Il dialogo sui temi dell’ultimo libro del giornalista in occasione del lancio del corso sul bene comune e la cittadinanza attiva promosso dalla Parrocchia dei Santi Giulio e Bernardo e dal Decanato Valle Olona

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«Il bene comune, questo sconosciuto»: questo il tema del corso promosso dalla Comunità parrocchiale Santi Giulio e Bernardo di Castellanza e dal Decanato Valle Olona, articolato in sei incontri in programma presso il Teatro di via Dante 2 a Castellanza. L’intento è quello di parlare a tutti, soprattutto ai giovani, declinando il tema del bene comune in alcuni particolari settori della vita sociale: economia e lavoro; scuola e università, uso delle nuove tecnologie, santità, politica, ambiente ed ecologia. Per ogni incontro sono stati coinvolti esperti, introdotti di volta in volta da don Walter Magnoni, responsabile del Servizio diocesano per la Pastorale sociale e per il lavoro.

Nell’intento di allargare l’iniziativa a un pubblico più vasto, sempre al Teatro di Castellanza, venerdì 22 settembre, alle 21, Ferruccio de Bortoli, già direttore del Corriere della sera e de Il Sole 24 Ore, dialogherà con monsignor Gianni Zappa sul tema del suo ultimo libro Poteri forti (o quasi).

Il contesto tematico

Il bene comune, tema del corso, chiama tutti a una cittadinanza attiva. E beni comuni sono quelli che toccano tutta la collettività. San Giovanni Paolo II nella Centesimus annus, parlando dei beni collettivi, scriveva: «È compito dello Stato provvedere alla difesa e alla tutela di quei beni collettivi, come l’ambiente naturale e l’ambiente umano, la cui salvaguardia non può essere assicurata dai semplici meccanismi di mercato. Come ai tempi del vecchio capitalismo lo Stato aveva il dovere di difendere i diritti fondamentali del lavoro, così ora col nuovo capitalismo esso e l’intera società hanno il dovere di difendere i beni collettivi che, tra l’altro, costituiscono la cornice al cui interno soltanto è possibile per ciascuno conseguire legittimamente i suoi fini individuali».

E papa Francesco, nella Laudato si’, lancia un appello a favore della casa comune che «protesta per il male che le provochiamo a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei». Per questo, in continuità con quanto già affermavano i suoi predecessori, il Pontefice chiede una cura della terra in quanto questa è «una eredità comune, i cui frutti devono andare a tutti». Perciò ogni approccio ecologico deve integrare una prospettiva sociale. Anche parlando ai giovani, in occasione del Convegno di Firenze nel novembre del 2015, diceva: «Il modo migliore per dialogare è fare qualcosa insieme a tutti coloro che hanno buona volontà. Faccio appello soprattutto a voi giovani, perché siete forti. Superate l’apatìa, che nessuno disprezzi la vostra giovinezza, imparate a essere modelli nel parlare e nell’agire. Vi chiedo di essere costruttori dell’Italia, di mettervi al lavoro per un’Italia migliore. Non guardate dal balcone la vita, ma impegnatevi, immergetevi nell’ampio dialogo sociale e politico. Le mani e la nostra fede si alzino verso il cielo, ma lo facciano mentre edificano una città dove l’amore di Dio è il fondamento e così sarete liberi di accettare le sfide dell’oggi, di vivere i cambiamenti e le trasformazioni».

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