione di difficoltà economica è risultata non determinata dall’emergenza Covid, che era l’altro requisito previsto per l’ammissione al sostegno di questo Fondo.
«Che quasi un centinaio di domande non siano state accolte – fa osservare Dagheti – attesta la serietà e l’oculatezza con la quale la commissione ha lavorato, vagliando con scrupolosa attenzione ogni singola situazione, cercando di privilegiare i nuclei realmente in difficoltà a causa della pandemia. E chi di questi era comunque nel bisogno non è stato abbandonato a se stesso, ma sostenuto attraverso altri fondi della Caritas diocesana o indirizzato ad enti pubblici di pertinenza».
Come funziona
Il regolamento del Fondo San Giuseppe lavoratore, come si ricorderà, prevedeva due misure: una per persone non conosciute né dalla Caritas, né dai Servizi sociali dei Comuni, la seconda per chi già aveva situazioni problematiche, aggravate ulteriormente dalla pandemia. L’erogazione era per tutti di 1000 euro al mese, massimo per un trimestre rinnovabile per una volta.
Nella prima misura – che riguardava persone che sono venute a trovarsi a causa del Covid senza lavoro, o con orario ridotto, l’attività in proprio ridotta o chiusa, e a vivere per la prima volta una condizione di difficoltà – l’erogazione era diretta, con rendicontazione delle spese alla fine di ciascun mese, per poter accedere al successivo.
«Questo – evidenzia il direttore – ci ha permesso, soprattutto a inizio pandemia, di incontrare un gran numero di persone fortemente a disagio nel doversi approcciare alla Caritas, ma che avendo trovato nella massima discrezione un sostegno rispettoso della loro dignità, sono poi riuscite a superare la contingente situazione di precarietà. Altro punto di forza del Fondo San Giuseppe lavoratore – tiene a sottolineare – è che dalla domanda all’erogazione sono intercorsi in media solo 20 giorni di calendario; che a fronte dei mesi d’attesa della Cassa integrazione ha consentito a diversi di affrontare situazioni di emergenza per poi riprendersi».
Le fonti di finanziamento
Il Fondo ha raccolto complessivamente 399.161,42 euro, compresa l’ultima cospicua devoluzione fatta dalle socie dell’Inner Wheel Crema, attualmente presieduto da Paola Brusa De Martino, che come già nel 2020, confermando l’attenzione che il club da sempre presta agli ambiti socio-culturali del territorio, ha voluto destinare uno dei services a questa iniziativa diocesana. «Alle socie di questo club, come alle tante persone e associazioni che hanno implementato in questo anno e mezzo la dotazione del Fondo – afferma Dagheti – va la nostra gratitudine a nome anche di chi ha giovato del sostegno».
A parte i 50 mila euro messi inizialmente a disposizioni dalla diocesi – tra cui 10.000 dall’8 per mille e 10.000 dal vescovo – i 20 mila della Bcc Caravaggio e Cremasco, i 10 mila di Banca Cremasca e Mantovana e i 40 mila di Uniti per la provincia di Cremona, gli altri 280 mila sono arrivati da donazioni di singole persone. «Il che attesta la generosità e la fiducia di tanti cremaschi nei confronti della Caritas e della diocesi. Le donazioni infatti ammontano a 3,18 euro pro capite: una cifra molto alta rispetto alla media lombarda – tiene a puntualizzare Dagheti -. In complesso sono stati erogati 288.281,71 euro. Quanto è rimasto in cassa è confluito nel fondo “Famiglie solidali”, che nel gennaio 2022 è stato riorganizzato anche dal punto di vista del regolamento, per riuscire a essere un aiuto efficace anche per le famiglie cremasche che entrano in difficoltà sempre a causa del Covid. La revisione del regolamento – riferisce – è stata effettuata dalle due commissioni riunite, in modo da rimodulare criteri e modalità di erogazione».
«Credo che la scelta del Vescovo, condivisa con Caritas, di unire i due fondi diocesani sia appropriata – aggiunge – perché permette al fondo San Giuseppe lavoratore – #chiesaconvoi di continuare a sostenere le persone colpite dal Covid all’interno di uno strumento quale Famiglie solidali, che è stato costituito nel 2009 per dare una mano a famiglie messe in difficoltà dalla crisi economica scoppiata l’anno precedente, creando appunto una solidarietà da parte di altre più fortunate. E le risorse sono venute da persone, ma anche tante famiglie che si sono tassate, come pure diversi presbiteri, versando la decima mensile delle proprie entrate».
Anche per questo fondo è stata creata una commissione che ha valutato le singole situazioni, quantificando l’entità dei sostegni che a seconda dei casi potevano servire per il pagamento delle utenze, dell’affitto o anche per prestazioni mediche specialistiche… per un periodo circoscritto, necessario per superare la condizione di difficoltà. E con il tempo da strumento di emergenza è diventato uno strumento ordinario di aiuto dei centri di ascolto parrocchiali e diocesano, che in dodici anni ha erogato complessivamente l’imponente somma di 834.762 euro.